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mercoledì 8 febbraio 2017

The Clone Wars

A prescindere da quale sia la vostra opinione sulla trilogia prequel di Star Wars, non potete negare che La minaccia fantasma, L'attacco dei cloni e La vendetta dei Sith abbiano avuto il grosso merito di ampliare la saga di Lucas oltre orizzonti che, prima del 1999, erano stati solo intravisti in un disordinato marasma di libri, fumetti e videogiochi.

L'universo di Star Wars, nei film classici, era circoscritto a pochi pianeti, spesso desertici o primitivi, che facevano da sfondo ad una guerra tra un regime dispotico ed un gruppo di combattenti per la libertà. Era veramente tutto qui. Forse questo "vedo, non vedo" era parte integrante del fascino di una galassia di cui potevamo solo intuire la vastità, ma ciò non toglie che Episodio I, al netto dei difetti, fu un film ambizioso, che riuscì ad arricchire la saga con una moltitudine di nuovi elementi, alcuni mutuati dall'Expanded Universe, altri totalmente inediti. Oltre ad alieni anfibi dalla parlata bizzarra, infatti, ci regalò un'ecumenopoli che ricordava la Trantor di Asimov, intrighi politici a volontà, un pianeta dall'estetica barocca, podrace, specie mai viste prima, armate di droidi e lo stesso Ordine Jedi.
La minaccia fantasma contribuì a rendere Star Wars più vasto, più complesso e, potenzialmente, più interessante. I due seguiti fecero altrettanto.

Bello ma non bellissimo, dato che, come ben sappiamo, i tre prequel si rivelarono film pieni di magagne e non esattamente all'altezza dell'universo immaginario che avevano il compito di raccontare. Ciò non significa che non avessero assolutamente nulla di buono, ma parliamoci chiaro: guardate Episodio II e ditemi se non trovate orripilanti i dialoghi tra Anakin e Padme.
"Tu mi sei entrata nell'anima, che si tortura per te."
Pietà. Nella mia testa parte la musica di Occhi del cuore ogni volta che sento parlare di Villa del Balbianello.

Tra sdolcinatezze e recitazione discutibile, tuttavia, i prequel narravano una parte di Star Wars importantissima, affrontando un cruciale periodo storico del suo universo: gli anni dell'ascesa di Palpatine, delle Guerre dei Cloni e del passaggio dalla Vecchia Repubblica all'Impero.
Eventi dalla portata enorme, su cui si era fantasticato per oltre un decennio e che, una volta mostrati sul grande schermo, riuscirono anche ad offrire alcune sorprese. Non era scontato che i cloni fossero dalla parte della Repubblica e combattessero al fianco dei Jedi, ad esempio; lo stesso Timothy Zahn, che all'inizio degli anni novanta aveva tirato in ballo la clonazione nella trilogia di Thrawn, approcciò la questione in modo ambiguo.

In effetti l'arco temporale coperto dai prequel era davvero denso di cose da raccontare, ma i tre film si concentrarono (anche giustamente) sui momenti più salienti della caduta di Anakin Skywalker, trascurando o, peggio, sviluppando in maniera goffa tutte le vicende di contorno. La parte centrale delle Guerre dei Cloni, per esempio, veniva saltata in blocco. Qualcuno potrebbe ribattere che, ai fini della trama principale, era in effetti necessario vedere solo l'inizio e la fine del conflitto; mostrare altro sarebbe stato quasi ridondante. È un'obiezione sensata, ma che non condivido del tutto.
Coprire la guerra in maniera più dettagliata avrebbe permesso di sviluppare meglio la caratterizzazione dei protagonisti e dei comprimari, dando ai fatti tragici di Episodio III tutto un altro impatto.
Pensiamo solo all'Ordine 66: quanto sarebbe stato emotivamente devastante, se Jedi come Aayla Secura o Plo Koon fossero stati più che semplici comparse? Quanto sarebbe stato destabilizzante vedere questi Jedi uccisi dai cloni che erano stati loro amici?
La vendetta dei Sith tentava di essere toccante come Titanic, ma si dimenticava che il film di James Cameron, prima di partire con le morti, passava quasi due ore a farci affezionare ai suoi personaggi, raccontandoci nei minimi dettagli le loro storie e i loro sogni.

Evidentemente persino Lucas, nel corso degli anni, deve aver fatto riflessioni simili. Già nel 2003, infatti, Lucasfilm produsse insieme a Cartoon Network la serie animata Clone Wars, affidandola al regista Dzenndi Tartakowskij.
Caratterizzate da un'estetica spigolosa e minimalista, le tre stagioni di Clone Wars mostravano le battaglie tra l'esercito della Repubblica e i Separatisti, introducendo anche il personaggio di Grievous. Gli episodi erano brevi, con pochissimi dialoghi, ma ricchi d'azione dirompente e sopra le righe (memorabile la scena in cui Mace Windu sgominava un'intera armata di droidi a mani nude).
La serie piacque a tutti. Ancora oggi, pur non essendo più canonica, viene ricordata come una delle migliori cose a tema Star Wars uscite in quel periodo. Personalmente ne conservo gelosamente i DVD.

Anni dopo, nel 2008, Lucas e soci decisero di tornare ad offrire ai fan una nuova dose di Guerre dei Cloni, prima con il film in computer grafica The Clone Wars (occhio all'articolo) e subito dopo con l'omonima serie animata.
Affidata allo showrunner Dave Filoni, questa nuova serie televisiva aveva sempre il compito di approfondire gli eventi intercorsi tra  L'attacco dei cloni e La vendetta dei Sith, stavolta con una narrazione un pelo più articolata.

Fino a pochi mesi fa non avevo mai visto The Clone Wars, ma la recente comparsa della serie completa su Netflix mi ha dato l'occasione di colmare questa lacuna che, francamente, iniziava un po' a pesare.
Sono partito con una grande curiosità e con parecchi dubbi (Anakin con una padawan? Il ritorno di "quel" personaggio?), ma devo dire che, dopo essere arrivato al termine della sesta stagione, il mio giudizio non può essere meno che entusiastico. Anzi, per certi versi potrei quasi affermare che in The Clone Wars c'è tutto ciò che avrei voluto vedere nella trilogia prequel e che, purtroppo, i film di Lucas mi avevano dato solo marginalmente.

La serie di Dave Filoni ha una struttura antologica. Ogni stagione dura circa una ventina di episodi (ad eccezione dell'ultima, che ne dura tredici) e presenta diversi archi narrativi che possono coprire svariate puntate, generalmente non più di quattro.
Leviamoci subito il sassolino dalla scarpa dicendo che la qualità non si mantiene sempre a livelli eccelsi, risultando anzi abbastanza altalenante: si passa dall'esaltazione totale dei momenti in cui sembra quasi di guardare un Band of Brothers nello spazio alla depressione degli episodi incentrati su Jar Jar Binks.
Quando le cose girano nel modo giusto, però, The Clone Wars funziona alla grande, diventando improvvisamente il sogno di qualsiasi appassionato di Star Wars e mostrando battaglie tra flotte stellari, assedi planetari, cacciatori di taglie degni di un western e duelli con spade laser assolutamente memorabili.
Ovviamente non bisogna aspettarsi che i valori di produzione siano quelli di un film hollywoodiano ma, nei suoi limiti, The Clone Wars convince e, in determinati frangenti, riesce a stupire.

La messa in scena della guerra che conduce alla nascita dell'Impero si rivela così riuscita e coinvolgente anche in virtù del lavoro d'approfondimento svolto sui rapporti tra i personaggi, soprattutto su quello che lega cloni e Jedi.
Se in Episodio III tutti i cloni erano, ehm, insipidi cloni di Jango Fett senza alcuna personalità, qui i vari Cody, Rex e Fives sono personaggi completi, identici nell'aspetto ma caratterizzati con la giusta perizia. Tra loro si percepisce un cameratismo che nei prequel, molto semplicemente, non c'era e non veniva nemmeno accennato.
Qui i cloni acquistano per la prima volta una dimensione umana, si chiamano l'un l'altro "fratello" e nutrono una profonda ammirazione verso i loro generali Jedi che, a differenza di politici ed ufficiali che li trattano come "numeri" da mandare al macello, li considerano persone con una dignità. Bisogna ammettere, insomma, che l'Ordine 66 ha un sapore un po' diverso, dopo la visione di The Clone Wars.

Un discorso analogo si può fare per i membri dell'Ordine Jedi. La serie di Filoni riesce a rendere molto bene l'idea di questi guardiani della pace che si ritrovano invischiati in un turbine di devastazione e violenza di cui saranno, di fatto, le vittime finali.
Alcuni dei migliori momenti di The Clone Wars sono proprio quelli in cui vengono sollevate questioni morali che portano i vari protagonisti a porsi dei dubbi su ciò che stanno facendo, a rendersi conto di come, malgrado tutti i loro sacrifici, la Repubblica stia lentamente precipitando verso un baratro di oscurità.
Anche qui: stiamo parlando di una serie animata i cui toni non toccano mai picchi drammatici eccessivi (non aspettatevi Game of Thrones), ma The Clone Wars a volte lascia davvero di stucco per la profondità di cui è capace.
Il rapporto tra Anakin e la sua padawan Ahsoka, su cui come ho detto avevo delle perplessità, è ad esempio tratteggiato splendidamente e si chiude con un epilogo molto forte, che contribuisce a dare al futuro Darth Vader un profilo psicologico più sfaccettato rispetto a quello del "giovane accecato dall'amore" visto nei film, facendo persino assumere un nuovo significato ai suoi attriti con il Consiglio Jedi.

