mercoledì 30 dicembre 2009

Little Big Planet PSP

Finalmente l'ho iniziato.
Che dire, è un platform adorabile esattamente come la versione PS3.
L'editor non l'ho ancora provato, ma in ogni caso i livelli di gioco preimpostati che ho avuto modo di vedere sono tutti ben fatti e stilisticamente appaganti.
Di conseguenza anche chi è troppo pigro per smanettare con l'editor si troverà di fronte a un titolo validisimo e interessante.
C'è davvero un bel lavoro di level design in questo Little Big Planet portatile; in generale, si riescono a intravedere un sacco di ottime idee.
Graficamente poi non ci sono storie. A mio avviso fa scomparire tutto quello che si è visto fino ad ora su PSP.

Di sicuro Little Big Planet è un ottimo esponente moderno di un genere che oggi è relegato un po' in secondo piano rispetto ad FPS e compagnia sparante.
Su console Sony è veramente difficile trovare un platform migliore di questo e per scovare qualcosa che riesca a far concorrenza ai Sack Boy bisogna guardare verso i lidi Nintendo.

In conclusione bisogna prenderne atto: Little Big Planet è un grandissimo gioco per una console che - sebbene considerata un po' da tutti come la pecora nera degli handheld - mi ha regalato e mi sta regalando un mucchio di soddifazioni.
Ciò non toglie che la PSP Go sia cacca.
Bella lì.

giovedì 24 dicembre 2009

Mugiwara Awards 2009

Eccoci qua, come accade tutti gli anni, a stilare un listone delle cose migliori/peggiori dell'anno appena trascorso.
Come al solito si tratta di un listone personalissimo, quindi se non siete d'accordo potete sostanzialmente attaccarvi.
Ma via allora, iniziamo subito!

Premio "Video Più Bello di Tutti i Tempi": Bob.
E' semplicemente epico.

Premio "Miglior film del 2008 che però è uscito in Italia nel 2009": "Il Curioso Caso di Benjamin Button" e "The Wrestler" a parimerito.
Il primo perchè è una storia assolutamente commovente, il secondo perchè è talmente un bel film che è riuscito a farmi piacere una cosa che mi ha sempre fatto cagare: il wrestling.
Le sofferenze vere di uno sport finto.

Premio "Villa Guardia": District 9.
Il regista è sud africano e il film è ambientato in Sud Africa. Oh, più di così cosa pretendevate, che lo ambientassero veramente nel paese natale del buon Kappa? Ah, sì, dimenticavo: è anche un film di fantascienza coi controcazzi.

Premio "Miglior Film Stylish": Bastardi Senza Gloria.
Perchè un film di Tarantino che non mi sta sulle palle non è una cosa che si vede tutti i giorni.
Film stilosissimo comunque. Se non siete d'accordo lamentatevi con lui.

Premio "Film coi frasoni spettacolari da citare ogni due per tre": Gran Torino.
"Allora dico che lei è un ventisettenne vergine imbottito di letture che gode a tenere le mani a vecchie signore superstiziose alle quali promette l'eternità."

Premio "Uccidetemi": Dragon Ball Evolution.
Riporto qui il commento che scrissi quando uscì il film, penso che non esista nulla di più appropriato:
"Dico solo che dopo il film di Super Mario Bros è la cosa più assurda che mi sia mai capitato di vedere.
Questo film non ha semplicemente senso, è un paradosso, un'equazione impossibile (ed ecco spiegato Faraday tiè XD).Perfino giudicare la performance degli attori non ha senso visto che quello in cui hanno recitato non è un film, è un coso messo insieme alla cazzo di cane.
Ci sono delle cose in questo film che fanno venire da piangere. Per ogni sporadico pregio (il più delle volte una piccola citazioncina-ina-ina del manga originale) ci sono almeno dieci cazzate che si presentano sullo schermo con aria fiera e minacciosa.Gli effetti speciali? Avete presente Hercules con Kevin Sorbo? Ecco, in proporzione quelli di quel telefilm spaccavano di più. Shenron sembra uscito da Dragon Ball Z Ultimate Battle 22 (gioco per PSone datato 1996) e l'effetto "fumoso" della kamehameha non ha semplicemente senso. La Kamehameah deve essere un cazzuto raggio che viene sparato devastando tutto il devastabile, non del fumo bluastro!
Veramente dai, lo scherzo non ci è piaciuto, facciamo finta che non sia mai successo niente e amici come prima."
Ah, sì, ovviamente dimenticavo questo.

