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venerdì 14 dicembre 2012

Tiriamo le somme

L'anno sta per volgere al termine ed è giunto il momento di fare un bilancio di questo 2012 videoludico.
È stata un'annata interessante, se non altro perché, a mio avviso, siamo entrati ufficialmente nella fase finale di questa generazione di console.
Il Wii U è una realtà (arriverà sotto il mio televisore tra qualche giorno) e in giro si fa un gran vociare di 720/PS4.
Mai vendere la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, ma forse ci siamo: la next-gen è ormai alle porte.

La storia ci insegna che solitamente è proprio alla fine del loro ciclo vitale che le console sparano le cartucce più interessanti.
Visto che ormai tutta la potenza delle macchine da gioco è stata sfruttata, i vari titoli tornano a stupire più per le loro qualità artistiche e ludiche che per il mero impatto tecnico.
Questa generazione non è stata diversa dalle altre in tal senso.
Halo 4, per fare un esempio, non è di sicuro il titolo tecnicamente più impressionante che ci sia in giro, eppure è visivamente bellissimo proprio in virtù di determinate scelte stilistiche che esaltano la sua grafica.
Ma in questa generazione c'è stata anche una bella novità: buona parte delle perle uscite negli ultimi tempi arrivano dal mondo indie o fanno parte di quella schiera di titoli scaricabili relativamente piccoli e di nicchia.
Game of the Year!
Questa tendenza è risultata palese ai VGA, dove, tra le altre cose, è stato premiato come gioco dell'anno proprio The Walking Dead di Telltale (di cui ho parlato qui).
Un titolo che ha sì una licenza altisonante e famosa, ma che comunque resta un videogioco a episodi piuttosto modesto rispetto alle grandi produzioni tripla A che affollano gli scaffali dei negozi.
Il fatto che un premio così importante sia andato a un gioco simile è abbastanza indicativo di quale sia la situazione del mercato attuale.

Non è un caso se gli altri miei personalissimi "GOTY" sono due titoli scaricabili, uno esclusiva PS3, l'altro XBOX 360.
Il primo è Journey: videogioco strano, poetico, forse poco "videogioco", ma comunque assolutamente imperdibile.
Il secondo è Fez, platform/puzzle game cervellotico e geniale di cui ho già parlato in questa sede.
Sono entrambi produzioni atipiche e probabilmente non comprensibili da chiunque, in ogni caso si tratta di due idee nuove, fresche e originali, contraddistinte tra l'altro da uno stile grafico favoloso.
Journey ipnotizza con i suoi colori e i suoi paesaggi, Fez ti spiazza con una pixel-art che non è mai stata così bella.
Sono due titoli agli antipodi in quanto a meccaniche ludiche e in un certo senso risultano ideali per comprendere la doppia anima dei videogiochi.
Da una parte abbiamo un titolo che scivola via sulla nostra pelle esattamente come il suo protagonista scivola sulla sabbia del deserto. Journey ci immerge per poche ore in un vortice di emozioni e di sensazioni che in altri media sono difficilmente replicabili.
Dall'altra parte abbiamo invece un gioco difficile e complesso come Fez, un titolo assai poco accessibile se non siamo avvezzi a mettere sotto torchio la nostra materia grigia e ad utilizzare una buona dose di pensiero laterale. Il capolavoro di Phil Fish è estremamente esigente nei confronti del giocatore e richiede inventiva e dedizione per essere completato.
Insomma, Journey rappresenta i videogiochi declinati come "esperienza audiovisiva" in cui perdersi, mentre Fez incarna i videogiochi intesi come una sfida criptica e aliena.
Affascinante.
Eh?
Al di là di Journey e Fez, comunque sia, quest'anno c'è stato un gran fiorire di produzioni indie dannatamente interessanti.
Un sacco di roba non ho avuto ancora tempo di giocarla, ma penso a cose come Botanicula, Gateways, Lone Survivor o al bellissimo Super Hexagon di Terry Cavanagh.
E citiamo anche I am Alive, che probabilmente non avremmo mai visto se Ubisoft non si fosse decisa a buttarlo fuori sotto forma di gioco scaricabile a prezzo ridotto.

