venerdì 27 gennaio 2012

The Elder Scrolls V: Skyrim

Vasto, abbondante, longevo, impressionante.
Questi quattro aggettivi definiscono al meglio quello che é l'ultimo episodio della serie The Elder Scrolls.
Dopo 62 ore di gioco sono finalmente giunto al termine della main quest, ma le mie avventure a Skyrim sono ben lontane dalla conclusione.
Mi mancano ancora tutte le quest relative alle gilde dei maghi e dei ladri, tutta la Confraternita Oscura, buona parte delle quest Daedriche e un sacco di missioncine secondarie che mi sono lasciato indietro. Oh, c'é pure una cittá che non ho ancora visitato, a proposito. Senza contare che il mio personaggio é al livello 35 e insomma, non puntare all'achievement del livello 50 mi pare brutto.

Da quello che ho scritto si puó facilmente dedurre che Skyrim é un'esperienza sontuosa, un giocone imponente che stordisce il giocatore mettendogli di fronte centinaia di cose da fare e da vedere.
Da vedere sí, perché buona parte della bellezza del gdr Bethesda risiede anche nel fascino dei suoi paesaggi, nelle imponenti montagne seminascoste dalle nuvole basse, nei fiumi che scorrono impetuosi a valle, nell'aurora boreale che dipenge il cielo notturno di tinte multicolori o nella spettacolaritá architettonica di cittá come Markarth.
Pur non potendo contare sull'impatto grafico di un Oblivion (che usciva a inizio generazione, quando a certe robe non eravamo ancora abituati) o su un comparto tecnico degno delle produzioni PC piú recenti e spettacolari, Skyrim fa il suo dovere, instillando costantemente nel giocatore una sensazione di genuino stupore.

Molti dei difetti del suo predecessore sono stati limati e corretti. Ora i dungeon non sono piú noiosi corridoi tutti uguali, molto spesso offrono anzi scorci in grado di rivaleggiare con quello che si vede in superficie.
Anche le quest sanno essere varie e mai banali, in ogni momento si puó incappare in qualche missione secondaria.
Anche compiere l'azione piú ordinaria del mondo, tipo leggere un libro, puó far comparire una nuova voce nel nostro diario delle quest.
E a proposito di libri: sono tantissimi e interessantissimi. Chiunque abbia passato una vita sui codex di Mass Effect e Dragon Age troverá pane per i suoi denti.
In Skyrim si può leggere di tutto: dai polverosi volumi di storia di Tamriel ai libercoli che danno consigli sulle donne da rimorchiare.

Permangono alcuni difetti storici della serie.
I bug purtroppo sono presenti, anche se per fortuna finora non ne ho trovati di così gravi da pregiudicare la godibilità del gioco.
In secondo luogo il sistema di combattimento é come sempre un po' legnoso e approssimativo.
Peró su quest'ultimo punto sento di dover fare un'osservazione, perché se é vero che il combat system non é dei piú eleganti, é anche vero che in Skyrim, paradossalmente, combattere é dannatamente divertente.
Probabile che dipenda anche dal modo in cui viene utilizzato un personaggio e dalla difficoltà a cui si gioca, ma a dirla tutta mi diverto un mondo a uccidere draghi alternando urli, arco e spadone. E utilizzo la magia quasi solo per curarmi, probabilmente se facessi un uso maggiore delle scuole di distruzione ed evocazione mi divertirei anche di piú.
Ho infatti una mezza idea di crearmi un secondo personaggio e provare ad affrontare il gioco in modo più “magico”, per vedere come cambiano le carte in tavola.

The Elder Scrolls V é insomma un gioco epico sotto tutti i punti di vista.
Il free roaming in salsa fantasy non é mai stato cosí entusiasmante e varrebbe la pena di giocare a questo titolo anche solo per perdersi nella gigantesca regione di Skyrim, facendosi avvolgere da quel bellissimo sense of wonder che sanno trasmettere solo i videogiochi migliori.
Se il titolo Bethesda fa giá impressione così com’è adesso, non oso pensare a cosa potrá essere tra qualche tempo, quando saranno usciti centinaia di mod (giá ce ne sono svariati ora) e una bella caterva di DLC.
Ecco, per quanto riguarda i DLC sono molto curioso.
Shivering Isles di Oblivion era parecchio carino e in futuro mi auguro di vedere qualcosa di altrettanto valido anche per Skyrim.
Ma per il momento meglio non pensarci, mi aspettano almeno altre 40 ore di gioco liscio!

