mercoledì 30 maggio 2007

Scorrimento verticale

In questo periodo sto scoprendo il fascino degli sparatutto a scorrimento verticale, grazie alla Virtual Console del Wii.
La ludoteca dedicata al PC Engine contiene infatti titoli interessantissimi che hanno fatto la storia di questo genere. Sto parlando ad esempio di Soldier Blade (immagine) e dello storico Gunhed (chiamato Blazing Lazers nella versione occidentale).
E' un mondo hardcore quello di questo genere di giochi. Un mondo fatto di ricerche delle partite perfette, sessioni di gioco intense e in uno stato di concentrazione assoluta, punteggi e tanta giocabilità alla vecchia maniera.
Che dire, se si possiede un Wii, Soldier Blade e Blazing Lazers sono due titoli che meritano sicuramente l'acquisto al pari di altri e più famosi giochi disponibili sulla Virtual Console. Perchè su questa non ci sono solo giochi Nintendo, nossignori! C'è anche roba dal nome meno altisonante ma che merita (forse) anche più attenzione.
E già che ci siete consiglierei di dare un occhiata anche a Super Star Soldier e ad R-Type (anche se quest'ultimo è a scorrimento orizzontale).
E' il modo migliore per farsi un po' di sana cultura videoludica e avvicinarsi all'elitario mondo degli sparatutto old-school.

domenica 27 maggio 2007

Piarati dei Caraibi: Ai Confini del Mondo

C'eravamo quasi.
Mancava veramente poco per riuscire a creare una trilogia veramente bella e priva di difetti rilevanti.
Invece, al terzo film, ecco il pastrugno.
Intendiamoci, Ai Confini del Mondo non è affatto un film brutto. Ciò che ha reso apprezzabili e divertenti i due prequel c'è anche qui: le gag esilaranti, Jack Sparrow, la figa, tanta azione spettacolosa. C'è tutto insomma.
Il problema è che in questo film c'è anche tanta confusione. Confusione di cui si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno.
Personalmente ho trovato tutta la prima parte del film inutilmente incasinata e sviluppata male.
Continui cambi di fronte, personaggi che prima dicono una cosa e cinque minuti dopo ne fanno un'altra, alleanze, tradimenti, passaggi della trama che non si capiscono bene. Tutto il primo tempo è un gran casino e l'unica cosa che tiene in piedi una sceneggiatura che sembra incollata con lo sputo è la figura carismatica di Jack Sparrow (che però spunta fuori solo dopo un po' dall'inizio del film). Certo, non mancano i colpi di scena e le rivelazioni importanti, ma sarei disonesto se non dicessi che mi aspettavo qualcosina in più.
Molti diranno che la trama confusionaria e i continui ribaltoni di alleanze e antagonismi servono a rendere idea di ciò che erano i veri pirati: persone senza scrupoli che non avevano una parte precisa in cui schierarsi. Guardavano soltanto ciò che gli faceva comodo. Giustificazione che a mio avviso non sta in piedi visto che anche nei primi due film c'erano situazioni del genere eppure erano sviluppate in modo migliore e con più chiarezza. Qui c'è solo un gran casino e alla fine si fa fatica a capire le reali motivazioni dei personaggi. L'intreccio c'è e alla fine tutto quadra: ma è troppo macchinoso, poco user friendly diciamo.
A controbilanciare la situazione c'è però la seconda parte del film.
Tutto il secondo tempo è un vero spettacolo. La trama incasinata lascia spazio alle scene d'azione e ad alcune gag veramente spettacolose.
La sequenza del Maelstrom è qualcosa di indescrivibilmente bello e gli appassionati di avventure piratesche probabilmente avranno una serie di orgasmi multipli. Insomma, se tutto il film fosse stato come il secondo tempo probabilmente ci saremmo trovati di fronte all'episodio migliore della trilogia.
Pollice alzato anche per il "finale". Veramente azzeccato e soprattutto non scontato. E consiglio a tutti di rimanere in sala dopo i titoli di coda.
Altre note positive? Ah, incredibile ma vero, Orlando Bloom in questo film mi ha convinto abbastanza. Standing ovation per il grandissimo Barbossa e per Keira Knightley.
E il padre di Jack vale da solo il prezzo del biglietto (peccato che, visto chi lo interpreta, TV e radio mi avessero già pesantemente spoilerato la sua presenza).
Alla fine anche questo Pirati dei Caraibi 3 mi è piaciuto. Ma alcune cose mi hanno un po' lasciato l'amaro in bocca, ecco. Piccole delusioni che francamente non mi aspettavo visto com'erano sviluppati i primi due film.
Per quanto mi riguarda, Il Forziere Fantasma resta il migliore della saga.