Intendiamoci, non è che il mercato mainstream non abbia offerto buoni giochi, tutt'altro.
Però non so, forse sono io che mi sto rincoglionendo, ma molte delle grosse produzioni uscite nel 2012 mi hanno lasciato l'amaro in bocca per qualche motivo. Che attenzione, non vuol dire che mi abbiano fatto cagare in toto, tutt'altro. Semplicemente in molti giochi ho trovato qualcosa che non andava, qualche difettuccio che mi ha dato fastidio.
Il caso emblematico è forse Dishonored che, diciamolo subito, rimane comunque uno dei migliori giochi dell'anno.
È una nuova ip, quindi già per questo mi è stato simpatico sin da subito, inoltre è un titolo dotato di un gameplay eccelso, di un'atmosfera unica e di un comparto artistico di spessore (dietro all'architettura di Dunwall c'è la mano di Viktor Antonov, il papà della City 17 di Half-Life 2).
Insomma, si sfiora il capolavoro.
Però Dishonored ha anche un piccolo difetto: la sua narrazione.
La trama è fin troppo prevedibile, i colpi di scena sono telefonati e, cosa particolarmente grave, troppo spesso si nota una certa mancanza di pathos nei momenti più importanti dell'avventura.
Chissenefrega eh, perché comunque si sta parlando di un giocone che offre un macello di possibilità in termini di libertà d'azione e di gameplay. Ma è appunto per questo che tale povertà narrativa stona ancora di più in mezzo a tanto ben di Dio.
Pure i titoli indie hanno i loro problemi, certo, ma per qualche motivo tendo a farci meno caso e a chiudere un occhio. E' stato così per To the Moon, che in effetti era un gioco scassatissimo in termini di gameplay, ma ero troppo preso dalla sua storia strappalacrime per accorgermene!

A voler ben vedere i titoli grossi che quest'anno mi hanno completamente assorbito sono stati solo due: Borderlands 2 e Lollipop Chainsaw.
Di Borderlands ne ho parlato approfonditamente qui: FPS sorprendente, con un sacco di belle idee, dialoghi geniali, stalloni da culo, eccetera eccetera... Evito di ripetermi, andate pure a leggere la recensione.
Lollipop Chainsaw in realtà non è propriamente considerabile come una grossa produzione, sebbene la campagna pubblicitaria a base di Jessica Nigri sia stata martellante.
In effetti potremmo tranquillamento considerarlo un titolo di nicchia.
Di fatto non è neanche un gioco privo di difetti, ciononostante è talmente scemo e fuori di testa che non ho potuto fare a meno di adorarlo. Anche di Lollipop, comunque, ne ho già parlato a suo tempo, ergo vi rimando all'apposita recenza.
Voglio il sequel :(
Si potrebbe poi discutere per ore delle conclusioni di saghe come la trilogia di Mass Effect o la ventordiciottologia di Assassin's Creed, ma francamente preferisco evitare, che a tal proposito si è già detto di tutto e di più e non ho voglia di dilungarmi troppo.
Anche perché in questa sede mi premeva semplicemente sottolineare come attualmente la parte più frizzante del mondo dei videogiochi sia composta dalla scena degli indie e dei titoli minori.
I giochi mainstream più conosciuti toccano comunque livelli qualitativi eccelsi, ma forse ultimamente fanno un po' fatica a fare breccia nel cuore degli appassionati di lunga data, che preferiscono affidarsi ai giochi più piccoli e sperimentali per cercare emozioni nel loro medium preferito.

Poi certo, i partitozzi in multy ad Halo 4 sono sempre assai gustosi (ciao Nab, ciao Andre) e in effetti a racing game eccelsi come Forza Horizon non puoi proprio dirgli niente.
Io in ogni caso non vedo l'ora di giocare a New Super Mario Bros U e suppongo che tra una settimana scarsa da queste parti ci sarà una tormenta di ammore Nintendo.
Che quella di neve ce la siamo già beccata oggi e francamente anche basta.

lunedì 23 aprile 2012

Fez

E' proprio vero che i migliori si fanno sempre attendere parecchio.
Fez è finalmente arrivato sui lidi di XBOX Live Arcade dopo cinque lunghissimi anni di sviluppo.
La cosa interessante è che il titolo Polytron non si è limitato a riscuotere un buon successo di pubblico e di critica, ma ha letteralmente sconquassato la comunità videogiocante.
Procediamo con ordine e vediamo perchè.