L'Anakin che esce dalle Guerre dei Cloni è, per assurdo, meno bamboccio del cavaliere Jedi irruento, ma ancora fragile, che si vedrà in Episodio III. Ecco, forse l'unico problema di tutto questo approfondimento (che, ricordiamolo, è assolutamente canon) sta proprio nella crescita di Anakin, un personaggio che nel corso di sei stagioni attraversa un percorso di maturazione e supera numerose difficoltà, uscendo bene da prove peggiori di quella che poi, ne La vendetta dei Sith, lo porterà ad abbracciare il Lato Oscuro.
Perché in Episodio III, in seguito alla visione della morte di Padme, il Prescelto ripete sostanzialmente gli stessi errori commessi in Episodio II a causa dei sogni che profetizzavano la morte di sua madre Shmi; la cosa stride con la maturità e la maggior consapevolezza che, si presume, Anakin dovrebbe aver raggiunto durante gli anni della guerra.
Però appunto, questo è un problema legato al modo semplicistico e discutibile in cui il film del 2005 gestiva le motivazioni alla base della genesi di Darth Vader, non a The Clone Wars, che invece fa di tutto per rendere giustizia alla figura di Anakin Skywalker.

Un lavoro di cesello altrettanto curato è stato eseguito nello scolpire l'estensione dell'universo di Star Wars. Ci sono molte nuove idee, ma si pesca a piene mani anche dal vecchio Expanded Universe, che ai tempi delle prime stagioni non portava ancora l'etichetta "Legends" (ritorna ad esempio Asajj Ventress, l'apprendista di Dooku introdotta nella serie di Tartakowskij).
Mettiamo finalmente piede su pianeti come Mandalore, Mon Cala o Ryloth, scendiamo nel famigerato livello 1313 di Coruscant ed incontriamo per la prima volta decine di personaggi che sono ormai parte del canone ufficiale. Il più importante tra questi è sicuramente Saw Gerrera, il guerrigliero ribelle interpretato da Forest Whitaker in Rogue One, che in The Clone Wars appare all'inizio della quinta stagione.
Vi sono anche personaggi della Vecchia Trilogia, che qui compaiono in versione ringiovanita. Senza fare nomi altisonanti, mi limito a dire che i fan più esperti impazziranno trovandosi davanti l'ammiraglio Yularen (se non avete la più pallida idea di chi sia, filate immediatamente a ripassare la lista degli ufficiali imperiali presenti in A New Hope).
Non mancano poi i ritorni inattesi di antagonisti storici; ritorni che vengono gestiti piuttosto bene e portano ad archi narrativi di grande spessore anche quando il rischio di combinare un pasticcio sembrerebbe alto.

Questa padronanza della grammatica starwarsiana rende palese il grande amore degli sceneggiatori coinvolti per l'universo creato da George Lucas. Perché poi, al di là delle citazioni che titillano i fan come la comparsata del giovane Ackbar o la placca pettorale indossata da Anakin che richiama quella portata da Darth Vader, The Clone Wars mostra i muscoli soprattutto quando osa e scava a fondo nella mitologia della saga, andando a fare rivelazioni spesso anche abbastanza sconcertanti.
Esempio emblematico? Beh, si scoprono più cose sul giovane Obi-Wan negli archi narrativi mandaloriani che in Episodio I, II e III. Fate voi.

The Clone Wars è una serie gustosissima, meno marginale rispetto a molti fumetti o libri che fanno parte del Nuovo Canone. Mi azzarderei a dire che, nel caso in cui miriate ad avere un quadro completo dell'universo di Star Wars, in modo anche da apprezzarne maggiormente le uscite cinematografiche, la visione sia quasi necessaria.
Se i prequel vi sono piaciuti, avrete l'occasione di approfondirne l'ambientazione, i personaggi e il periodo storico. Se invece siete tra i delusi, The Clone Wars potrebbe darvi emozioni nuove.
È indubbiamente un'opera televisiva destinata principalmente ad un pubblico giovane, ma se saprete approcciarla senza pregiudizi, scoprirete che ha molto da offrire anche a chi segue e conosce Star Wars da venti, trenta o quarant'anni.

martedì 27 settembre 2016

Narcos

Arrivato in Italia all'incirca un anno fa, Netflix è riuscito a convincere tutti noi da subito non tanto per la vastità del suo catalogo, quanto per l'impressionante qualità delle sue produzioni originali. Difficile rimanere impassibili davanti al Killgrave di Jessica Jones, alla sorprendente profondità di BoJack Horseman o a quel meraviglioso atto d'amore per l'epica eighties che risponde al nome di Stranger Things.
Se però vi interessa il genere poliziesco e volete imparare ad insultare la gente in spagnolo, la serie da recuperare è indubbiamente Narcos.

Incentrata sulla lotta della DEA e delle autorità colombiane al cartello di Medellin, Narcos racconta, nell'arco di due stagioni da dieci episodi ciascuna, l'ascesa e la caduta di Pablo Escobar.
Storia vera, dunque, che in uno stile tra il thriller e il documentaristico (con una spolverata di noir) riesce a tratteggiare con precisione la figura del narcotrafficante più famoso di sempre e a narrare una delle cacce all'uomo più complesse e brutali del ventesimo secolo.
La prima stagione si concentra sul repentino successo di Pablo, in principio considerato dalla popolazione colombiana come una sorta di "Robin Hood". Amatissimo da tutti e apparentemente vicino alle esigenze dei più poveri, Escobar nascondeva i suoi traffici dietro una facciata di filantropia. La costruzione di scuole, ospedali, stadi e il sogno di una carriera politica occultavano un impero criminale della cocaina che, a cavallo tra gli anni ottanta e i primi anni novanta, fece sprofondare la Colombia in un baratro di terrore e violenza.
La seconda stagione descrive invece il lento crollo di questo impero, che inizia inesorabilmente a perdere pezzi fino a quando Escobar non si ritrova solo e braccato, stretto in una morsa tra la polizia colombiana e il gruppo paramilitare dei Los Pepes.

Impossibile stabilire quale sia la parte più interessante di questa turbolenta storia. Personalmente credo che la cavalcata del cartello di Medellin verso il dominio del narcotraffico sia molto entusiasmante, ma al contempo ho l'impressione che sia proprio quando le cose iniziano ad andare in mierda che vengano fuori gli aspetti più interessanti e coraggiosi di questa serie tv; è qui che viene tratteggiata meglio la psicologia di Escobar (bellissimo il nono episodio della seconda stagione, a tal proposito), è qui che escono alla luce le debolezze dei suoi sicarios ed è sempre qui che esplodono le ambizioni dei suoi nemici. Lo stesso discorso vale per i personaggi "positivi", che si ritrovano a fronteggiare una situazione fuori controllo, dovendo spesso ricorrere a metodi tutt'altro che ortodossi.
Un lavoro straordinario è stato svolto dagli attori; tutti in partissima e tutti con un talento fuori dal comune, riescono a dar vita a personaggi che bucano lo schermo. I migliori del gruppo sono sicuramente Wagner Moura, che interpreta appunto Pablo Escobar, e Pedro Pascal, ma si dovrebbero davvero spendere elogi infiniti anche per i numerosi personaggi secondari.
A chiudere il cerchio ci pensa la solita, maniacale, cura che caratterizza buona parte delle produzioni Netflix: Narcos brilla per il ritmo e per la qualità della regia, oltre che per numerosi dettagli che contribuiscono a dargli "carattere", distinguendolo dalle altre serie tv simili. Notevole il modo in cui filmati storici relativi a fatti realmente accaduti si mescolano con le scene di fiction e felicissima la scelta di mantenere il doppiaggio in spagnolo nei dialoghi che vedono coinvolti personaggi sudamericani. Questa particolarità contribuisce a dare una botta di verosimiglianza artigianale al tutto e ricorda molto il modo in cui il "romanaccio" rendeva indimenticabili gli scambi di battute tra i membri della Magliana in Romanzo Criminale.

Narcos è dunque una serie televisiva da non perdere, capace di delineare il volto di una leggenda del narcotraffico e di descriverne la disfatta. È un racconto romanzato, certo, ma per nulla edulcorato o retorico nel suo descrivere la violenza come qualcosa di assolutamente brutale, che incrosta ogni nostro proposito di cercare giustizia e che risulta impossibile da contrastare in modo pulito.