Premio "Woahminchiachefigata": Uncharted 2.
Bello, spettacolare, cinematografico. Magari non è proprio il gioco più innovativo della storia, ma il fattore "wow" è a livelli altissimi.

Premio "Datevi al Digital Delivery Porca Puttana": Guitar Hero 5.
Vi prego, sviluppatori di Guitar Hero, iniziate a vendere i DLC con canzoni e album sul PSN e sul Live! A cosa serve cagar fuori un Guitar Hero nuovo all'anno? Anzi, che dico, ormai tra episodi tematici, episodi per DS, episodi Greatest Hits ed episodi della serie regolare esce un Guitar Hero ogni due mesi. Consiglio per i lettori: convertitevi a Rock Band e vivete felici, scaricandovi magari roba succosa come Backspacer dei Pearl Jam.

Premio "Gioco fumettoso della Madonna": Batman Arkham Asylum.
E' così che dev'essere un gioco sui super eroi. Speriamo di vedere titoli di questo calibro dedicati anche ad altri eroi in calzamaglia.

Premio "Gioco che se non usciva stavamo tutti meglio": Singstar Vasco.
Devo argomentare?

Premio "Miglior Gioco PSP Sulla Fiducia": Little Big Planet PSP.
Non l'ho ancora iniziato, ma sulla fiducia dico che è il miglior gioco uscito per PSP.

Premio "La vita è una cosa meravigliosa": The Beatles: Rock Band.
Anche qui, serve argomentare? Un Rock Band tematico sul miglior gruppo della storia, ho detto tutto.

Premio "Il Wii, quando vuole, ce l'ha grosso": New Super Mario Bros Wii.
Un Mario in 2D magnifico, con un level design ispirato e con un livello di difficoltà finalmente all'altezza.

Premio "Disco consumato": The Resistance, Muse.
Album della madonna, da ascoltare e riascoltare a oltranza. MK Ultra è la mia canzone del momento.

Premio "Miglior cosa che ho letto": Watchmen.
Anche qui, inutile spiegare il perchè e il per come, leggetevi la mia esaustiva recensione piuttosto.

Premio "WTF?": Emporio Ivankov, One Piece.
Basta vedere l'immagine a corredo di questo post XD

Premio "Aaaaaaah!!!": I salti temporali della quinta stagione di Lost.
Semplicemente spiazzanti.

lunedì 14 dicembre 2009

Call of Duty Classic

Com'è oggi il primo Call of Duty?
All'epoca lo skippasti senza troppi rimpianti.
Ai tempi te ne fregava davvero poco degli FPS e inoltre hai sempre avuto un rapporto conflittuale con i giochi per PC.
E poi dai, alla fine sarà uguale a Medal of Honor, ti dicevi, che sarà mai!
Ignoravi ancora che quel giochillo sarebbe stato il primo episodio di una serie abnorme, destinata a diventare uno dei maggiori successi videoludici degli anni 2000.
Ma d'altronde ai tempi non eri sgamato come adesso, figurati che quando uscì Call of Duty dovevi ancora fare la matura, i pad wireless ti sembravano quasi fantascienza e pensavi che i televisori HD fossero televisori con l'hard-disk. Che poi non sei nemmeno sicuro che all'epoca si parlasse già di televisori HD, fattostà che la prima volta che ne hai sentito parlare pensavi davvero fossero televisori con l'hard-disk.