Ideato da quell'amabilissima persona che è Phil Fish, Fez è un platform/puzzle game indie dal look deliziosamente retrò.
Recentemente di giochi indie con una grafica in stile 8-16 bit ne abbiamo visti a pacchi e ormai, anche per i nostalgici, è difficile commuoversi per una manciata di pixel. Ciononostante, malgrado i ricordi di giochi come Sword & Sworcery e Where is my Heart? siano ancora impressi nella nostra memoria, lo stile di Fez riesce ugualmente e a far strabuzzare gli occhi.
Siamo infatti ai massimi livelli dell'arte pixellosa, è impossibile non rimanere estasiati dal magistrale lavoro svolto da Polytron per cercare di rendere Fez una delle esperienze visive più appaganti degli ultimi tempi.

Ma la bellezza di Fez non è da ricercarsi esclusivamente nel suo particolare stile grafico.
Se Fez è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno nel panorama videoludico odierno lo si deve principalmente alle sue meccaniche di gioco.
In Fez si gioca con la prospettiva.
Controllando il protagonista Gomez avremo il potere di ruotare di trecentosessanta gradi gli scenari di gioco. Livelli in apparenza bidimensionali scopriranno quindi la tridimensionalità, in maniera simile a quanto avveniva nell'ottimo Super Paper Mario.
Ed è in questo modo, roteando il mondo circostante e pasticciando con gli effetti prospettici, che dovremo venire a capo di gran parte degli enigmi ambientali proposti dal gioco di Phil Fish.
Il nostro obiettivo sarà quello di raccogliere abbastanza cubi dorati per giungere al termine del gioco.
Alcuni cubi verranno trovati integri, altri andranno ricomposti raccogliendone i pezzi in giro per i livelli. Livelli che, sottolineiamolo, sono tutti collegati tra loro nella più classica struttura alla Metroid-Vania.
Ma in Fez non ci saranno solo i cubi dorati. Vi saranno ad esempio i manufatti e gli anticubi, la cui scoperta richiederà spesso la risoluzione di enigmi particolarmente complessi.
Ed è proprio la complessità dei puzzle il motivo per cui questo gioco ha fatto letteralmente impazzire il mondo che videogioca.

Completare Fez scovandone tutti i segreti, senza alcun aiuto esterno, è un'impresa che rasenta il sovraumano.
Il gioco di Phil Fish è letteralmente infarcito di segreti e rompicapi capaci di far esplodere la testa.
Se arrivare al finale pezzente è una cosa alla portata di qualsiasi giocatore abbastanza rodato, terminare il gioco scoprendo tutto lo scopribile richiede una quantità spropositata di materia grigia.
Molti enigmi richiedono ad esempio di decifrare glifi, di conseguenza è inevitabile ritrovarsi a giocare appuntandosi simboli su un foglio di carta e azzardando traduzioni nemmeno fossimo alle prese con una versione di greco.
Altre volte si sfiora addirittura il metareferenziale, ma non vi racconto niente per evitare spoiler.

Il bello di un gioco come Fez è la capacità di far fuoriuscire la parte migliore dei videogiocatori.
Con Fez la figura del videogiocatore torna ad essere quella dell'avventuriero romantico sempre in cerca di una sfida difficile e appagante.
Su internet, in questi giorni, è stato tutto un fiorire di gente che si aiuta o che collabora per venire a capo di questo o quel mistero. Tra un paio di settimane sarà tutto finito e ci saranno soluzioni già belle che pronte, chiaro, ma per il momento è fighissimo assistere a una roba che, per certi versi, riporta alla memoria addirittura la ricerca dell'Easter Egg di Halliday in Ready Player One.
Che poi va bè, lo stesso Ready Player One si ispirava a sua volta ai giochi d'avventura anni Ottanta (genere da cui anche Fez attinge a piene mani), quindi è tutto ciclico!

In buona sostanza, Fez è fantastico.
Mi rendo conto che un gioco simile, oggi come oggi, possa sembrare spocchioso, pretestuoso e inaccessibile ai più.
La verità è che Fez è un titolo carico di mistero e di fascino, capace di trasmettere quel senso di meraviglia che solo pochi videogiochi sanno trasmettere.
Ed è essenziale che si comprenda il valore di un capolavoro simile.
Non capire la bellezza di Fez, a mio avviso, significherebbe un po' non capire perchè i videogiochi sono una roba tanto bella.

venerdì 4 marzo 2011

Super Meat Boy

C'è stato un momento, verso la fine dell'ultimo mondo di Super Meat Boy, in
cui c'è mancato tanto così che scagliassi il pad sul pavimento, tirassi una testata al televisore e prendessi a calci la console.
Donkey Kong Country Returns, dicevo qui, è un gioco difficile e impegnativo, capace di trasformare anche il videogiocatore più paziente e pacato in un hooligan assetato di sangue che si esprime tramite rutti e bestemmie.
Ecco, Super Meat Boy è ancora peggio.