Sarà interessante vedere come verranno sviluppate le già annunciate nuove stagioni che, archiviato Escobar, saranno incentrate sulla lotta al cartello di Cali. Arduo fare ipotesi, soprattutto perché quanto abbiamo visto finora si reggeva moltissimo sulle spalle di un villain spietato e carismatico. È chiaro che adesso la faccenda sarà diversa e bisognerà andare a parare in un'altra direzione.
La curiosità, comunque sia, c'è.

mercoledì 26 febbraio 2014

La rigenerazione del Decimo Dottore


Attenzione: questo racconto basato su Doctor Who contiene un piccolissimo spoiler su una cosa che, nella serie televisiva, viene rivelata solo alla fine della settima stagione. Regolatevi!

Il motore del TARDIS iniziò a gemere e l’astronave entrò nel vortice temporale. Fluttuò nello spazio-tempo e volò oltre l’atmosfera del pianeta Terra, roteando dolcemente su se stessa. Il Dottore la stabilizzò in orbita geostazionaria e si allontanò lentamente dalla console di comando. I suoi passi e i suoi movimenti erano incerti, lo sguardo impaurito.
Era la sua decima rigenerazione. La dodicesima, contando quella abortita che aveva portato alla metacrisi e… quell’altra. Quella che non voleva ricordare. Ormai avrebbe dovuto esserci abituato, ma in verità non lo era affatto.
Ogni volta era come saltare nel vuoto. Ogni singola volta era difficile e doloroso.
Perché non si trattava solo di cambiare volto e aspetto. Rigenerandosi si diventava un altro uomo. Si mantenevano i ricordi, certo, ma, di fatto, ci si trasformava in una persona totalmente nuova.
Nuova faccia, nuovo corpo, nuova età… a volte persino nuovo sesso, anche se era una cosa abbastanza rara!
E il cambiamento non era solo fisico.
Era anche psicologico.
Un Gallifreyano poteva assumere un temperamento totalmente diverso in ogni sua incarnazione. Ovviamente alcuni tratti del carattere erano immutabili come i punti fissi nel tempo, ma qualche variazione c’era sempre.
In questo senso, forse, per lui una rigenerazione era necessaria.
Il Decimo Dottore era ormai un uomo segnato da cicatrici profonde, forse addirittura sull’orlo della follia. Ciò che aveva tentato di fare su Marte ne era la prova.
Si sentiva sperduto. E non riusciva più a trovare il coraggio di viaggiare con qualcuno.
Aveva abbandonato Rose e ciò che era successo a Donna lo avrebbe tormentato per il resto della sua vita.
Doveva cambiare per ricominciare da zero. Era inevitabile. Come gli Ood avevano predetto, la sua canzone era ormai giunta al termine.
Ma tuttavia, per quanto potesse essere consapevole di tutto ciò, il Dottore aveva ugualmente paura. Il Decimo era stato una parte di sé che non avrebbe mai dimenticato, non voleva separarsene.
Camminò sul ponte di comando.
Il suo sguardo fisso nel vuoto, mille pensieri che gli vorticavano in testa: gli Ood, Donna, i Dalek, il Maestro, la biblioteca, River… Rose. Soprattutto Rose.
Alzò gli occhi arrossati dalle lacrime verso un punto indefinito, le labbra che gli tremavano, il respiro affannoso. Sentì un formicolio che invadeva ogni parte del suo corpo. Stava cominciando.
«Non voglio andare…» sussurrò, mentre una luce iniziava a sprigionarsi dalla sua pelle.
Ed eccola.
La rigenerazione.

Il bagliore aumentò sempre di più. Il Dottore sollevò le proprie mani, avvolte in un alone luminoso. Le osservò. Per l’ultima volta.
Spalancò le braccia e guardò verso l’alto.
Poi un’esplosione!
Un fuoco dorato divampò dalle estremità dei suoi arti e dal suo viso, eruttando in ogni direzione attraverso i suoi vestiti.
L’energia liberata fu talmente potente che sul TARDIS sembrò esserci un terremoto. Il sistema di navigazione andò in tilt e la nave parve sul punto di spaccarsi in due.
Mentre il bagliore rigenerativo continuava ad avvolgere il corpo del Decimo, una delle colonne ornamentali si frantumò e cadde rovinosamente al suolo. Il motore temporale del TARDIS, sovraccarico, mandò in corto la console di comando. Piccoli incendi avvamparono ovunque e la nave iniziò ad emettere un rombo inquietante, simile a un lamento.
Intanto la rigenerazione stava per concludersi.
Il Decimo guardava ancora verso l’alto. Attraverso il bagliore di calda energia che zampillava intorno alla sua testa, si riusciva ancora a intravedere il suo viso. Gli occhi aperti, la bocca socchiusa in una specie di ghigno.
Poi, di colpo, i suoi lineamenti cambiarono in quelli dell’Undicesimo!
La sua espressione tesa mutò all’improvviso. Ora aveva gli occhi serrati e la bocca spalancata in un urlo. Il bagliore luminoso cessò e il Dottore smise istantaneamente di urlare. Perché si era accorto di avere una voce del tutto nuova.

Per un attimo sgranò gli occhi, confuso e smarrito, mentre il TARDIS continuava a cadere a pezzi intorno a lui.
Guardò in basso.
«Gambe!» esclamò «Ho ancora le gambe! Bene!». Sollevò la gamba sinistra e baciò il proprio ginocchio, sinceramente sollevato di poter camminare anche in questa sua nuova forma.
Continuò a tastarsi in ogni dove, per controllare che fosse tutto a posto.
«Braccia… mani…»
Si fissò le mani e iniziò a muovere le lunghe dita in maniera scomposta, gesticolando come un matto.
«Oh-oh, dita! Un sacco di dita!» disse eccitato, anche se in effetti non ne aveva né più né meno di dieci.
Passò al viso, toccandosi per prima cosa le orecchie, temendo che potessero essere come quelle del Nono. Fortunatamente erano passabili.
«Le orecchie ci sono…» disse. «Occhi: due. Il naso…»
Si portò una mano sul naso, cercando di capire che forma avesse e di misurarne in qualche modo la lunghezza. «Ne ho avuti di peggiori!» concluse.
Discorso diverso per il mento, che al tatto lo lasciò alquanto perplesso.
«Oh, per pietà!» si lamentò.
«Capelli!» disse ancora. E se fosse stato calvo? Magari con un orribile riporto? Non voleva nemmeno pensarci.
Artigliò la propria testa con entrambe le mani. No. Non era calvo. Si passò le dita tra la folta chioma, scompigliandola. Aveva i capelli lunghi. In effetti parecchio lunghi. Così lunghi che…
Il respiro gli si fermò in gola, mentre veniva assalito da un dubbio agghiacciante.
«SONO UNA DONNA!» urlò con voce stridula. «NO!»
Per mezzo secondo fu in preda al panico, poi ispezionò il collo e trovò il pomo d’Adamo.
«Ah, no… non sono una donna!» disse con aria sollevata. Non che ci fosse nulla di male a cambiare sesso dopo una rigenerazione, ma abituarsi alla cosa poteva essere un po’ stressante. Soprattutto per un Signore del Tempo che, come lui, veniva da svariate forme maschili.
Afferrò una ciocca di capelli e se la portò davanti agli occhi.
«E non ho ancora i capelli rossi!» ringhiò deluso.
Non era mai stato rosso, accidenti!

L'inventario delle parti anatomiche era durato pochi secondi. Al Dottore pareva che fosse tutto nella norma. Un corpo sano, fortunatamente un po’ più in carne rispetto al precedente. Certo, non poteva ancora sapere che faccia avesse, ma per quello c’era tempo. Al momento le priorità erano altre. Per esempio…
Quali? Non lo sapeva. Era appena diventato un’altra persona, non sapeva da dove iniziare. Era tutto come prima, eppure sembrava tutto quanto diverso.
Sapeva che c’era qualcosa di urgente da fare, ma quella cosa, sul momento, gli sfuggiva.
«C’è qualcosa…» disse fra sé spremendosi le meningi «Qualcosa di importante!».
Iniziò a tamburellarsi le tempie con le dita, un’abitudine che in precedenza non aveva mai avuto, ma che ora, per qualche motivo, gli pareva del tutto naturale.
«Io… io sto…»,
Fu interrotto da una potente esplosione, seguita da una scossa che fece tremare il TARDIS. Il Dottore perse l’equilibrio e non ruzzolò a terra solo perché, all’ultimo secondo, riuscì ad aggrapparsi alla console di comando.
Fu allora che realizzò.
Notò gli incendi, la colonna distrutta, i cavi di alimentazione tranciati e i segnali d’allarme che lampeggiavano ovunque.
«IO STO PRECIPITANDO!» esclamò, invaso da un inspiegabile senso di euforia.
Si rimise in piedi, ridendo e ululando, felice come non era più stato da anni. I suoi due cuori traboccavano di gioia, ogni traccia di sconforto era un ricordo lontano.
Il Dottore si sentiva di nuovo vivo.
Si sentiva giovane, anche se non lo era più da molto tempo.
Voleva partire subito all’avventura, poco importava che in quel momento rischiasse di schiantarsi. Anzi, tutto sommato era una bella notizia. Appena venuto al mondo e subito alle prese con qualcosa di eccitante e pericoloso! Questo era proprio degno del Dottore, no?
Sputò un grumo di saliva rancida sul pavimento (dopo essersi rigenerato aveva sempre la bocca impastata) e iniziò ad armeggiare con i comandi del TARDIS, continuando ad urlare come un ragazzino alle prese con un giocattolo nuovo. Controllò gli scanner e vide che la nave in fiamme stava ricadendo verso la Terra, ma non più nell’anno 2005, c’era stata una dislocazione spazio-temporale imprevista.
Nuovi scossoni e nuove esplosioni.
L’Undicesimo non si spaventò, iniziò anzi a ridere ancora più di prima, impaziente di ricominciare da capo, di vedere nuovi mondi, incontrare nuove persone e vivere nuove avventure. La sua vita, che negli ultimi giorni del Decimo gli era sembrata così grigia e senza senso, ora gli appariva di nuovo incommensurabilmente esaltante e piena di opportunità!
Un’altra scossa. La Terra era ormai vicina.
Si aggrappò con tutte le sue forze alla console di comando e sollevò gli occhi, ora lucidi non più per la tristezza, ma per la felicità.
Fece per dire “Allons-y”, come in precedenza avrebbe fatto in una simile situazione, ma dalla bocca gli uscì un’altra parola.
«GERONIMOOO!!!» esclamò, mentre il TARDIS entrava nell’atmosfera terrestre.