EDIT: ah, dimenticavo! La prima parte del film, nonostante i suoi difetti, ha comunque il pregio di mostrarci la miglior sequenza iniziale di tutta la trilogia. La scena dei condannati a morte che intonano la canzone piratesca è dannatamente bella ed evocativa.

sabato 26 maggio 2007

Lost - Terza Stagione

Prima di cominciare a parlare di questa terza stagione di Lost voglio dare un consiglio ai miei compari che ancora non hanno avuto la fortuna di gustarsi questa serie TV: guardatela!
Non fatevi scoraggiare dalla complessità della trama o dal fatto che hanno già fatto tre serie. Recuperata gli episodi e guardatevi tutto Lost dall'inizio fino al punto in cui siamo arrivati. Perchè qui stiamo parlando di un puro concentrato di genialità, una serie televisiva che a mio avviso non ha eguali per coinvolgimento emotivo e carisma dei personaggi. Perdersela perchè "alla fine è solo una stupida serie tv come tante" sarebbe una cosa da emeriti coglioni. Fidatevi.

Ma veniamo a noi.
Questa terza stagione di Lost è stata senza ombra di dubbio fantastica. Intendiamoci, rispetto alla seconda ha avuto alcuni alti e bassi.
Se infatti nella seconda serie ci siamo trovati di fronte a un livello qualitativo grossomodo sempre sugli stessi ottimi livelli, nella terza serie il discorso cambia.
Abbiamo una prima parte decisamente bella, una parte centrale un po' sottotono (con episodi abbastanza inutili come Exposè) fino ad arrivare a una parte finale che è da considerarsi un'opera d'arte, in assoluto il punto più alto raggiunto da tutto Lost.
In conclusione possiamo considerare questa terza serie di Lost al livello della seconda, tenendo però conto che gli ultimi sei episodi grossomodo sono una delle cose migliori mai viste in una serie televisiva.
Il Season Finale è in particolare un colpo di genio senza pari. Il Flash Forward di Jack è raccontato in maniera sublime e, soprattutto, è una cosa totalmente inaspettata. Gli ultimi tre minuti dell'ultimo episodio, in cui ci si rende conto che la collocazione temporale della sottotrama non è nel passato bensì nel futuro, ti lasciano di sasso. E quando l'episodio finisce insieme alla stagione non vedi l'ora che arrivi la quarta serie.
E' così che si realizza una serie tv, è così che si coinvolge lo spettatore. Questa è televisione, cazzo!
Ma al di là del fantastico Season Finale, articolato negli episodi 22 e 23 con il titolo "Through the Looking Glass", vi sono anche altri episodi che lasciano il segno.
E' il caso di "The Man Behind the Curtain", che ci mostra uno stupendo flashback su Ben, personaggio letteralmente favoloso, e fa un po' di luce sull'Isola (oltre a introdurre, tanto per cambiara, nuove domande e nuovi misteri).
Ma non si può nemmeno non citare "Greatest Hits", il preludio del Season Finale, che è forse l'episodio più commovente mostrato nel corso delle tre stagioni. Povero Charlie...
Ma anche le prime puntate non vanno sminuite. Non dobbiamo infatti dimenticarci che in esse siamo stati per la prima volta in contatto diretto con "gli Altri" dopo due stagioni passate a chiederci chi cazzo fossero. E non dobbiamo dimenticarci che questi episodi hanno il premio di introdurre come si deve il personaggio di Ben. Come dimenticarci d'altronde l'enigmatico cartello "Ben is a liar".
Direi che quindi questa stagione ha più meriti che difetti. Vorrei infatti precisare che gli episodi centrali più che brutti sono semplicemente un po' inutili. E' il caso del già citato Exposé. Un episodio stupendo preso in sè e per sè, ma abbastanza inutile ai fini dello sviluppo della trama principale. Ma direi che per il resto lamentarsi è proprio impossibile.
Ora come ora la quarta stagione di Lost è la cosa che attendo di più assieme a Mario Galaxy per Wii. Appuntamento per inizio 2008. Fino ad allora io e Nab probabilmente ci ammazzeremo di seghe mentali che non avete idea. Dato che le cose lasciate in sospeso sono ancora tante e le domande sono fin troppe.
Chi è Jacob? Chi c'era nella bara? Chi cazzo è in realtà Naomi? E il Fumo Nero? Walt? Il destino di Locke? Come fa Richard a restare sempre giovane? Cos'è il piede a quattro dita? E' legato al Tempio citato da Ben? E soprattutto quali sono le reali intenzioni di Ben?
Queste sono solo alcune delle seghe mentali che ci accompagneranno da qui fino al 2008. Buon lavoro!

