venerdì 14 dicembre 2012

Tiriamo le somme

L'anno sta per volgere al termine ed è giunto il momento di fare un bilancio di questo 2012 videoludico.
È stata un'annata interessante, se non altro perché, a mio avviso, siamo entrati ufficialmente nella fase finale di questa generazione di console.
Il Wii U è una realtà (arriverà sotto il mio televisore tra qualche giorno) e in giro si fa un gran vociare di 720/PS4.
Mai vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, ma forse ci siamo: la next-gen è ormai alle porte.

La storia ci insegna che solitamente è proprio alla fine del loro ciclo vitale che le console sparano le cartucce più interessanti.
Visto che ormai tutta la potenza delle macchine da gioco è stata sfruttata, i vari titoli tornano a stupire più per le loro qualità artistiche e ludiche che per il mero impatto tecnico.
Questa generazione non è stata diversa dalle altre in tal senso.
Halo 4, per fare un esempio, non è di sicuro il titolo tecnicamente più impressionante che ci sia in giro, eppure è visivamente bellissimo proprio in virtù di determinate scelte stilistiche che esaltano la sua grafica.
Ma in questa generazione c'è stata anche una bella novità: buona parte delle perle uscite negli ultimi tempi arrivano dal mondo indie o fanno parte di quella schiera di titoli scaricabili relativamente piccoli e di nicchia.
Game of the Year!
Questa tendenza è risultata palese ai VGA, dove, tra le altre cose, è stato premiato come gioco dell'anno proprio The Walking Dead di Telltale (di cui ho parlato qui).
Un titolo che ha sì una licenza altisonante e famosa, ma che comunque resta un videogioco a episodi piuttosto modesto rispetto alle grandi produzioni tripla A che affollano gli scaffali dei negozi.
Il fatto che un premio così importante sia andato a un gioco simile è abbastanza indicativo di quale sia la situazione del mercato attuale.

Non è un caso se gli altri miei personalissimi "GOTY" sono due titoli scaricabili, uno esclusiva PS3, l'altro XBOX 360.
Il primo è Journey: videogioco strano, poetico, forse poco "videogioco", ma comunque assolutamente imperdibile.
Il secondo è Fez, platform/puzzle game cervellotico e geniale di cui ho già parlato in questa sede.
Sono entrambi produzioni atipiche e probabilmente non comprensibili da chiunque, in ogni caso si tratta di due idee nuove, fresche e originali, contraddistinte tra l'altro da uno stile grafico favoloso.
Journey ipnotizza con i suoi colori e i suoi paesaggi, Fez ti spiazza con una pixel-art che non è mai stata così bella.
Sono due titoli agli antipodi in quanto a meccaniche ludiche e in un certo senso risultano ideali per comprendere la doppia anima dei videogiochi.
Da una parte abbiamo un titolo che scivola via sulla nostra pelle esattamente come il suo protagonista scivola sulla sabbia del deserto. Journey ci immerge per poche ore in un vortice di emozioni e di sensazioni che in altri media sono difficilmente replicabili.
Dall'altra parte abbiamo invece un gioco difficile e complesso come Fez, un titolo assai poco accessibile se non siamo avvezzi a mettere sotto torchio la nostra materia grigia e ad utilizzare una buona dose di pensiero laterale. Il capolavoro di Phil Fish è estremamente esigente nei confronti del giocatore e richiede inventiva e dedizione per essere completato.
Insomma, Journey rappresenta i videogiochi declinati come "esperienza audiovisiva" in cui perdersi, mentre Fez incarna i videogiochi intesi come una sfida criptica e aliena.
Affascinante.
Eh?
Al di là di Journey e Fez, comunque sia, quest'anno c'è stato un gran fiorire di produzioni indie dannatamente interessanti.
Un sacco di roba non ho avuto ancora tempo di giocarla, ma penso a cose come Botanicula, Gateways, Lone Survivor o al bellissimo Super Hexagon di Terry Cavanagh.
E citiamo anche I am Alive, che probabilmente non avremmo mai visto se Ubisoft non si fosse decisa a buttarlo fuori sotto forma di gioco scaricabile a prezzo ridotto.