A differenza di Oblivion, che a suo tempo giocai su 360, Skyrim me lo sono gustato su PC.
Ammetto che un po' mi disturba averlo comprato su Steam e non avere una bella versione boxata a far mostra di sé nella libreria, ma in fondo chissenefrega.
Le immagini a corredo della recensione vengono tutte dalla mia partita. Su PC c'é questa cosa bellissima di poter fare screenshot in qualunque momento, cosa che esigo sia presente di default su TUTTE le console della prossima generazione.

mercoledì 25 gennaio 2012

Ready Player One


Ready Player One non è un capolavoro assoluto.
Di fatto il libro di Ernest Cline non é esattamente scritto in maniera impeccabile, è incredibilmente derivativo e non se la gioca assolutamente con i grandi capolavori della letteratura.
Stiamo parlando di un libro scorrevolissimo, che coinvolge tantissimo, ma che nessuno si sognerebbe mai di definire "punto di riferimento per il genere sci-fi".
Ciononostante, se come il sottoscritto amate i videogiochi, avete visto un'infinità di volte film come Star Wars, Blade Runner o Ritorno al Futuro e adorate qualsiasi cosa riguardi la cultura nerd anni '80, allora ignorate quello che ho appena scritto.
Perché per voi Ready Player One é una lettura obbligata, che amerete in maniera viscerale dalla prima pagina fino all'ultima.

Ma andiamo con ordine e spieghiamo un paio di cosette.
Ready Player One si svolge nel 2044, in un futuro in cui l'umanitá sta affrontando da decenni una pesantissima crisi economica ed energetica.
Il mondo sta andando a puttane. La maggior parte della popolazione mondiale è ridotta alla fame e alla povertá, vive in fatiscenti baraccopoli e ogni giorno deve fare i conti con una vita difficile e pericolosa.
La civiltà umana si sta avviando inesorabilmente verso il tracollo.
L'unica via di fuga, in questo mondo orribile, é rappresentata da un videogioco: OASIS.
Oasis è un gioco multiplayer online in cui gran parte dell'umanitá si rifugia per "scappare" dalla dura realtà di tutti i giorni.
Chiamarlo "gioco" è estremamente riduttivo visto che, interfacciandosi ad esso tramite una sorta di casco per la realtà virtuale, lo si puó utilizzare anche per lavorare, andare a scuola e fare ogni genere di attività che ci viene in mente.
Oasis è composto da centinaia di mondi diversissimi l'uno dall'altro.
Alcuni sono a tema cyberpunk, altri a tema fantasy, altri ancora sono interamente coperti da riproduzioni di luoghi reali.
Non solo, perché su Oasis si possono trovare persino pianeti che riproducono minuziosamente mondi visti in altre opere di fantasia del passato. Chi vuole può girovagare liberamente per tutti i sistemi della galassia di Star Wars o guadagnare punti esperienza combattendo orchi nella Terra di Mezzo.
Insomma, Oasis, pur essendo a tratti inquietante, é il sogno bagnato di qualunque nerd.

Un giorno James Halliday, geniale creatore di Oasis ossessionato da videogiochi, cinema e musica anni '80, muore senza lasciare eredi.
Prima di schiattare lascia un messaggio a tutti gli utenti di Oasis in cui afferma di aver nascosto un Easter Egg all'interno del gioco. Chi troverà questo Easter Egg, risolvendo tutti gli enigmi che lui ha seminato all'interno della simulazione, erediterà tutto il suo patrimonio e il controllo stesso di Oasis.
Parte così una gigantesca caccia al tesoro in cui tutti iniziano a studiare e a setacciare gli interessi di Halliday per cercare di decifrare l'unico indizio che ha lasciato prima di morire.
Giocare a vecchi giochi o guardare film usciti negli anni '80 fino a impararli a memoria sembra l'unico modo per arrivare a mettere le mani sull'Easter Egg.
Nonostante gli sforzi dei milioni di Gunter (vale a dire gli Egg Hunter), dopo cinque anni nessuno é ancora riuscito a fare un minimo passo avanti nella ricerca dell'Easter Egg.
Proprio nel momento in cui il testamento di Halliday inizia a sembrare ormai una leggenda metropolitana, un ragazzo povero in canna di nome Wade Watts riesce a risolvere la prima parte dell'enigma e prende così il via la storia di Ready Player One.
E qui si ferma anche il mio riassuntino, visto che non voglio rovinarvi la lettura.