Nel caso foste brutte persone che giocano solo a Call of Duty, sappiate che stiamo parlando di un platform disponibile in digital download su XBOX Live Arcade e su Steam.
Il titolo in questione ricorda nelle meccaniche di gioco un altro platform dalla grafica minimalista, quell' N+ di cui scrissi su questo stesso blog alcuni anni fa.
Graficamente parlando, qui siamo più dalle parti di un gioco risalente all'epoca 8-bit o, a voler esser larghi, agli albori dei sistemi a 16-bit.
Lo stile grafico è comunque piacevolissimo e conferisce a SMB (notare l'acronimo) un look retrò che, da buon nostalgico, apprezzo tantissimo.

La storia si basa principalmente su tre personaggi.
Meat Boy è fidanzato con un'adorabile ragazza di nome Bandage Girl.
Un brutto giorno, il malvagio Dottor Fetus (che è appunto un feto all'interno di una specie di esoscheletro-mech) massacra di botte Meat Boy e rapisce Bandage Girl.
Meat Boy dovrà quindi cercare di salvarla.
Più facile dirlo che farlo.
Questo perchè i livelli del presente platform offrono un tasso di sfida incredibilmente alto. Portare a termine anche solo l'avventura principale non sarà per nulla semplice.
Per riuscire a salvare Bandage Girl servirà dedizione e sarà necessario imparare a padroneggiare alla perfezione i movimenti del protagonista.

Penso di non scrivere una cazzata se mi azzardo a dire che, quello di Super Meat Boy, è uno dei level design più incredibili e perfetti mai visti in un platform.
Sul serio, è qualcosa di letteralmente allucinante.
Nessuno elemento dello scenario è lì solo perchè ci stava bene, nessuna piattaforma è collocata in un determinato punto per puro caso.
Il che parrebbe il minimo indispensabile per un platform ben riuscito e funzionante, ma in Super Meat Boy questa cura maniacale per un level design finalizzato all'esecuzione perfetta è portata all'estremo.
In questo gioco tutto, e sottolineo tutto, è funzionale al gameplay.
Stesso discorso per gli ostacoli che intralciano il nostro cammino. Tutti i nemici ad esempio seguono un determinato pattern che dobbiamo osservare e sfruttare a nostro vantaggio per portare a termine un livello nel minor tempo possibile, guadagnando così l'agognato voto di completamento A+ e sbloccando una versione di quello stesso livello ancora più difficile!
Insomma, il posizionamento di ogni pixel di Super Meat Boy è calcolato al millimetro e giocando si percepisce davvero la passione e l'impegno che ci hanno messo i due sviluppatori di Team Meat, oltre naturalmente a tutto il lavoro di rifinitura che c'è stato dietro.
Ciascuno degli oltre trecento livelli che compongono il gioco è un piccolo manifesto di game design.
Sono tutti livelli brevi (quello più lungo richiede una trentina di secondi per essere completato), tuttavia ognuno di essi riesce perfettamente a sintetizzare quello che dovrebbe essere lo spirito di un buon platform.

Portare a termine l'avventura al cento per cento è una sfida titanica, vista l'incredibile difficoltà dei livelli più avanzati (e soprattutto del Dark World).
Compiere un'impresa del genere può apparire impossibile, ciononostante Super Meat Boy è un titolo a cui non si riesce a smettere di giocare anche nelle situazioni più frustranti.
Vuoi per limare il tempo di completamento di un livello, vuoi per recuperare qualche cerotto (gli item collezionabili che consentono di sbloccare nuovi personaggi giocabili) e vuoi per provare i nuovi livelli messi a disposizione dagli sviluppatori nella sezione Teh Internetz, alla fine ci si ritrova attaccati al pad fino a notte fonda. Il titolo Team Meat è un gioco che non annoia mai.
La cosa più impressionante di Super Meat Boy è proprio il modo in cui ti invoglia a migliorare e a diventare più abile. Perchè sì, è vero che in questo gioco si muore tanto e con una brutalità immane, ma è anche vero che dopo ogni morte ci si ritrova ancora più determinati a riuscire a superare una sezione che, inizialmente, pareva impossibile. E quando ci si riesce la soddisfazione è qualcosa di impagabile.