Era l’anno 1996 e, in un paesino della campagna scozzese, una bambina di nome Amelia Pond stava fissando una crepa sulla parete della sua camera.
Ma questa è un'altra storia...

Ieri sera non avevo nulla di interessante da fare, così mi sono rimboccato le maniche e ho scritto questa novelization della rigenerazione del Decimo Dottore.
Sì, lo so che è una roba che fa molto fangirl di quindici anni, ma le trasposizioni letterarie mi hanno sempre incuriosito e Doctor Who mi piace un sacco, quindi a scrivere questa cosa per gioco mi sono divertito parecchio.
Questo breve raccontino rielabora i minuti finali della seconda parte dell'episodio speciale intitolato The End of Time. In esso assistiamo al passaggio di consegne tra David Tennant (il Decimo Dottore) e Matt Smith (l'Undicesimo).
La scena da me riadattata in forma scritta, nello specifico, è
questa qui.
Spero che l'esperimento vi sia piaciuto!

domenica 1 aprile 2012

Romanzo Criminale - La serie

Romanzo Criminale – La serie è probabilmente una delle cose migliori che siano mai state girate in Italia.
Se il film di Michele Placido, pur essendomi piaciuto, mi aveva lasciato abbastanza freddino, lo stesso non si può dire dei ventidue episodi che compongono la prima e la seconda stagione di quella che reputo una delle serie televisive più belle di sempre.
Essì, perché vedendo l’opera girata da Stefano Sollima mi sono sentito coinvolto, emozionato e commosso come mai mi era accaduto con altra roba vista sul piccolo schermo.

Romanzo Criminale – la serie è una figata per svariati motivi.
Prima di tutto perché è una serie italiana coi controcoglioni, fatto di per sé già abbastanza straordinario.
In Italia siamo abituati a fiction di basso livello, interpretate il più delle volte da attori cani, girate in maniera schifosa e con dialoghi tremendamente soporiferi. Insomma, siamo abituati a robaccia inguardabile.
Romanzo Criminale è invece un’opera di tutt’altra pasta, capace addirittura di far sfigurare in maniera plateale parecchie serie tv d’oltreoceano e di giocarsela ad armi pari con roba di qualità indiscutibile come Band of Brothers o Game of Thrones.

Sì, perché dietro a Romanzo Criminale c’è una bellissima regia e una sceneggiatura della madonna.
C’è una cura per i dettagli notevole, che traspare nel modo in cui viene rappresentata la Roma degli anni di piombo e nelle piccole cose come la scelta della colonna sonora.
Colonna sonora che, va detto, è una delle cose migliori del telefilm, visto che sa proporre un sacco di pezzi storici degli anni Settanta e Ottanta e, ciliegina sulla torta, è riuscita addirittura a farmi adorare un paio di canzoni di Vasco Rossi.
Cosa che, fino ad oggi, mi era capitata solo con La nostra vita.
Ma non è tutto.
Perché in Romanzo Criminale ci sono anche attori bravissimi, tutti assolutamente in parte, che interpretano personaggi meravigliosi (a livello di caratterizzazione si intende, visto che comunque si sta parlando di criminali a tutto tondo).
E fa quasi incazzare constatare che, in Italia, vedere degli attori giovani e con capacità recitative di un certo livello sia un fatto al di fuori dall’ordinario.
Fa incazzare che, nel nostro paese, produzioni come questa si contino sulle dita di una mano. Anzi, nemmeno quello, perché in effetti non mi viene in mente nulla di paragonabile a Romanzo Criminale.

Quel che ho scritto dovrebbe bastare a farvi capire che la visione di questa serie è abbastanza imprescindibile.
Tenete anche conto del fatto che personalmente non vado esattamente matto per il genere dell’ “epopea criminale”, di solito le robe che parlano di criminalità organizzata non mi attirano un granché.
Quindi insomma, il fatto che Romanzo Criminale mi abbia gasato a tal punto è un’ulteriore prova della sua qualità.
Del resto è impossibile non appassionarsi a una storia così ben raccontata.
L’ascesa e la caduta della “Banda” incolla letteralmente al divano. Tutti i personaggi sono ben delineati, in parte per merito degli attori e in parte, come detto, per un magistrale lavoro di caratterizzazione.
L’evoluzione che il Dandi attraversa nel corso delle due stagioni, per fare un esempio, è qualcosa di memorabile.
Ma non solo, perché se i tre capi della banda inizialmente sembrano svettare su tutti gli altri per carisma, in seguito anche i comprimari acquistano spessore e si rivelano ben più di personaggi secondari messi lì per far numero.

Si potrebbe forse criticare Romanzo Criminale dicendo che, in fondo, ha questa fastidiosa tendenza a rappresentare come degli “eroi romantici” quelli che nella realtà sono stati dei delinquenti o degli spietati assassini.
In un certo senso è proprio così, visto che di fatto la serie di Sollima non fa altro che presentare una versione romanzata della storia della banda della Magliana, organizzazione criminale che ha veramente operato a Roma tra la fine degli anni Settanta e il 1990.
I personaggi stessi sono chiaramente ispirati ai veri membri della banda, anche se i nomi e i soprannomi sono stati ovviamente cambiati.

In realtà, anche se una certa dose di epica non manca, l’anima di Romanzo Criminale è essenzialmente tragica e malinconica.
Se nella prima serie si assiste a una gloriosa cavalcata verso la conquista del potere e il dominio incontrastato su Roma, nella seconda le cose vanno completamente a ramengo.
Le alleanze si infrangono, arrivano le pugnalate alla schiena, ognuno pensa a sé stesso e la fiducia nei confronti dei compagni va completamente persa.
C’è chi finisce in disgrazia e chi accumula potere in modo del tutto meschino alle spalle degli altri.
La caduta è inesorabile e viene rappresentata in tutta la sua più brutale crudezza.
E, ovviamente, una vita all’insegna del crimine non può che avere un epilogo tragico in cui non si vince, la giustizia non trionfa e la verità non viene a galla.

Romanzo Criminale – la serie finisce lasciandoti addosso una sensazione strana, difficile da spiegare.
Un groppone allo stomaco, una malinconia che nessun’altra serie televisiva era riuscita a trasmettermi.
E alla fine, dopo aver spento la tv e aver riposto il cofanetto sulla mensola, sono rimasto con la consapevolezza di aver visto uno dei pochi capolavori della televisione italiana.
E me ne sono andato a dormire sapendo che non potrò dimenticarmi facilmente di quelli che stavano col Libanese.

martedì 5 luglio 2011

Letture estive

Teo: "Ho recuperato i primi quattro libri delle cronache del ghiaccio e del fuoco!"
Nab: "Non esiste "leggere" in Dothraki!"


Quanta verità nelle parole di un genovese interista.
Comunque sia, la prima stagione di Game of Thrones è finita nel modo in cui era cominciata, vale a dire in maniera spettacolare.
Che dire, una serie TV di una qualità allucinante, terminato il decimo episodio mi sentivo gasato come alla fine della prima stagione di Lost!
Hype, hype, hype e ancora hype!
Peccato che non appena ho realizzato quanto tempo mancasse all'inizio della seconda serie di Game of Thrones mi si sia istantaneamente ammosciato l'entusiasmo.
Quasi un anno, porco il cazzo.

Per ingannare l'attesa ho quindi deciso di recuperare i libri da cui è tratta la serie HBO, in modo da portarmi avanti con la storia degli Stark, dei Lannister e dei Targaryen.
Del resto, stando al parere di tutti quelli che li hanno già letti, i tomoni scritti da George R. R. Martin sono anche meglio della serie televisiva. Quindi oh, interessarsi all'opera di partenza era abbastanza naturale.
Poi ci sarebbe la spinosa questione "spoiler".
Parliamoci chiaro: riuscire a schivare ogni possibile anticipazione sulla trama in un anno di attesa? Sì, va bene, ciao.
Non per niente, durante la prima serie, Rikkyz era già riuscito a bruciarsi il colpo di scena più grosso. E lui di solito è uno che agli spoiler ci sta attento.