mercoledì 16 maggio 2007

Metroid Prime


Parlare di Metroid Prime nel 2007, a quattro anni dalla sua uscita, non è semplicissimo. Questo perchè il suddetto gioco è uno dei titoli che più hanno segnato la storia videoludica degli ultimi anni e quindi gran parte di quello che c'era da dire è stato abbondantemente detto.
Ogni parola quindi potrebbe risultare scontata. Tuttavia sono certo di una cosa. Metroid Prime è uno di quei titoli che merita che si parli di sè, anche a quattro anni di distanza dalla sua uscita nei negozi.
Stiamo infatti parlando di quello che, posso dirlo con certezza, è la punta di diamante della line up del Nintendo Gamecube. Non c'è Zelda che regga, non c'è Mario Sunshine che possa competere. Se tra cento anni chiederete in cosa la gente identifica la generazione 128 bit di Nintendo vi sentirete rispondere Metroid Prime.
Stiamo parlando di un gioco icona.
Come fecero Mario 64 e Zelda Ocarina of Time, Metroid Prime traghetta una saga, che per anni aveva visto solo mondi in due dimensioni, in un ambiente tridimensionale. E lo fa con una classe e con uno stile che lasciano davvero di stucco. Lo sviluppo di questo titolo venne affidato agli allora semisconosciuti Retro Studios. Le prime immagini apparse su internet e su riviste fecero accaponare la pelle ai cultori di quella fantastica avventura 2D che era Super Metroid.
"Ma che merda! Hanno trasformato Metroid in un First Person Shooter!", disse il tizio che aveva finito tutti i giochi della saga, vedendo quelle immagini di un gioco in prima persona che tanto gli ricordava i freddi fps per PC.
In realtà quel tizio si sbagliava.
I Retro Studios avevano sì implementato la visuale in prima persona ma non avevano trasformato quel capolavoro di esplorazione che era Metroid in un banale sparatutto. Avevano, di fatto, creato un genere: il First Person Adventure. Tanto per fare un esempio che faccia capire quanto Metroid Prime fosse distante dalla comune idea di sparatutto, basti dire che il sistema di puntamento non era assegnato alle due levette analogiche come avviene nella maggior parte degli FPS per console, ma veniva affidato a un sistema di lock-on simile a quello di Zelda. Una cosa lontanissima dalla filosofia di uno sparatutto quindi.
La meccanica di gioco restava sostanzialmente la stessa dei vecchi titoli usciti per NES, SNES e Game Boy. La bellissima Samus Aran, bardata nella sua armatura Chozo, doveva farsi largo attraverso enormi e labirintici livelli, risolvendo enigmi, combattendo, collezionando potenziamenti e, soprattutto, esplorando. Il tutto ora era però in tre dimensioni e l'aspetto grafico veniva esaltato dalla indiscutibile potenza grafica del Gamecube (posso dire con certezza che il gioco fa impressione ancora oggi, a quattro anni di distanza e in piena era HD).
Al fattore esplorativo si aggiungeva poi quello combattivo. Perchè Metroid Prime non era un FPS ma è innegabile che spesso bisognava usare le maniere forti. E bisognava usarle per davvero! I Boss Fight di Metroid Prime erano tra i più belli che si fossero mai visti. Per complessità, stile e divertimento. Boss difficili, tosti, stronzi ma MAI frustranti. C'era sempre un metodo per affrontarli e, una volta capito come fare, la vittoria arrivava a portata di mano. E che soddisfazione quando il boss finale si accasciava sotto i colpi del nostro Phazon Beam.
Metroid Prime era il gioco perfetto anche dal punto di vista del livello di difficoltà. Mai troppo facile ma nemmeno troppo frustrante. Una curva di difficoltà medio/difficile apprezzabilissima e capace di regalare enormi soddisfazioni a chiunque avesse voglia di usare un po' di materia grigia.
Ironicamente inoltre il fatto che il gioco fu in prima persona contribuì non poco al suo fascino, a dispetto dei freddi commenti iniziali. Vedere il mondo di Tallon IV attraverso il visore di Samus creava un'immedesimazione mai provata prima in alcun gioco della saga. Il casco si appannava e veniva coperto di condensa in presenza dei getti di vapore delle Grotte Magmoor. Alcuni esseri esplodevano facendoci schizzare addosso residui organici. E in certi momenti, quando una fonte di luce particolarmente intensa appariva di fronte a noi in una stanza buia, il riflesso degli occhi di Samus appariva sul vetro del casco per qualche istante. Eccolo un tocco di classe che distingue un capolavoro da un ottimo gioco.
E vogliamo parlare della trama? In Metroid Prime non ci si trovava mai di fronte a scene di intermezzo o a lunghi dialoghi di Kojimiana memoria. Si giocava sempre. Tutta la storia si svolgeva sotto gli occhi del giocatore che, attraverso la funzione scan del visore di Samus, poteva leggere i docomenti lasciati in giro dai Pirati Spaziali o le antiche incisioni Chozo. E così è il giocatore che, esplorando, viene in (in prima persona) a conoscenza del passato di Tallon IV e del male che causò la distruzione della saggia razza aliena che lo abitava.
Insomma, come potete vedere, anche nel 2007 si possono scrivere righe e righe di elogi a Metroid Prime.
Quattro anni per un titolo del genere non sono niente. Lo so bene io, che l'ho rigiocato in piena era XBOX 360.
Si sta parlando di un gioco che è il simbolo di una console, del gioco che forse più di ogni altro è il simbolo della generazione di console che ormai ci ha lasciato.
Una generazione che secondo molti ha visto tanti bei giochi ma pochi veri capolavori. Idea che tra l'altro condivido abbastanza. Ma posso dire con certezza che Metroid Prime è sicuramente uno di questi pochi capolavori.
Bel lavoro Retro Studios. Gunpey Yokoi, da lassù, sorride e approva.