Il primo Call of Duty l'hai saltato, dicevi, ma oggi te lo sei giocato grazie al digital delivery del girobotolo.
E com'è, com'è?
Uhm, un po' retrogaming e un po' no, diresti.
Graficamente è ormai abbastanza decrepito.
A livello di giocabilità ha ormai poco da dire se confrontato con i suoi illustri successori.
Ma questo è vero in parte visto che il titolo Infinity Ward offre ancora oggi alcune missioni ottime. Missioni che, fra l'altro, offrono un livello di sfida discretamente alto, cosa che non ti fa schifo.
L'hai giocato a difficoltà normale ma in effetti in un paio di punti abbastanza ostici ti sei ritrovato a smadonnare come nelle dannatissime favelas di Modern Warfare 2. E le favelas di Modern Warfare 2 te le sei giocate anche a veterano eh, non a livello pippa.

Nel complesso Call of Duty è ancora oggi un gioco ottimo, anche se forse ci vuole un po' l'occhio del retrogamer per intuire il capolavoro di proporzioni bibliche che è stato qualche anno fa.
Di certo te lo sei giocato con gusto.

Note a margine:
- Ci sono alcuni momenti discretamente "wow" in 'sto gioco: la missione finale dell'assalto al Reichstag (che verrà poi ripresa in Call of Duty World at War) e la scena in cui gli ufficiali russi si mettono a fucilare i disertori sono due di questi.
- Ottima la campagna russa, passabile quella degli yankees, piuttosto deludente quella degli inglesi.
- A questo punto credi che recupererai anche Call of Duty 2 visto che è l'unico episodio che ti manca.

sabato 12 dicembre 2009

Una notte da leoni

Poche storie, la commedia del 2009 è decisamente questa!
Senza se, senza ma, senza perchè, senza però.

Una notte da leoni è un filmetto originalissimo.
C'è veramente tutto quel che serve: battute spettacolari, gag stupende e una storia che si sviluppa in maniera semplicemente geniale.
Aggiungiamoci poi un trio di protagonisti a dir poco perfetto, dei personaggi secondari ugualmente divertenti e il gioco è fatto. Heather Graham, tra l'altro, è sempre un bel vedere.
Impossibile non sganasciarsi guardando le peripezie di questi tre che, dopo un addio al celibato leggermente movimentato, si risvegliano in una suite di Las Vegas non ricordandosi un cazzo, con una tigre chiusa in bagno e non avendo la più pallida idea di dove sia finito il futuro sposo.
Da qui prende il via una storiella intrisa di una comicità di grana grossa, ma mai troppo banale o scontata.
Tutto il film è un susseguirsi di situazioni esilaranti ed imprevedibili al limite del surreale.

Insomma, c'è poco da dire, guardatelo assolutamente se volete vedere un film divertente!

lunedì 7 dicembre 2009

Assassin's Creed II

C'era del potenziale nel primo Assassin's Creed.
Uscito verso la fine del 2007, il titolo Ubisoft ci metteva nei panni di Desmond Miles, un giovane che - dopo essere stato rapito dalla misteriosa società Abstergo - veniva costretto a rivivere i ricordi di un suo lontano antenato tramite un macchinario chiamato Animus.
Il giocatore era così chiamato a impersonare Altair, un membro della setta degli Assassini vissuto in Terra Santa all'epoca della Terza Crociata.

Come si può facilmente capire, Assassin's Creed era un titolo dai toni decisamente sci-fi, a discapito di quel che poteva sembrare guardandosi qualche trailer.
All'epoca il titolo Ubisoft mi piacque in particolar modo per la componente parkour - che oggi in effetti appare un po' meno figa confrontata a quella di un Mirror's Edge - e per la spettacolare ambientazione alla Kingdom of Heaven.
La ricostruzione di Acri, Gerusalemme e Damasco era a dir poco impressionante e suggestiva. Senza contare che trovo che quello delle crociate sia uno dei periodi storici più affascinanti e meno sfruttati.
Ad ogni modo Assassin's Creed aveva i suoi bei difettucci.
Tralasciando il fatto che il sistema di controllo non era esattamente dei più reattivi e immediati (leggasi tocco di legno), il titolo Ubisoft era minato anche da una scarsa varietà di fondo nelle situazioni di gioco che, a lungo andare, lo rendevano piuttosto ripetitivo e ridondante.
Difetti neanche troppo piccoli a ben vedere, tuttavia l'ambientazione spettacolare e la storia intrigante spingevano a gustare l'avventura di Altair tutta d'un fiato, mantenendo il livello di coinvolgimento ad altissimi livelli fino all'assurdo finale.
Un finale allucinante ed apertissimo che mi lasciò ben sperare per un seguito che colmasse le lacune del primo episodio.