Quindi, visto che oggi passavo per puro caso dalla Ubik, ho pensato bene di entrare e di raccattare tutto il raccattabile.
Sì, perchè in realtà non ho trovato tutto.
I quattro volumi che vedete in foto sarebbero solo i primi due libri delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco.
Il Trono di Spade, per capirci, dovrebbe essere quello da cui è tratta la serie che si è appena conclusa. Che poi sarebbe solo la prima parte del primo libro, vale a dire, per l'appunto, A Game of Thrones.
Insomma, un gran casotto.
In totale, per il momento, sono stati pubblicati quattro libri, che nell'edizione italiana sono stati suddivisi in ben nove volumi.
Tra l'altro il 12 Luglio dovrebbe uscire in America il quinto libro della saga, A Dance with Dragons (no, per il momento non ho intenzione di leggerlo in inglese).

I libri che ancora mi mancano li recupererò in seguito.
Intanto inizierò a spararmi questi, in fondo direi che di roba ne ho in abbondanza.
Poi oh, magari mi rompo il cazzo dopo pochi capitoli e decido di aspettare tranquillamente la seconda stagione.
Del resto coi libri da millemila pagine tendo a comportarmi in due modi radicalmente differenti: o mi scoraggio e li pianto lì quasi subito, oppure mi scimmio e divento una specie di drogato che passa intere giornate a leggere, trascurando il sonno, il lavoro, la vita sociale e facendo solo qualche sporadica pausa per mangiare (nutrendomi con Red Bull e pizza a domicilio).
Insomma, divento un giocatore di World of Warcraft.
Belle cose.

mercoledì 25 maggio 2011

Game of Thrones: il fantasy rulla ancora

E’ da un bel pezzo che non parlo di serie tv.
All’incirca un anno fa Lost finiva, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di noi nerd.
Bisogna dire che con la fine di Lost sono diminuiti i mal di testa dovuti alle pippe mentali che ci sparavamo quasi quotidianamente, ma questo è un dettaglio irrilevante.
La verità è che Lost ci manca.
Ci manca John Locke, ci manca Jacob, ci mancano persino Paulo e Nikki, pensate un po’ come stiamo messi male.

Ovviamente negli ultimi dodici mesi ci siamo messi alla ricerca di una serie che potesse fare da surrogato.
Personalmente mi ero innamorato di Stargate Universe, che non sarà stato privo di difetti, ma il fatto che in un certo senso ricordasse una specie di Lost nello spazio me l’aveva reso subito simpatico. E poi tra i protagonisti c’era Robert Carlyle, che è indiscutibilmente un figo.
Sfortunatamente SGU è stato cancellato e, perdonate il gioco di parole, non sapremo mai quale sarà il destino dell’equipaggio della Destiny.

Ma non c’è stato solo Stargate Universe, di roba ne abbiam vista tanta.
V (che nella seconda stagione è migliorato molto), The Walking Dead, Big Bang Theory e, ora, Game of Thrones.

Game of Thrones è una serie HBO tratta dai romanzi de “Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” scritti da George R.R. Martin.
E, diciamolo subito senza girarci intorno, caga letteralmente in testa a tutto quello che ho visto nel periodo post-Lost.
Il genere di appartenenza è il fantasy, anche se bisogna dire che l’ambientazione si distacca in maniera abbastanza marcata dal fantasy classico alla Tolkien.
Game of Thrones ha un taglio decisamente più realistico. L’impressione è quella di avere a che fare con una sorta di medioevo alternativo. Della magia, per dire, non vi è alcuna traccia e, almeno per il momento, le vicende narrate hanno sempre un che di verosimile.
Certo, non mancano elementi tipicamente fantastici come i draghi, ma non aspettatevi di vedere gente che spara palle di fuoco dalle mani e anelli del potere che rendono invisibili.

In realtà di azione in Game of Thrones non ce n’è neanche così tanta (anche se chi ha letto i libri dice che in futuro non mancherà).
La cosa intrigante di questa serie, infatti, non sono le “spadate”, ma le relazioni e i rapporti tra i vari personaggi.
Vuoi perché i dialoghi sono ottimi, vuoi perché gli attori sono eccezionali (Sean Bean alias Boromir, mica cazzi) e vuoi perché la recitazione è SEMPRE ad altissimi livelli, Game of Thrones colpisce soprattutto per gli intrighi, i complotti, i tradimenti e i colpi di scena di cui ogni puntata è infarcita.
Ciò che ne consegue è che dopo aver visto un paio di episodi ci si rende conto di essere rimasti letteralmente invischiati in questo universo fantasy assolutamente appassionante e coerente.
Ci si ritrova ad adorare alcuni personaggi (ciao Tyrion) e a volerne morti altri (ciao Joffrey).
Per farla breve, guardare Game of Thrones è interessante come poche altre cose.
Puntatone da un'ora scorrono via lisce come se durassero venti minuti. Tra l'altro è incredibile che quasi tutte finiscano con dei cliffangeroni spettacolosi in grado di lasciarti con un'acquolina in bocca allucinante.

Poi va bè, non mancano le cose ignoranti che piacciono tanto a noi.
C’è un alto tasso di violenza (vedere gente che decapita cavalli fa sempre un certo effetto), è pieno di topa e, soprattutto, si tromba tanto.
Davvero, praticamente in ogni episodio c’è una scena di sesso con tanto di nudo integrale.
E anche i dialoghi non vanno tanto per il sottile in questo senso, risultando spesso crudi e senza troppi peli sulla lingua.
Pochi cazzi, serie televisiva del momento che, tra le altre cose, incrementa ulteriormente una mia convinzione: i telefilm come li fa la HBO non li fa veramente nessuno.

In foto:
Signori, fate un bell’inchino: Tyrion Lannister!
Grandissimo personaggio e, soprattutto, un esempio da seguire per noi uomini virili! Lo mettiamo lassù, nell’Olimpo della gente col cazzoduro, insieme a Clint Eastwood.

venerdì 31 dicembre 2010

Mugiwara Awards 2010

E via, ecco a voi i Mugiwara Awards del 2010.
Quest'anno ho deciso di abbandonare il classico sistema di assegnazione dei premi e di parlare semplicemente delle robe migliori che si sono viste negli ultimi dodici mesi.
Vuoi perchè ci sono veramente troppe cose da dire e vuoi perchè scegliere veri e propri vincitori in alcuni casi mi risulta difficile.
Naturalmente dove possibile linkerò le recensioni, non mi và di scrivere due volte le stesse cose.
E allora partiamo, con il benestare del buon vecchio Josè!


IL MEGLIO DEL CINEMA: i film del 2010 che proprio non potete perdervi.

Inception
: filmone devastante ed ennesimo capolavoro di Nolan [recensione]

Toy Story 3: ennesimo sfoggio di cazzodurismo da parte di Pixar [recensione]

Scott Pilgrim VS. The World: pellicola più win di sempre [recensione]

The Social Network: ottimo film di David Fincher sulla storia della nascita di Facebook. Sceneggiatura ottima e dialoghi spettacolari. Da vedere, merita estremamente più di quanto si potrebbe pensare.

The A-Team: baraccone imperdibile #1

The Expendables: baraccone imperdibile #2. Magari non così totale come ci si aspettava, ma ugualmente consigliato [recensione]

La prima cosa bella: il film di Virzì è una storia toccante che dimostra che il cinema italiano può ancora offrire delle perle.

Anno cinematografico ricco il 2010.
A parte i film citati segnalo anche gli ottimi Agorà, Tra le Nuvole, La Nostra Vita e The Road.
Sorpresone per la prima parte del settimo capitolo di Harry Potter e delusione totale per quanto riguarda Alice in Wonderland di Tim Burton.


IL MEGLIO DEI VIDEOGIOCHI: se non li giocate siete delle persone brutte.

Bayonetta
: sicuramente il miglior action game degli ultimi anni. Un gioco sopra le righe in ogni suo aspetto, con una protagonista che buca letteralmente lo schermo. Capolavoro hardcore e uno di quei titoli che ti fanno capire perchè i videogiochi sono una cosa bellissimissimissima! [recensione]

Super Mario Galaxy 2: altro titolo che ti fa comprendere la bellezza dei videogiochi. Mario Galaxy 2, additato da molti come un semplice more of the same del primo Galaxy, è in realtà un platform 3D praticamente perfetto in ogni suo aspetto. Probabilmente il mio gioco dell'anno [recensione]

Donkey Kong Country Returns: se Mario Galaxy 2 è il meglio dei platform 3D, questo revival di Donkey Kong Country ad opera di Retro Studios rappresenta lo stato dell'arte dei giochi di piattaforme bidimensionali. Un gioco difficilissimo e bastardissimo che vi farà letteralmente godere grazie al suo level design sopraffino. Stupendo.