venerdì 11 maggio 2007

Svalvolati on the road

Quattro amici. Quattro moto. Una strada.
Tanto basta per sollevare la vita quotidiana dalla monotonia. Come diceva Dean Moriarty l'importante è andare avanti perchè noi sentiamo il tempo.
Svalvolati riprende la vecchia formula della commedia "on the road" pescando a piene mani dai clichè tipici di questo genere. Quattro uomini da mezza età abbandonano il loro lavoro e le loro vite e si gettano lungo a una strada in sella alla loro moto, andando in cerca di qualcosa che non si capisce bene cos'è ma che è riassumibile in libertà e voglia di evadere.
Situazione già vista quindi.
Nonostante questo Svalvolati on the Road riesce a essere una commedia fresca e brillante, che riesce a strappare più di una risata. L'idea della banda di motociclisti mal assortita è resa fin troppo bene dal cast decisamente azzeccato e le gag e le sequenze comiche si lasciano davvero apprezzare.
Un film onesto quindi. Consigliatissimo per una serata senza troppe paranoie.

domenica 6 maggio 2007

Final Fantasy XII

Uscito in Giappone nel Febbraio 2006, Final Fantasy XII è approdato nel vecchio continente esattamente un anno dopo, come ormai vuole la tradizione della serie.
Per il mondo dei videogiochi 365 giorni sono un lasso di tempo incredibilmente lungo, soprattutto per un titolo come FFXII che esce in un periodo di transizione tra old-gen e next-gen. Ovviamente l'uscita in Europa dell'attesissimo JRPG di Square-Enix è stata messa in ombra dalle ormai avviate console next-gen e dalla vicina uscita europea di PS3.
Tuttavia FFXII è riuscito ugualmente a colpire. Di fatto è difficile che questo titolo finisca rapidamente nel dimenticatoio come FFIX (che ricordiamo uscì quando la PS2 era già nei negozi europei da qualche mese) dato che il dodicesimo capitolo della "Fantasia Finale" è un titolo rivoluzionario per quanto riguarda la saga di JRPG Square.
Dire che Final Fantasy XII sia un titolo rivoluzionario per l'intero genere dei giochi di ruolo sarebbe infatti assolutamente sbagliato. Il gioco introduce alcune succose e graditissime novità come l'abbandono dei combattimenti casuali, i gambit e così via, ma è tutta roba che si è già vista in un sacco di altri giochi.
In Final Fantasy XI ad esempio, ma anche in GDR occidentali come il bellissimo Star Wars Knights of the Old Republic.
Queste novità introdotte nell'ottica della serie Final Fantasy si rivelano comunque una boccata d'aria fresca dato che stiamo parlando di una saga che aveva un grandissimo bisogno di novità per riuscire ancora una volta a stupire.
Final Fantasy XII è da questo punto di vista l'episodio della serie più divertente da giocare. Raramente ci si annoia e il Level Up, pur essendo necessario così come il guadagno di bottino, non è quasi mai noioso e frustrante. I combattimenti assumono infatti una dinamicità che nei vecchi episodi non c'era.
A una prima occhiata il sistema di combattimento può sembrare estremamente semplicistico. Anche i gambit, con la loro meccanica causa-effetto, a una prima occhiata sembrano automatizzare fin troppo gli scontri con i numerosi nemici che popolano Ivalice. Niente di più sbagliato. Ben presto il giocatore capirà che è necessario cambiare tattica di nemico in nemico e sentirà il bisogno di calibrare di volta in volta i gambit a seconda di quello che deve fare e a seconda delle nuove abilità che vengono sbloccate col proseguire della trama. Indispensabile per esempio il gambit "Nemico con 100% HP --> Ruba", o quelli che castano le magie protettive ai membri del party.