Su quali potessero essere l'ambientazione e il periodo storico di Assassin's Creed II la comunità videoludica si è tirata enormi segoni mentali per oltre un anno.
C'era chi parlava di epoca Maiya (bello), chi di Giappone Feudale (già visto), chi di Parigi in piena Rivoluzione Francese (spruzz), chi di San Siro durante il derby del 5 Maggio...
Poi, un bel giorno, venne annunciato che Assassin's Creed II sarebbe stato ambientato in Italia nel periodo rinascimentale e che avremmo vestito i panni di un assassino dal bizzarro nome di Ezio Auditore.
Fu una notizia piuttosto grandiosa in effetti.
Se infatti uno dei punti di forza del prequel era la ricostruzione storicamente certosina delle città della Terra Santa, era fuori di dubbio che città artisticamente e architettonicamente spettacolose come Firenze e Venezia si sarebbero prestate alla grandissima a fare da sfondo alle vicende di un Assassin's Creed.

E infatti, adesso che il gioco è uscito, c'è veramente di che rimanere a bocca aperta.
Così come il predecessore, Assassin's Creed II lascia letteralmente spaesati per la bellezza delle sue ambientazioni.
Stavolta il buon Desmond dovrà rivivere i ricordi del suo antenato fiorentino Ezio in Italia, in luoghi che ci sono familiarissimi.
Fa un certo effetto trovarsi di fronte alla Basilica di San Marco, arrampicarsi sul campanile di Giotto e ammirare estasiati la facciata di Santa Maria del Fiore.
Ed è bellissimo constatare la cura nei particolari, la bellezza di questi edifici dal valore storico incommensurabile.
Non c'è sicuramente bisogno di un videogioco mainstream per ricordare quanto l'Italia, pur essendo un paese di cazzoni, sia piena di opere d'arte che gli altri si sognano.
Però ecco, è bello vedere tutto questo in un videogame. E' quasi commovente, davvero.
Poi ovvio, trattandosi di una vicenda di fantasia non mancano piccole incongruenze, licenze poetiche e sporadiche tamarrate.
Ma veramente, giocare ad Assassin's Creed II dev'essere da pelle d'oca per quelli che vivono in una delle città riprodotte.
Gli appassionati di storia dell'arte si esalteranno come non mai, riuscendo tranquillamente a chiudere un occhio su modelli poligonali dei personaggi non proprio impeccabili e su qualche sbavatura grafica che potrebbe risultare fastidiosa in questo periodo post Uncharted 2.
Nulla di grave però, visto che l'aspetto grafico del gioco rimane complessivamente maestoso.

Fortunatamente, oltre a un'ambientazione di lusso, Assassin's Creed II regala interessanti novità anche sul fronte gameplay.
Ci sono più cose da fare, missioni secondarie da intraprendere, potenziamenti da comprare, un sacco di cazzatine da collezionare, piccoli enigmi da risolvere. La monotonia del prequel è stata qui scongiurata e ora le situazioni di gioco sono finalmente più variegate.
Ciò che prima sembrava solo accennato è stato qui sviluppato, tante cose che avremmo voluto vedere due anni fa ora ci sono.
Assassin's Creed II è un titolo decisamente più poliedrico rispetto al prequel, un titolo che offre anche un abbondante contorno insieme alla portata principale.
Impossibile non apprezzare questi indiscutibili miglioramenti in termini di struttura ludica.