Red Dead Redemption: free roaming in salsa western. [recensione]

Heavy Rain: sticazzi se è un film interattivo, a me l'esperimento di David Cage è piaciuto. L'unica rottura di cazzo è che avendo cambiato la PS3 ho perso tutti i salvataggi, ma vabbè, pace. [recensione]

Mass Effect 2: secondo capitolo dell'epopea fantascientifica targata Bioware. Grandissimo seguito e acquolina in bocca per il terzo episodio. [recensione]

Alan Wake: il titolo Remedy non mi convinse tantissimo appena lo terminai, ma nonostante tutto, col passare del tempo, ne ho mantenuto un ottimo ricordo. Un gioco che, malgrado i suoi limiti, vale assolutamente la pena giocare. La colonna sonora poi è GRANDIOSA. [recensione]

Di videogiochi meritevoli ce ne sarebbero un bordello. Da Just Cause 2 a Pac-Man CE DX, da Sin & Punishment Successors of the Skies ad After Burner Climax, passando per roba come Limbo o Dead Nation.
Ma non è che posso includere nella lista proprio tutto tutto tutto, capitemi!
Tra l'altro devo ancora iniziare God of War: Ghost of Sparta e recuperare roba notevole come Super Meat Boy.


IL MEGLIO DELLE SERIE TV:

Smallville: bazinga!

LOST - sesta stagione: commovente.

The Big Bang Theory: il 2010 è l'anno in cui ho iniziato a seguire questa sitcom spettacolosa. Guardatela tutti perchè è una delle cose più divertenti che io abbia mai visto!

Stargate Universe: ho iniziato a vedere questa serie un po' per colmare il vuoto lasciato dal finale di LOST e un po' perchè avevo voglia di fantascienza. Nulla di eclatante, ma nel complesso gradevole. E Rush, il personaggio interpretato da Robert Carlyle, spacca tantissimo. Sfiga ha voluto che la serie sia stata cancellata e quindi la seconda stagione (arrivata per il momento a metà) sarà l'ultima. Peccato perchè a mio avviso c'era del potenziale.

The Pacific: erede spirituale di Band of Brothers. Forse meno bello della serie che lo ha preceduto, ma merita ugualmente una visione approfondita. Molto interessante.

The Walking Dead: ottima serie tv sugli zombi tratta da un fumetto. La prima stagione dura solo sei episodi, a mio avviso troppo pochi per dare un giudizio come si deve.
La serie parte benissimo e si perde un po' via nella quinta e nella sesta puntata (senza contare che il season finale, NON E' un season finale), ma le basi per qualcosa di interessante ci sono.
Speriamo in una seconda stagione convincente. La buona notizia è che le puntate saranno dodici, quella cattiva è che dovremo aspettare fino alla fine del 2011.

Bè, ok, diciamo che queste, più che "le migliori in senso assoluto", sono semplicemente le serie tv che ho visto quest'anno e che mi hanno convinto.
Perchè insomma, se sulla qualità di LOST nutro ben pochi dubbi, non sono certo che roba come Stargate Universe sia una delle migliori serie televisive dell'anno.
Ma d'altronde avere il tempo di vedere tutte le serie tv esistenti è una roba un po' impossibile.

lunedì 24 maggio 2010

Grazie

Mioddio, non so neanche da dove cominciare.
C'è tanta di quella carne al fuoco, ci sono talmente tante cose da dire che... No, davvero, non ce la posso fare.

Un finale assurdamente bello e pieno di pathos. Tutto è andato a meraviglia, dalle scene più inaspettate fino a quelle più prevedibili.
E' stato epico, un uragano di emozioni che ti travolge dall'inizio alla fine senza lasciarti un attimo di respiro.
Esaltante, ma soprattutto commovente, con quella rivelazione lì che proprio non mi sarei mai aspettato, in barba ai miei paradossi temporali su cui mi sono ucciso di seghe mentali per mesi.

E poi boh, adesso non mi viene altro da dire, penso che sabato sera un interista fosse più lucido di me in questo momento.
Rimando commenti più esaurienti a qualche post successivo, magari scritto a mente fredda.

Ai creatori di Lost e a tutti quelli che ci hanno lavorato sento solo di dover dire un GRAZIE grosso come una casa per averci fatto vivere questa esperienza meravigliosa durata sei stagioni.
Ma grazie veramente.
Grandissimi, cazzo!

The End

Chi ci riesce a dormire stanotte?
No, seriamente, rendiamoci conto della portata dell'evento.
Tra poche ore Lost finisce.
La serie televisiva più bella degli ultimi quindicimila anni si concluderà.
Stop.
Punto.
Finish.
Game Over.
Namastè e buona fortuna.

Quest'anno non si potrà neanche dire: "Bè dai, non vedo l'ora che arrivi la settima stagione!".
No, cazzo.
Domani finisce tutto sul serio.
Qualcuno in questo momento starà sicuramente pregando per un season finale all'altezza, qualcosa di incredibile e di mai visto prima.

Tu no.
Tu lo sai già che sarà un finale epocale, qualunque cosa accada.
Che poi comunque il bello di Lost non starà certo nelle due puntate e mezzo di domani.
Il bello di Lost sappiamo già tutti qual è, lo abbiamo visto nel corso delle sei stagioni.
Lo abbiamo visto in Locke che prende a pugni piangendo il portello della botola, in Charlie che scrive il suo Greatest Hits, in Jack che esclama "We have to go back!", in Desmond che telefona a Penny in "The Constant", nella colonna sonora di Giacchino, negli sguardi enigmatici di Ben, nei soprannomi di Sawyer, in due uomini che discutono su una spiaggia a fianco di un piede a quattro dita, in un whiteout, in una vita parallela che non sappiamo ancora a cosa porterà.
E hai sicuramente dimenticato qualcosa.
Perchè davvero, è impossibile elencare tutti i momenti che ti hanno fatto emozionare e ti hanno lasciato incollato allo schermo come un bambino di otto anni che vede per la prima volta Guerre Stellari.

A tutti quelli che in questi anni ti hanno chiesto che cos'ha di così bello questo Lost, tu hai sempre risposto in modo semplicissimo: "Lost è bello perchè è Lost, guardalo!".
Qualcuno ti ha mandato a cagare, qualcuno non c'ha mai avuto abbastanza sbatti per guardarsi una serie un attimino più impegnata di "Un ciclone in famiglia", qualcun altro invece Lost ha iniziato a guardarlo sul serio e probabilmente anche lui stanotte dormirà poco.
Perchè Lost è così, ti prende grazie ai suoi personaggi, ai suoi dialoghi, all'atmosfera, ai tocchi di classe.
E' una serie a cui è veramente difficile non appassionarsi.
Poi certo, qualcuno a cui fa cagare c'è, ma d'altronde il mondo è anche pieno di interisti, si sa.

Domani, comunque vada, assisteremo all'ultimo atto.
E sticazzi, quanto ci mancherà tutto questo.

giovedì 6 maggio 2010

The Candidate

Ennesimo, magnifico, episodio di Lost, che conferma la bontà assoluta di questa sesta stagione.
Questa puntata è stata una vera carneficina.
E' schiattata un sacco di gente: Saiyd, Jin, Sun e Lapidus. Quattro dei personaggi principali sono stati piallati nel giro di quaranta minuti.
Se il sacrificio di Saiyd segna un bel riscatto da parte di un personaggio che stava diventando insipido, mi sono abbastanza stupito della morte della coppietta coreana.
Mi aspettavo che almeno uno dei due sopravvivesse.
Puntata davvero devastante comunque e tra l'altro la prossima si preannuncia pure migliore.

Per quanto riguarda la timeline parallela c'è solo da rimanere lì intontiti con la bava alla bocca.
Tutto bellissimo, tutto meraviglioso.
Vedere Jack e Locke a ruoli invertiti, con il dottore che dice a quest'ultimo "I can help you John, I wish you believed me", mi ha quasi commosso.
Ecco, tra l'altro voglio spezzare una lancia a favore di Jack, personaggio che in queste ultime puntate mi sta piacendo davvero un botto.

Lost inarrivabile insomma.
Se penso che tra un paio di settimane sarà tutto finito mi viene addosso una malinconia pazzesca.

giovedì 22 aprile 2010

Serie TV primaverili

Ok, impressioni sparse sulle tre serie tv che sto seguendo in questo periodo.

Della sesta stagione di Lost ne ho già parlato in abbondanza, buttando giù anche una teoria di cui sono sempre più convinto. Naturalmente potrei sbagliarmi, ma se ci avessi azzeccato sarebbe una piccola soddisfazione.
Comunque sia, siamo ormai giunti all'episodio 13.
Le ultime puntate sono state tutte bellissime. Diciamo che da "Ab Aeterno" in poi abbiamo toccato livelli qualitativi altissimi.
Il tredicesimo episodio, "The Last Recruit", non fa eccezione.
Splendido in particolare constatare come tutti i tasselli della realtà alternativa vadano al loro posto incastrandosi perfettamente tra loro.
Insomma, tutto bello come sempre. Ormai non vale nemmeno la pena di elogiare Lost, tanto si sa che è una serie sempre troppo avanti rispetto a tutto il resto.
Quindi attendiamo per vedere come procede e passiamo ad altro.