Tutte queste cose non diminuiscono il lavoro del giocatore. Contribuiscono semplicemente a snellire le fasi di gioco che altrimenti risulterebbero troppo pallose.
Altra componente fondamentale di FFXII è l'esplorazione.
Ci troviamo senza ombra di dubbio di fronte al Final Fantasy più bello da questo punto di vista. Grazie anche alla favolosa grafica (davvero impressionante per una PS2) esplorare a fondo le varie aree di gioco è un piacere per gli occhi oltre che una necessità. Anche questa volta manca una World Map ma gli spazi di gioco immensi, dettagliati e curati in ogni aspetto non la fanno rimpiangere.
Anche le città sono fantastiche. Rabanastre, la capitale del Regno di Dalmasca, è assolutamente impressionante. Enorme, con decine di negozi, un mercato, una piazza e tonnellate di personaggi non giocanti con cui è possibile parlare. Una città pulsante e viva come se ne sono viste poche.
Dove Final Fantasy XII delude un po' è sul fronte "storia".
Mi rincresce dirlo ma anche stavolta siamo lontani anni luce dal coinvolgimento emotivo di un FFVII. Ma a dir la verità FFXII da questo punto di vista si discosta parecchio anche dal X e dall'VIII.
Qui non c'è nessuna melensa storia d'amore. Dimentichiamoci scene come il bacio tra Yuna e Tidus o la storiella adolescenziale tra Squall e Rinoa.
La trama di FFXII è fatta di intrighi politici, tradimenti e onore. Un'epopea in cui non c'è spazio per frivolezze. Sicuramente questo approccio più maturo alla trama è da lodare. Tuttavia è innegabile che certi personaggi abbiano poca caratterizzazione e che il gruppo dei protagonisti in più di un'occasione appaia poco compatto. Questi tizi viaggiano insieme, combattono insieme, vogliono salvare il mondo insieme, ma in un certo senso sembra che non si caghino nemmeno. Il gruppo di FFX in questo senso era molto più compatto e amalgamato, pur con tutti i suoi difetti. E rincresce, dato che i singoli personaggi del dodicesimo capitolo avevano senza dubbio delle grandissime potenzialità. Anche la storia purtroppo non riesce ad approfondire eccessivamente i singoli membri del party. O meglio, lo fa, ma il tutto viene spiegato con un certo distacco che non riesce a farti entrare nel cuore Balthier, Basch e compagnia bella. Senza contare che il personaggio principale, Vaan, è il protagonista meno incisivo che io abbia mai visto.
E poi anche qui manca un "cattivo" coi controcoglioni. Io mi chiedo, dove sono finiti i Sephiroth, i Kefka e i Seifer?
Mah...
In ogni caso, pur non riuscendo a regalarci una storia appassionante come i vecchi episodi della saga, Final Fantasy XII è un titolo che va giocato.
Bisogna giocarlo perchè stiamo comunque parlando del miglior JRPG disponibile per PS2 e, in generale, uno dei migliori titoli disponibili per la console Sony. Se infatti FFXII non riesce ad attaccarti allo schermo con una vicenda emotivamente appassionante ci riesce in un altro modo...
Come uno Zelda è l'ambientazione a spingerti a giocare. E' la bellezza del gioco stesso. E' quella sensazione di immergersi un un mondo tangibile e concreto tutte le volte che si inserisce il disco nella console e si prende in mano il pad. E' quella cosa che ti fa dire "livello ancora un po' e poi smetto". E' il richiamo delle terre di Ivalice. E' il sense of wonder.
Roba che finora non si trova ancora nella next-gen. Finora.