Ready Player One è una storia avvincente e dotata di gran ritmo, uno di quei libri che inizi e non riesci a mollare fino a quando non sei giunto alla fine.
Me lo sono divorato nel giro di due giorni, cosa abbastanza rara considerando che di solito i miei ritmi di lettura sono lunghissimi.
Come si può intuire dalla sua premessa, é un romanzo ricco di citazioni e di riferimenti alla cultura pop anni '80.
I film, le canzoni e i videogiochi citati sono innumerevoli e la cosa bella è che questo marasma di citazioni non appesantisce minimamente la lettura, che come ho detto risulta sempre acchiappante.
Ma Player One non è un romanzo videoludico a tutto tondo solo per una questione di citazionismo, lo è anche per come i videogiochi e la cultura nerd si pongono costantemente al centro della vicenda.
Spesso si ha l'impressione di leggere una sorta di Harry Potter piú adulto in cui i videogiochi e le meraviglie del mondo nerd prendono il posto della magia.
Del resto stiamo parlando di un libro in cui i personaggi salgono di livello, equipaggiano armature atomiche e spadoni elfici, mettono in ordine il loro inventario, prendono allegramente per il culo gente piú forte di loro in territori non PvP, risolvono le dispute giocando a vecchi arcade e si spostano a bordo di caccia Tie o DeLorean volanti.
È un libro in cui i videogiochi, ma anche e soprattutto i videogiocatori stessi, sono i protagonisti.

Ready Player One è un romanzetto leggero e mai troppo pesante, sebbene (neanche troppo di sfuggita) tocchi argomenti abbastanza spinosi come l'isolamento o la dipendenza da giochi di ruolo online.
Fortunatamente Ernest Cline evita buttarla sul drammone e preferisce concentrarsi sullo sviluppo serrato della vicenda invece che ammorbarci calcando eccessivamente la mano sulla condizione grottesca in cui si trova il genere umano ormai assuefatto da Oasis.
Anche perché è una cosa che leggendo il libro si riesce a percepire benissimo attraverso gli occhi del protagonista (o almeno, io l'ho percepita e non ho sentito il bisogno di ulteriori pippe mentali).
Qualcuno potrebbe dire che in questo senso il potenziale di un libro come Ready Player One è sprecato, che si poteva osare di più, ma io non la vedo così, visto che il tutto funziona e il messaggio trasmesso dal libro mi pare chiaro.
Anche la caratterizzazione dei personaggi, pur essendo semplice ed essenziale, funziona alla grande e i rapporti tra Wade e i suoi amici virtuali sono quasi sempre ben tratteggiati.
C'è persino lo spazio per una bella storia d'amore e ovviamente non manca il nemico malvagio e implacabile che deve essere fermato a tutti i costi.

Altra cosa interessante é che il romanzo di Cline riesce anche a essere collegato a doppio filo a quello che è il mondo di internet odierno. I meccanismi che regolano Oasis sono spesso simili, se non identici, a quelli di popolari mmorpg come World of Warcraft.
Non solo, perché spesso il protagonista fa utilizzo di servizi di cui anche oggi facciamo uso quotidianamente. Certo, si potrebbe obiettare che è abbastanza ridicolo pensare che nel 2045 esista ancora YouTube o che il modo di parlare della rete non sia cambiato neanche un po' in quasi mezzo secolo.
Ma la cosa passa abbastanza in secondo piano nel momento in cui si comprende che tutto ciò, oltre ad essere in parte giustificato dal background di crisi economica e culturale, è probabilmente voluto dall'autore stesso per rendere in qualche modo Oasis un luogo famigliare al lettore dei giorni nostri.
Del resto ipotizzare in che modo potrebbe evolversi internet nei prossimi 40 anni è abbastanza impossibile, per come la vedo io.
Casomai si potrebbe storcere il naso vedendo che raramente si parla di videogiochi o film che vengono dopo il 2000 e questo potrebbe sembrare già un plot hole piú evidente. Ma qui il pretesto narrativo che giustifica la cosa c'è tutto, quindi non mi sembra il caso di lamentarsi.

Concludendo, Ready Player One è una bellissima storia a sfondo videoludico che vale la pena di essere assaporata.
Magari non sarà una pietra miliare, ma per quanto mi riguarda è uno dei libri che maggiormente mi hanno gasato negli ultimi anni.
E sì, soggettivamente lo considero un piccolo capolavoro.