The Pacific.
Bella, anche se a un certo punto ho temuto che la delusione fosse dietro l'angolo.
Devo dire infatti che c'è stato un attimo in cui mi sono preoccupato della piega che la serie stava prendendo. Dopotutto si sta parlando dell'erede di Band of Brothers, è normale che le mie aspettative fossero altissime e che il rischio di rimanere un filo delusi fosse elevato.
Ma vediamo che è successo, và.
Dopo un inizio moscio c'è stato un terzo episodio a dir poco magnifico.
Una puntata che abbandonava momentaneamente guerra, esplosioni e sparatorie per concentrarsi maggiormente sulla psicologia dei soldati protagonisti. Una cosetta toccante e girata con una grande sensibilità che francamente ho apprezzato tantissimo.
Peccato che invece il quarto episodio mi abbia fatto a dir poco cagare.
Ergo ho pensato che cacchio, una puntata bella, una brutta e due leggermente insipide non è che fossero un bel biglietto da visita per una serie composta da soli dieci episodi. Visto e considerato anche che Band of Brothers partiva col botto.
Ma fortunatamente il quinto e il sesto episodio si sono ripresi alla grandissima, mostrandoci l'allucinante battaglia di Peleliu e facendoci capire qual è la pasta di The Pacific.
E considerando che dobbiamo ancora vedere Iwo Jima direi che non abbiamo di che lamentarci, forse il meglio deve arrivare.
Se nelle puntate che restano The Pacific continuerà sui livelli delle puntate cinque e sei (e il mio fiuto mi dice che sarà così) siamo tranquillamente ai livelli di Band of Brothers, pochi cazzi.
Ottimo.

Infine V.
Devo ancora vedere l'episodio di questa settimana (e probabilmente potrò farlo solo nel week-end), ma finora sono abbastanza soddisfatto anche di questa serie.
Questa seconda parte sta a grandi linee continuando sul filone qualitativo dei quattro episodi trasmessi a Novembre.
Storia intrigante, personaggi niente male e tematiche interessanti.
Però aspettiamo a dare giudizi affrettati, che il rischio di sbrodolate alla Heroes in questi casi è sempre alto.
Diciamo che comunque V ha dell'ottimo potenziale e che i recenti sviluppi della storia lasciano immaginare un sacco di robe croccanti.
Ne riparleremo una volta finita questa stagione.

mercoledì 7 aprile 2010

Brotha?!

Aaaah, che puntata magnifica!
Gli episodi Desmond-centrici sono SEMPRE una figata assurda che ti fanno letteralmente amare Lost ancora più del solito.
Tra l'altro c'è pure il grande ritorno di Faraday!

Ora però voglio capire in che direzione si andrà a parare.
Questa puntata chiarisce una volta per tutte che le due realtà alternative sono effettivamente collegate e che probabilmente si andranno a influenzare prima che tutta 'sta storia finisca.
Si è anche capito che Desmond avrà un ruolo fondamentale in tutto ciò.
Quindi la mia teoria su Jacob/Aaron e MiB/David è ancora validissima.
Vedremo, vedremo.
L'unico rammarico è che tra pochi episodi Lost sarà finito per sempre, che tristezza!

Ah, e comunque la realtà parallela rulla.
La trovo quasi più interessante della lotta MiB vs Jacob nella parte ambientata sull'isola. Che mi sta piacendo eh, però ci sono un paio di cosette che mi stanno un attimino rompendo.
In primis Kate. Non se ne può più di 'sta donna, ma d'altronde ormai ce la dobbiamo tenere.
Poi Jin e Sun. Fateli incontrare con tanto di limonata liberatoria, per carità.
Non se ne può più di sentire "Dov'è mia moglie?" e "Dov'è mio marito?!". Vi è da dire però che la puntata dedicata a loro mi è piaciuta più di quanto pensassi.
Infine Saiyd. Personaggio che mi è sempre piaciuto, ma... Parliamone! Fatelo ripigliare il più presto possibile che ridotto così non si può veramente vedere ed è quasi un personaggio fastidioso.
Si tratta comunque di sciocchezzuole eh, in fondo la parte sull'isola ci ha riservato anche un bordello di soddisfazioni!

Va bè, dai.
In ogni caso megascimmia per la prossima puntata.
Anche perchè sono convinto che questo rush finale sarà una roba da infarto.

martedì 23 marzo 2010

Spin-off

Che figata sarebbe? XD

giovedì 25 febbraio 2010

Seghe mentali sparse #2


E di questo che ne dite?
Stavolta poi non sono solo seghe mentali campate per aria, ci sarebbero anche alcuni indizi corposi:
- MiB vuole tornare a casa (alla sua dimensione spazio-temporale?)
- Rapporto strano e inspiegabile di MiB con Christian Shephard. E in questa puntata mi pare che la madre di Jack dica che David aveva preso malissimo la morte del nonno.
- 'Sto ragazzino è inquietante.

Puntatona comunque. Come al solito c'è anche tanta carne al fuoco, ma ci sono anche diverse incognite. In primis: l'identità della madre di David.
A mio avviso ci aspetta una sorpresona croccante, non penso che verranno tirate in ballo le ex di Jack, che ormai non hanno più un cazzo da dire da almeno quattro serie.

Ah, naturalmente rimango convintissimo che Jacob sia Aaron.
Nel caso vi foste persi la scorsa puntata delle mie seghe mentali su Lost vi rimando qui.

giovedì 4 febbraio 2010

LA X

Ok dai, seghe mentali sparse.
Qualcuna la copio-incollo direttamente dalla roba che ho scritto ieri su FB, altre me le invento al momento.
Ovviamente occhio perchè spoilero a ruota libera!

- Bellissimo che abbiano continuato ad aggiungere carne al fuoco anche nella sesta serie! XD

- Me lo sentivo io che la sesta serie avrebbe giocato sulle dimensioni parallele in questa maniera!

- Finora l'ipotesi più plausibile è che l'esplosione della bomba nella botola abbia letteralmente slabbrato il continuum spazio-tempo creando un universo ramificato in cui l'Isola è sprofondota nell'oceano e tutti son crepati all'istante. Tutti tranne i nostri che, non appartenendo a questo universo alternativo, sono stati sbalzati nella loro dimensione spazio-temporale originaria (forse per un qualche effetto di censura cosmica, boh).
Comunque bella, 'sta roba manderebbe in poltiglia anche il cervello di Emmet Brown XD

- Ma il Desmond sull'aereo secondo voi era proprio il vero Desmond o qualche proiezione mentale/amico immaginario/fantasma/interista? Io qualche dubbio ce l'ho.

- Secondo me in questa serie accadrà un bordello tale che non ce lo immaginiamo.

- Locke mito in entrambi i sensi (MiB e LA X)

- Vaffanculo a quei grandissimi stronzi figli di puttana bastardi ricchioni interisti degli sceneggiatori! Se mi fanno resuscitare Saiyd devono farmi tornare in vita anche Juliet.

- Ma la tipa degli altri "altri" che riconosce Jack e soci è la hostess del volo 815 o ho le traveggole?

- Lol, il jappo che si vergogna a parlare in inglese perchè ha un accento dimmerda mi ha piegato! XD

- La mia teoria su Locke che alla fine si rivela l'eroe che salva le chiappe a tutti mettendolo in culo al suo "Destiny" si concretizza sempre di più. Per svariati motivi.

- La fonte magica nel Tempio è l'unica cosa che non mi è piaciuta. Ma ancora non è stata spiegata come si deve, quindi aspettiamo.

- MiB dice che vuole tornare a casa. A casa dove?

- E' un caso che la bara del padre di Jack e la valigia dei coltelli di Locke siano state disperse chissà dove? No, dai! XD

- Rivedere Boone mi ha fatto estremamente piacere. Gran personaggio! (a proposito, ma Shannon? In questa dimensione è rimasta in Australia).

- Matt Parkman avrà qualcosa da dire in questa serie?

- E Widmore? Nonostante MiB non ci credo che sia stato declassato da villain supercazzuto a mezzasega che non conta un cazzo nel giro di un paio di episodi.

- Frogurt è sempre un rompicoglioni in ogni dimensione, oh! XD

E' tutto, ci aggiorniamo quando si capirà qualcosa di più. Ma la vedo dura, mi sa che anche stavolta ci tireranno scemi fino agli ultimissimi episodi. In cui ogni nostra teoria verrà puntualmente smontata, ovvio.

venerdì 27 novembre 2009

V


Finita la prima parte del remake di Visitors.
Prima parte che, come già detto, consiste in quattro episodi risicati che sono stati mandati in onda nel mese di Novembre. Per vedere la continuazione di questa serie tv fantascientifica ci toccherà aspettare Marzo 2010, quando saremo tutti presi malissimo con la stagione finale di Lost e ce ne fregherà poco o un cazzo di questi alieni invasori.