venerdì 4 maggio 2007

Spider-Man 3

Lo ribadisco per l'ennesima volta, ma penso si sappia già, soprattuto se eravate soliti leggere anche il mio vecchio blog: Spider-Man 3 era il film che in assoluto attendevo di più in questa stagione cinematografica. Non c'è altro che tenga, nemmeno il pur attesissimo Pirati dei Caraibi 3 potrebbe reggere il confronto con il film di Sam Raimi. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che adoro il personaggio e leggo il fumetto da quando avevo dieci anni, ma anche al fatto che i primi due film mi hanno saputo convincere.
Attesa ripagata quindi? Spider-Man 3 è il migliore della serie? Oppure si è rivelato una porcata?
Iniziamo a parlarne.
La prima cosa da dire è che Spidey 3 è un film profondamente diverso rispetto ai due prequel. Devo ancora capire quale sia il migliore, ma senza dubbio non stiamo parlando di un brutto film, a dispetto delle numerose critiche che ho sentito riguardo a questo terzo episodio. Critiche che in parte ci possono anche stare, ma che in buona misura sono piuttosto esagerate e fatte da chi cerca la totale aderenza ai fatti raccontati nel fumetto.
Ma ne parleremo poi.
Spider-Man 3, dicevo, è un film molto più cupo e serioso rispetto ai predecessori. La storia viene raccontata in toni più drammatici e sin dall'inizio si avverte una sorta di tensione che nei prequel non c'era.
Il film ingrana quasi da subito con uno spettacolare combattimento tra Peter Parker e Harry Osborn che lascia impressionati per la realizzazione tecnica e la regia. Fenomenale sotto tutti i punti di vista.
E fenomenali sono anche tutte le altre scene d'azione del film. Dai combattimenti contro Sandman all'epico confronto finale (in assoluto lo scontro migliore della trilogia), non c'è un momento in cui non si rimanga a bocca aperta davanti agli effetti visivi e alle acrobazie che si vedono sullo schermo.
Ma Spider-Man, si sa, non è solo azione. C'è anche il contorno. C'è anche quello che succede a Peter Parker che, come ha detto Riccardo in un commento lasciato alla recensione di Spider-Man 2, è quasi più importante di quello che accade all'Uomo Ragno. Da questo punto di vista la chiave di lettura di Spider-Man 3 può cambiare quasi totalmente. Poche cazzate, il villain principale di questo film non è nè Venom nè Sandman. E' Harry Osborn. James Franco è sicuramente l'attore più convincente di questo terzo episodio. La rivalità tra lui e Parker e il modo in cui si risolve l'intera vicenda (con tanto di finale tragico) è la parte migliore dell'intero film. E non si tiri in ballo la caduta di stile del maggiordomo di casa Osborn che sa tutto perchè questa è una delle inutili critiche di cui parlavo prima, fatte da chi vuole attaccare a tutti i costi il film.
Rimane un po' di dispiacere dato che un villain come Venom avrebbe meritato un film interamente incentrato su di lui, ma la figura di Harry Osborn è semplicemente fantastica e riesce a portare a testa alta l'eredità lasciata dal grandissimo Willem Dafoe del film del 2002.
Lasciano un attimo da parte il rapporto tra Peter e Harry il film propone la solita storiella d'amore con Mary Jane, che comunque non ho trovato più sdolcinata rispetto a quella del secondo episodio.
Spider-Man 3 comunque non è solo pregi. La differenza coi primi due film è che qui qualche difetto abbastanza vistoso c'è. Difetti compensati da notevoli pregi certo, ma pur sempre difetti.
Se è vero che infatti alcune cose mi sono piaciute un casino (Harry Osborn, lo stesso Venom, combattimenti) altre mi hanno convinto decisamente di meno.
Punto uno: Sandman. E' un antagonista che ha alti e bassi. Non lo trovo un personaggio totalmente inutile come ha detto qualcuno ma sicuramente poteva essere caratterizzato meglio. La sequenza della sua "nascita" è comunque un vero e proprio capolavoro ed è un'altro punto forte del film. Il problema di Sandman è che è messo in mezzo a un mostro sacro come Venom e a uno spettacolare Osborn.