Super Meat Boy è in realtà una sorta di versione migliorata e potenziata di un gioco in flash chiamato appunto Meat Boy.
La versione "Super" è chiaramente tutta un'altra cosa, ad ogni modo se volete farvi un'idea di che immane figata è questo gioco, cliccate qui e divertitevi.

mercoledì 24 novembre 2010

PAC-MAN Championship Edition DX

Mioddio, è stupendo.
Graficamente è delizioso, con la possibilità di personalizzare il tutto scegliendo tra varie skin che modificano l'aspetto dei labirinti, di PAC-MAN e dei fantasmi.
Stile che cola da tutte le parti.

Il gameplay è il solito, quindi granitico e collaudato. Rispetto al PAC-MAN classico ci sono comunque svariate novità gradevolissime che contribuiscono a svecchiare la giocabilità. E' poi possibile scegliere tra differenti modalità di gioco e un bordello di livelli diversi.

E' uno di quei titoli che ti prendono come una droga: inizi a giocarci per una partitella di cinque minuti e finisce che devono staccarti dal pad con un l'aiuto di un piede di porco.
Bello, bellissimo.

L'essenza primordiale del videogioco rivisitata con sapienza in chiave moderna.
Provatelo, amatelo e compratelo.
Gli 800 Microsoft Points meglio spesi degli ultimi mesi.
Lascio anche un video perchè in foto non rende altrettanto bene.

lunedì 14 dicembre 2009

Call of Duty Classic

Com'è oggi il primo Call of Duty?
All'epoca lo skippasti senza troppi rimpianti.
Ai tempi te ne fregava davvero poco degli FPS e inoltre hai sempre avuto un rapporto conflittuale con i giochi per PC.
E poi dai, alla fine sarà uguale a Medal of Honor, ti dicevi, che sarà mai!
Ignoravi ancora che quel giochillo sarebbe stato il primo episodio di una serie abnorme, destinata a diventare uno dei maggiori successi videoludici degli anni 2000.
Ma d'altronde ai tempi non eri sgamato come adesso, figurati che quando uscì Call of Duty dovevi ancora fare la matura, i pad wireless ti sembravano quasi fantascienza e pensavi che i televisori HD fossero televisori con l'hard-disk. Che poi non sei nemmeno sicuro che all'epoca si parlasse già di televisori HD, fattostà che la prima volta che ne hai sentito parlare pensavi davvero fossero televisori con l'hard-disk.

Il primo Call of Duty l'hai saltato, dicevi, ma oggi te lo sei giocato grazie al digital delivery del girobotolo.
E com'è, com'è?
Uhm, un po' retrogaming e un po' no, diresti.
Graficamente è ormai abbastanza decrepito.
A livello di giocabilità ha ormai poco da dire se confrontato con i suoi illustri successori.
Ma questo è vero in parte visto che il titolo Infinity Ward offre ancora oggi alcune missioni ottime. Missioni che, fra l'altro, offrono un livello di sfida discretamente alto, cosa che non ti fa schifo.
L'hai giocato a difficoltà normale ma in effetti in un paio di punti abbastanza ostici ti sei ritrovato a smadonnare come nelle dannatissime favelas di Modern Warfare 2. E le favelas di Modern Warfare 2 te le sei giocate anche a veterano eh, non a livello pippa.

Nel complesso Call of Duty è ancora oggi un gioco ottimo, anche se forse ci vuole un po' l'occhio del retrogamer per intuire il capolavoro di proporzioni bibliche che è stato qualche anno fa.
Di certo te lo sei giocato con gusto.

Note a margine:
- Ci sono alcuni momenti discretamente "wow" in 'sto gioco: la missione finale dell'assalto al Reichstag (che verrà poi ripresa in Call of Duty World at War) e la scena in cui gli ufficiali russi si mettono a fucilare i disertori sono due di questi.
- Ottima la campagna russa, passabile quella degli yankees, piuttosto deludente quella degli inglesi.
- A questo punto credi che recupererai anche Call of Duty 2 visto che è l'unico episodio che ti manca.

giovedì 1 ottobre 2009

Shadow Complex

"Io l'avevo detto che era meglio andare al mare!!!"