Intendiamoci, non è che il mercato mainstream non abbia offerto buoni giochi, tutt'altro.
Però non so, forse sono io che mi sto rincoglionendo, ma molte delle grosse produzioni uscite nel 2012 mi hanno lasciato l'amaro in bocca per qualche motivo. Che attenzione, non vuol dire che mi abbiano fatto cagare in toto, tutt'altro. Semplicemente in molti giochi ho trovato qualcosa che non andava, qualche difettuccio che mi ha dato fastidio.
Il caso emblematico è forse Dishonored che, diciamolo subito, rimane comunque uno dei migliori giochi dell'anno.
È una nuova ip, quindi già per questo mi è stato simpatico sin da subito, inoltre è un titolo dotato di un gameplay eccelso, di un'atmosfera unica e di un comparto artistico di spessore (dietro all'architettura di Dunwall c'è la mano di Viktor Antonov, il papà della City 17 di Half-Life 2).
Insomma, si sfiora il capolavoro.
Però Dishonored ha anche un piccolo difetto: la sua narrazione.
La trama è fin troppo prevedibile, i colpi di scena sono telefonati e, cosa particolarmente grave, troppo spesso si nota una certa mancanza di pathos nei momenti più importanti dell'avventura.
Chissenefrega eh, perché comunque si sta parlando di un giocone che offre un macello di possibilità in termini di libertà d'azione e di gameplay. Ma è appunto per questo che tale povertà narrativa stona ancora di più in mezzo a tanto ben di Dio.
Pure i titoli indie hanno i loro problemi, certo, ma per qualche motivo tendo a farci meno caso e a chiudere un occhio. E' stato così per To the Moon, che in effetti era un gioco scassatissimo in termini di gameplay, ma ero troppo preso dalla sua storia strappalacrime per accorgermene!

A voler ben vedere i titoli grossi che quest'anno mi hanno completamente assorbito sono stati solo due: Borderlands 2 e Lollipop Chainsaw.
Di Borderlands ne ho parlato approfonditamente qui: FPS sorprendente, con un sacco di belle idee, dialoghi geniali, stalloni da culo, eccetera eccetera... Evito di ripetermi, andate pure a leggere la recensione.
Lollipop Chainsaw in realtà non è propriamente considerabile come una grossa produzione, sebbene la campagna pubblicitaria a base di Jessica Nigri sia stata martellante.
In effetti potremmo tranquillamento considerarlo un titolo di nicchia.
Di fatto non è neanche un gioco privo di difetti, ciononostante è talmente scemo e fuori di testa che non ho potuto fare a meno di adorarlo. Anche di Lollipop, comunque, ne ho già parlato a suo tempo, ergo vi rimando all'apposita recenza.
Voglio il sequel :(
Si potrebbe poi discutere per ore delle conclusioni di saghe come la trilogia di Mass Effect o la ventordiciottologia di Assassin's Creed, ma francamente preferisco evitare, che a tal proposito si è già detto di tutto e di più e non ho voglia di dilungarmi troppo.
Anche perché in questa sede mi premeva semplicemente sottolineare come attualmente la parte più frizzante del mondo dei videogiochi sia composta dalla scena degli indie e dei titoli minori.
I giochi mainstream più conosciuti toccano comunque livelli qualitativi eccelsi, ma forse ultimamente fanno un po' fatica a fare breccia nel cuore degli appassionati di lunga data, che preferiscono affidarsi ai giochi più piccoli e sperimentali per cercare emozioni nel loro medium preferito.

Poi certo, i partitozzi in multy ad Halo 4 sono sempre assai gustosi (ciao Nab, ciao Andre) e in effetti a racing game eccelsi come Forza Horizon non puoi proprio dirgli niente.
Io in ogni caso non vedo l'ora di giocare a New Super Mario Bros U e suppongo che tra una settimana scarsa da queste parti ci sarà una tormenta di ammore Nintendo.
Che quella di neve ce la siamo già beccata oggi e francamente anche basta.