Raimi ha comunque deciso di modificare la storia raccontata del fumetto dicendo che è stato proprio Sandman a uccidere lo zio di Peter Parker. Questo dà un certo spessore al personaggio ma di certo non riesce ancora a renderlo un nemico cazzuto come era ad esempio il Dock Ock di Spidey 2. Tra l'altro questa idea rischiava di sminuire il senso di colpa di Peter per la morte dello zio. Come poteva Peter provare rimorso per aver lasciato fuggire l'assassino di suo zio se poi questo si rivelava non essere l'assassiono dello zio? Fortunatamente Raimi ha corretto il tiro spiegando che Sandman, spaventato, aveva lasciato partire per sbaglio un colpo quando aveva visto il suo compagno (il ladro che Peter aveva lasciato scappare) correre verso di lui con la refurtiva. A livello teorico quindi, se Peter avesse bloccato il ladro, Flint Marko non avrebbe mai sparato a suo zio. E' una cosa che ha senso, ma sicuramente rende tutta la questione meno fluida e diretta. Almeno secondo me.
A parte questo, la rabbia che Peter Parker prova verso Flint Marko è sicuramente un altro pregio del film e il combattimento "rabbioso" tra Spidey col costume nero e Sandman è un'altra parte fantastica del film. Alti e bassi quindi.
A proposito di costume nero, parliamo un attimo di come Peter lo ha trovato. Nel fumetto era un gran casino e come ho già detto era impossibile spiegare la cosa in un unico film. Raimi ha voluto spiegare la cosa facendo cadere una meteora contenente il simbionte. C'era chi si aspettava qualcos'altro ma era difficile fare una cosa diversa. Personalmente pensavo che Raimi avesse in mente di cambiare totalmente le carte in tavola. Nessun simbionte alieno, ma semplicemente una sorta di "reazione" dei poteri di Peter agli eventi stressanti che il ragazzo stava vivendo. Questa idea mi èvenuta l'altro giorno riguardandomi Spider-Man 1 quando all'inizio del film Peter spiega a Harry di un ragno in grado di cambiare colore per adattarsi all'ambiente circostante. Ero convinto che Raimi partisse da questa cosa per l'idea del costume nero. Magari all'epoca del primo film era anche nelle sue idee, d'altronde era un riferimento abbastanza palese, ma avrà avuto paura che i fan più integralisti del fumetto assoldassero un cecchino per sbarazzarsi di lui.
Comunque sia il Ragno Nero è abbastanza convincente e aggressivo e la scena della separazione di Peter dal simbionte è senza dubbio eccezionale. Anche Venom in sè mi ha convinto, anche se, lo ribadisco, il villain migliore di Spidey 3 è senza dubbio Habgoblin. Un po' inguardabili le scenette di Peter Parker in versione emo che fa il figo per le strade di New York ma vabbè, autoironia. Senza contare che oltre a queste sequenze stupide sono presenti anche momenti in cui il Peter Parker "cattivo" riesce a stupire.
Altra cosa che mi è piaciuta poco è Gwen Stacy. Qui Raimi ha proprio toppato, poteva decisamente fare a meno di inserirla. Non solo perchè MJ alla fin fine era sin dal primo Spider-Man una fusione delle tre ragazze che Peter ha avuto nel fumetto (Liz Allen, Gwen e, appunto, MJ) ma proprio perchè questa Gwen Stacy è odiosa. Oca e svampita, non ha proprio un cazzo a che fare con la dolce ragazza che nei comics fu il primo amore di Peter. Fortunatamente Gwen ha tutto sommato un ruolo da comprimaria ma è innegabile che un personaggio storico e amato come lei avrebbe meritato ben altra sorte.
Chiudendo la recensione, che ho decisamente scritto in un attacco di logorrea, bisogna cercare di dare risposta a una delle domande che mi son fatto all'inizio: Spider-Man 3 è migliore o peggiore dei prequel?
Non lo so. Non ancora almeno.
Di fatto qualche difetto abbastanza vistoso qui c'è. D'altra parte però, come ho detto, il film è pieno di altre ottime cose che forse mancavano nei film precedenti. Quella sorta di drammaticità e tensione che si respire guardando la pellicola è una di queste.
Ma anche tante altre cose sono state memorabili. Venom, il team up del combattimento finale, lo stesso finale! Per non parlare di tutte le scazzottate.
Che dire, alla fine son rimasto soddisfatto. Un film diverso rispetto ai prequel, ma comunque un film in grado di stupire e appassionare. Forse piacerà di più a chi conosce poco il fumetto, a quelli che non staranno a cercare con la lente d'ingrandimento tutte le differenze e le imperfezioni. Ma anche gli altri non rimarranno delusi.
Ah, un'ultima cosa. Spider-Man 4 probabilmente si farà ma secondo me darà inizio a una nuova trilogia, e quindi sarà da valutare a parte, senza collegarlo a questi tre film finora usciti. Perchè effettivamente tutte le sottotrame che si sono aperte in Spider-Man 1 si sono concluse in questo episodio. Dispiace un po' il fatto che probabilmente sarà difficile vedere Carnage vista la fine che ha fatto Venom.