Voi siete il tizio dell'immagine e avete passato la settimana a litigare con la vostra tipa per decidere cosa fare durante il week-end.
Alla fine, come sempre, l'ha spuntata lei.
Così a voi tocca portarla a fare una scampagnata tra i boschi, in mezzo a una natura incontaminata che più incontaminata non si può.
Che due coglioni, voi volevate stare a casa a vedervi il derby...

Vabbè, in fin della fiera siete lì in mezzo al bosco che fate bird watching come una checca quando a un certo punto vi imbattete in una caverna gigantesca tipo le grotte di Postummia.
Quella rincoglionita della vostra ragazza dice che vuole esplorarla.
Lì per lì vorreste semplicemente dirle che quell'idea è una stronzata grossa come una casa, ma con le donne non bisogna mai essere rudi si sa, quindi tentate semplicemente di dissuaderla.
La zoccola ovviamente non vi caga nemmeno ed entra nella grotta...

La seguite, ovviamente la perdete di vista e d'un tratto la sentite urlare.
Ci sono due tizi vestiti come i Power Rangers che la stanno rapendo e portando dentro una specie di casermone che sorge proprio all'interno della caverna.
Con vostra grande sorpresa vi rendete conto che là sotto c'è una gigantesca base terroristica, con tanto di armi ultra-tecnologiche, armature fantascientifiche, mech, aggeggi con le gambe vagamente somiglianti ai Gekko di Metal Gear Solid 4, fucili che sparano schiuma che esplode e tanta altra bella roba.
E la vostra tipa è stata rapita proprio dai tizi che vivono lì, probabilmente degli interisti che vogliono conquistare il mondo.
Ovviamente l'hanno scambiata per una spia perchè sono dei deficienti. Ma voi, che l'avete conosciuta al bar la settimana scorsa, siete certi che sia una ragazza normalissima!

Bè, comunque non potete lasciarla in mano agli interisti terroristi e così decidete di infiltrarvi in quella base sotterranea supergigapresidiata per salvarla.
Ed è così che vi trovate catapultati in questa avventura che ricorda un casino i vari Metroid e Castlevania.
Dovrete esplorare la mappa di gioco per raccogliere tutti i vari potenziamenti (armi, armature, aggeggi semi-fantascientifici) che vi consentiranno di salvare la vostra ragazza e di sconfiggere gli interisti cattivi.
I problemi sono solo due: primo che la vostra ragazza non ve la darà neanche dopo tutto 'sto sbattone, secondo che la trama del gioco sembra un po' quella di un Metal Gear dei poveri, ma in fondo chissenefotte se il gioco spacca.

Sì perchè Shadow Complex in effetti rulla ed è veramente una delle punte di diamante del Live Arcade.
Divertente da giocare (vabbè, è praticamente Metroid, ci mancherebbe altro), graficamente ottimo e con un backtracking intelligente per nulla fastidioso. Bello davvero, forse la storia principale dura un po' pochino se non si mira a completare tutto al 100% ma alla fine è un difetto marginale.

Vabbè, scusate per la recensione svarione ma questa settimana mi mancava il post delirante.
Ah, se ve ne fregasse qualcosa vi dico che questo gioco è basato sulla serie Empire dello scrittore Orson Scott Card.
Così, a titolo informativo.

martedì 6 maggio 2008

n+

"n+" è la dimostrazione vivente che non servono gigabyte di spazio per creare dei piccoli capolavori.
Questo Live Arcade racchiude in poco più di una decina di mega un concentrato di stile e di giocabilità vecchio stampo.
Ci troviamo di fronte a un platform game bidimensionale dalla grafica minimalista che più minimalista non si può. Nei panni di un omino stilizzato dovremo affrontare qualche centinaio (!) di livelli cecando di sopravvivere e di lottare contro il tempo limite come nel più classico dei giochi arcade.
E se l'impressionante quantità di livelli che il gioco ci mette a disposizione ci sembra poca roba potremo mettere alla prova le nostre capacità di level designer con l'editor che il gioco ci fornisce.
N+ è un piccolo gioiello e uno dei Live Arcade più geniali mai pubblicati.
Nella sua semplicità riesce ad essere un capolavoro stilistico con una giocabilità granitica.
Consigliatissimo.