Ad ogni modo V è una serie che, a giudicare da questo incipit, pare meritare parecchio.
Non ho mai visto le vecchie serie di Visitors, quindi non posso stare a fare paragoni, tuttavia posso tranquillamente dire che questi quattro episodi pongono delle premesse piuttosto croccanti per gli sviluppi futuri.
Buono il cast e buoni i personaggi, sia quelli primari che quelli secondari.
Ottimi persino gli effetti speciali che francamente non mi aspettavo così curati.
Al di là della questione degli alieni che si fingono amichevoli ma che in realtà vogliono farci la pelle, ho trovato interessantissime un paio delle sotto-tematiche affrontate: quella religiosa e quella sull'etica giornalistica.

Ovvio, prima di dare giudizi definitivi bisogna aspettare un po'.
In questi episodi hanno messo un sacco di carne al fuoco, forse anche più del necessario.
Inoltre c'è la sensazione che abbiano accelerato i tempi, probabilmente a questa serie avrebbe giovato un avvio meno affrettato e più lento.
Succede veramente di tutto e mi chiedo se non avrebbero fatto meglio a conservare qualche rivelazione per il futuro.
Ma in fondo pace, resta da vedere come si svilupperà tutto l'ambaradàn.
In ogni caso, almeno per il momento, V è una serie televisiva che promuovo a pieni voti.

venerdì 20 novembre 2009

Martedì 2 Febbraio 2010

Non ci sarò per nessuno.
Sappiatelo.

sabato 15 agosto 2009

Band of Brothers


« E sino alla fine del Mondo
Giorno non passerà senza che vengano menzionati i nostri nomi;
Noi pochi, noi pochi e felici, noi banda di fratelli;
Poiché chi oggi spargerà il suo sangue con me
Sarà mio fratello. »


Finalmente sono riuscito a vedere questa serie.
Band of Brothers è una miniserie di dieci episodi che segue le vicende della famigerata Compagnia Easy del Secondo Battaglione, 506° eggimento di Fanteria Paracadutista, 101a Divisione Aerotrasportata dell'esercito degli Stati Uniti partendo dall'addestramento fino ad arrivare alla conclusione della Seconda Guerra Mondiale, coprendo un arco temporale che va dal 1942 fino al 1945.
Dieci episodi che ripercorrono con accuratezza storica alcune delle fasi più celebri del conflitto come l'Operazione Market Garden e la Battaglia delle Ardenne.

La serie è prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks, due nomi che è impossibile non associare a quel gran bel film che è Salvate il Soldato Ryan (film che, per inciso, a una prima visione mi annoiò a morte, ma che in seguito rivalutai di brutto).
Band of Brothers ha in effetti diversi punti in comune con il film di Spielberg (come è anche ovvio che sia visto che il periodo storico trattato è lo stesso), ma più che altro sembra che voglia offrire un punto di vista "alternativo".
Per dirne una nell'episodio D-Day non assistiamo allo sbarco, ma vediamo tutto dal punto di vista dei paracadutisti.
Ciò che colpisce è comunque la qualità di questa produzione televisiva che ha veramente ben poco da invidiare a certi film bellici visti al cinema (anzi...).
Gli orrori, le fatiche e le brutalità della guerra vengono presentate con un impatto visivo devastante, a volte anche cruento.
I dieci episodi sono girati splendidamente e ognuno di essi è a tutti gli effetti un piccolo film che si discosta dall'altro anche per stile di narrazione. A volte si ricorre a un flashback, altre volte la vicenda viene raccontata dal punto di vista di un solo soldato, mentre in altre si ricorre a una visione corale.
Ogni episodio fa quasi storia a sè, sebbene il filo conduttore e i protagonisti della vicenda siano sempre quelli.

Certo, ovviamente la storia della Compagnia Easy sarà stata romanzata in più di un'occasione, ma in generale non si assiste mai a quel patriottismo stucchevole che a volte affligge queste produzioni.
L'impressione è sempre quella di trovarsi di fronte a un'opera scritta e girata per mettere in scena quello che doveva essere la guerra e far capire agli spettatori che come me non hanno manco fatto il servizio di leva cosa dovevano provare questi poveracci che si trovavano al fronte senza sapere se sarebbero mai riusciti a tornare a casa vivi.
Band of Brothers racconta la guerra dal punto di vista dei soldati, attraverso gli occhi di quelli che l'hanno vissuta e a causa di essa hanno perso amici e, forse, anche un po' della loro innocenza.

Non mancano infatti momenti drammatici, spesso sottolineati dalla splendida colonna sonora o addirittura commentati, nell'apertura dei singoli episodi, dai veri reduci della guerra.
La scoperta praticamente casuale del Campo di Concentramento di Landsberg è uno di questi momenti ed è a tutti gli effetti una delle scene più struggenti che abbia mai visto. Una scena quasi disturbante, soprattutto se pensiamo che è avvenuta realmente e che in ogni caso lo spettacolo che si presentava ai soldati alleati che scoprivano l'esistenza dei campi di sterminio nazisti non era poi tanto diverso (e probabilmente anche peggiore).

Band of Brothers è una serie che mi sento di consigliare senza riserve a chiunque. Sia perchè si tratta in generale di un bel serial televisivo, sia perchè lascia spazio anche a qualche riflessione sugli eventi che hanno segnato la storia del mondo in cui viviamo.

sabato 8 dicembre 2007

Heroes Volume II: Generations

Ed è andato anche il secondo volume di Heroes.
Che dire, questa seconda stagione è stata funestata dal dannosissimo sciopero degli sceneggiatori che ha costretto a mettere insieme un finale raffazzonato nel giro di poche puntate in attesa di "tempi migliori".
Il Volume II di Heroes è partito benissimo e, come la prima serie, mostra un sacco di buone idee, anche se un calo di qualità c'è stato eccome. Calo di qualità che, ahimè, non è stato del tutto causato dal sopracitato sciopero.
Il problema è da ricercare soprattutto nell'introduzione di alcuni nuovi personaggi piuttosto insipidi (o addirittura odiosi) che purtroppo vanno a rubare spazio a personaggi ben più interessanti e che soprattutto hanno più cose da dire. Tutte queste new entry non hanno fatto altro che appesantire la narrazione e spezzettare ancora di più lo svolgimento di una serie televisiva già di per sè abbastanza lenta. Già nella prima serie c'erano parti fantastiche che si alternavano a cose che lasciavano un po' perplessi, ma qui forse si è andato esagerando.
Perchè, diciamocelo, cosa ce ne è mai fregato di Monica?
E non voglio nemmeno parlare di Maya e Alejandro, personaggi insulsissimi che fortunatamente sono stati in parte salvati dal fatto che il loro viaggio del cazzo verso "los Estados Unidos" si incrociava con la vicenda di Sylar.
Anche alcuni personaggi della prima serie purtroppo sono stati approfonditi poco o male. Niki Sanders rasenta l'inutilità, e anche Mika l'ho trovato un po' inutile.
Persino Claire l'ho trovata un po' insipida e senza ombra di dubbio la sua love story con "Emo Boy" West poteva essere sviluppata un po' meglio, con toni che non fossero quelli di un telefilm adolescenziale. A dire il vero lo stesso West avrebbe meritato una caratterizzazione migliore. Un personaggio che era partito benissimo e che invece si è rivelato poco più che una macchietta.
Ma in mezzo a terribili delusioni ci sono anche ottime cose.
La storia di Hiro Nakamura nel 1600 è senza ombra di dubbio la parte migliore di questo Volume II. Bella, tutto sommato imprevedibile, niente affatto scontata e sul finale anche commovente. Fantastico anche il personaggio di Takezo Kensei/Adam Monroe, senza dubbio il migliore tra quelli introdotti in questa seconda stagione, subito dopo Elle, tirapiedi della Compagnia interpretata da una fantastica Kristen Bell che pare sentirsi perfettamente a suo agio nei panni della troia sadica e psicotica.
Ma parliamo anche di Peter Petrelli. Questo personaggio ha subito una vera e propria metamorfosi. Nella prima stagione era un ragazzetto insicuro e visibilmente spaesato. Qui lo ritroviamo trasformato in un eroe cazzutissimo e pienamente consapevole dei suoi poteri (o almeno è così dopo aver riacquisito la memoria), anche se c'è da dire che ha seri problemi a capire da che parte stare. Ad ogni modo la storia di Peter è piuttosto convincente ed è una delle cose buone di questa seconda serie.
Bè, ora non ci resta che attendere il Volume III, "Villains", che vedrà quasi sicuramente il ritorno di un Sylar al massimo potenziale. E sono abbastanza sicuro che anche il buon Adam farà ritorno.
Solo una cosa chiedo. Una trama un po' più varia. Ormai il supercattivo che vuole sterminare il genere umano (con un'esplosione, con un virus e palle varie) inizia a stancare... Va bene per le prime due stagioni, ma per la terza ci vuole qualcosa di nuovo e fresco. Anche perchè, diciamocelo, nonostante tutto della Compagnia sappiamo ancora poco e qualcosa mi dice che abbiamo solo scalfito la superficie di un piano molto più grande (piano di cui mamma Petrelli sa sicuramente qualcosa).
Vedremo un po'.
Ah, a proposito... Non possono farmi sopravvivere un personaggio di merda come Maya e farmi crepare Nathan. Non possono!