giovedì 3 maggio 2007

Ho salvato Ivalice

Ho appena finito Final Fantasy XII.
Settantadue ore di gioco circa.
Il titolo ha senza dubbio meritato, ci aggiorniamo a breve per una recensione dato che ho un bel po' di cose da dire.
Se proprio devo fare qualche considerazione a caldo, in questo momento mi viene solo da pensare che probabilmente FFXII è stato il mio ultimo gioco per PS2 (anche se non è da escludere un eventuale God of War 2, magari per le vacanze estive di agosto).
Poi che altro dire? Ah sì... La minigonna di Ashe porca zozza, guardatela XD

martedì 1 maggio 2007

Spider-Man 2

Avevo concluso la recensione di Spider-Man dicendo che per gli appassionati dell'arrampicamuri valse la pena attendere fino al 2002 per avere una rappresentazione cinematografica come si deve delle avventure del loro eroe.
Diciamolo subito, il sequel di Spider-Man, uscito nelle sale cinematografiche durante l'Estate 2004 è, secondo il mio modestissimo parere, uno dei rari casi in cui il seguito supera in qualità il film originale! Impresa tutt'altro che facile, visto che già il primo Spider-Man era un film supereroistico coi coglioni cubici.
Questa mia idea che Spider-Man 2 sia meglio dell'1 non è condivisa da tutti, ci mancherebbe altro, ma nessuno può negare che questo sia il seguito che ogni film vorrebbe avere.
Sam Raimi questa volta ci ha dato dentro. Che questo sequel sia un film della madonna lo si può intuire già guardando i titoli di apertura, nei quali scorrono degli artwork splendidamente realizzati che riassumono gli eventi verificatisi nel prequel.
Spider-Man 2 è, di fatto, una versione all'ennesima potenza del primo film. In questa pellicola c'è più Uomo Ragno, più Peter Parker, più azione e più riflessione.
Vediamo Peter ancora una volta combattuto tra il bisogno di assecondare per un attimo la sua vita privata e la responsabilità che gli deriva dai suoi poteri. Tobey Maguire si cala perfettamente nella parte e, ancora più che nel primo film, riesce ad approfondire il personaggio di Peter Parker. Qui le motivazioni del giovane supereroe sono più chiare e arrivano in maniera più diretta allo spettatore. I dialoghi sono più approfonditi e le sottotrame che legano i vari protagonisti vengono sviluppate in maniera certosina. Notevole ad esempio il rapporto tra Peter e Harry Osborn, che alla fine del film scopre quello che non avrebbe mai dovuto scoprire. E a questo proposito sono curiosissimo di vedere cosa capiterà in Spider-Man 3.
Buono anche il modo in cui è sviluppata la combattuta storia d'amore tra Peter e MJ, anche se i continui ripensamenti di Peter potrebbero far cadere i coglioni a qualcuno. Ma d'altronde stiamo parlando di un supereroe che si tira un bordello di paranoie, se cerchiamo eroi più sicuri di sè basta andare a vedere un Superman a caso.
E poi lui, il nemico principale di Spider-Man 2... Sua eccellenza Dottor Octopus, interpretato da un Alfred Molina decisamente in parte!
Avevo già detto quanto il Goblin di Willem Dafoe fosse riuscitissimo. Ecco, Doc Ock è venuto fuori anche meglio. Qui, tanto per cominciare, non ci sono esoscheletri futuristici a far tirar giù bibbie agli integralisti del fumetto. Otto Octavius è esteticamente fedelissimo alla sua controparte cartacea. Manca la tutina verde che fa tanto anni 60 (grazie al cielo...), ma il resto c'è tutto in carne, ossa e tentacoli bionici. Doc è un nemico pazzo, carismatico e gigione che di certo non fa rimpiangere il folletto verde di Dafoe. Tra l'altro le sue scazzottate con Spidey sono a dir poco memorabili, dei veri capolavori di cinema d'azione, girate splendidamente e bellissime da guardare. A questo proposito ho trovato favolosa la scena in cui l'arrampicamuri deve fermare un treno in corsa mandato fuori controllo da Doc Ock. Veramente bella, tra l'altro mi ha ricordato un bordello il fumetto, non so come mai.
A proposito di fumetto, anche qui le citazioni si sprecano. Si va dalla comparsa del Dottor Connors (colui che diventerà Lizard) alla scena in cui Peter getta il costume nell'immondizia.
Insomma, bello, bello , bello e ancora bello.
A questo punto non resta che vedere come sarà il terzo episodio di questa saga. Personalmente sono abbastanza fiducioso. Sono tra l'altro curioso di vedere come Raimi abbia deciso di introdurre il costume nero, dato che nel fumetto Peter entrava in possesso del simbionte alieno in un modo abbastanza complesso e sicuramente non facilmente trasferibile in un film. Mah, vedremo un po'!
In ogni caso... Ci aggiorniamo al più presto per discuterne.