Assassin's Creed II è davvero un bel gioco.
Non solo infatti riesce ad eguagliare il predecessore proponendo un'ambientazione altrettanto suggestiva, ma riesce anche a superarlo avendo fatto tesoro degli errori del passato.
Impossibile ignorare che il titolo Ubisoft abbia fatto dei notevoli passi avanti rispetto a due anni fa, sviluppando quel potenziale inespresso che tutti ci auguravamo potesse tirar fuori in un sequel fatto come si deve.
Certo magari la perfezione è ancora lontana, magari si può migliorare ulteriormente...
Ma per ora non possiamo che essere felici dell'ottimo risultato raggiunto.

Abbia ora inizio il totoscommesse sull'ambientazione del terzo episodio. Il presente parrebbe assai probabile stavolta, ma come al solito tutte le ipotesi potrebbero risultare sbagliate.
Io un'idea ce l'ho, ma se volessi esporla dovrei fare un paio di spoiler piuttosto grossi, quindi sto zitto.

Nota a margine: per una volta evitate come la peste di giocarlo in inglese. Che in effetti sentire i personaggi parlare in lingua anglofona con uno spiccato accento da pizzaiolo italo-americano è abbastanza inquietante.

martedì 1 dicembre 2009

Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo

Sono fuori tempo massimo di circa un anno e mezzo, lo so.
Ma che ci volete fare, dell'ultimo Indiana Jones è meglio parlarne a mente fredda alla fine.
Inoltre il fatto di essermelo rivisto di recente mi ha fatto ricordare che, forse, era il caso di buttare giù due righe sul blog a riguardo.

Con The Kingdom of the Crystal Skull - titolo più brutto degli ultimi otto secoli - l'ormai ultrasessantenne Harrison Ford indossa nuovamente il cappello dell'archeologo più famoso della storia del cinema.
Spielberg torna così a raccontare una storia d'avventura divertente e casinara al punto giusto.

Ambientato negli anni 50', il nuovo Indy è tutto sommato abbastanza fedele allo spirito dei vecchi film.
Ci sono i Russi al posto dei Nazisti certo, il vecchio Ford ora ha qualche ruga in più e gli alieni sostituiscono i misteri religiosi. Ma è tutto splendidamente al posto giusto, tutto gira a meraviglia.
Tutto quanto ha il sapore di "Indiana Jones". Che sembra una cosa banale da dire, ma se pensiamo che stiamo assistendo al ritorno di una saga che non faceva cucù nelle sale cinematografiche da oltre un ventennio, tanto banale non è.
Il rischio di trovare stravolgimenti agghiaccianti c'era.
E invece guardare The Kingdom of the Crystal Skull è un po' come partecipare a una rimpatriata delle superiori e constatare che tutti gli ex compagni di classe, anche se sembrano cambiati e invecchiati, sotto sotto rimangono sempre i soliti adorabili coglioni dei tempi del liceo.

E' un film che diverte il nuovo Indy.
Ci sono sequenze d'azione fracassone quanto basta, alcune gag memorabili e qualche gradito ritorno.
Bello poi il rapporto padre-figlio tra Indy e Mutt, che richiama in parecchi momenti quello visto tra Harrison Ford e Sean Connery ne L'Ultima Crociata. Solo che stavolta è Indy a interpretare il ruolo di vecchio scorreggione.
Buona la prova recitativa di Shia Lebouf che si conferma un giovane attore di discreto talento.

Ovvio, ogni tanto c'è qualche scena eccessivamente assurda, probabilmente figlia del cinema anni 2000, ma non dobbiamo mai dimenticarci che in fin della fiera anche i vecchi Indiana Jones avevano questo stile un po' cazzaro.

Un bel film d'avventura quindi. Un ritorno riuscitissimo che riporta sotto i riflettori un personaggio icona senza scivoloni e senza figuracce. E lo fa in modo semplice, miscelando con sapienza azione, ironia e spettacolarità, evitando anche di prendersi troppo sul serio.
Poi certo, a livello nostalgico la trilogia originale non verrà mai superata e penso che sia anche per questo che a molti questo film è piaciuto poco.
Ma The Kingdom of the Crystal Skull riesce oggettivamente a uscire dal confronto a testa alta e senza ossa rotte.

lunedì 30 novembre 2009

venerdì 27 novembre 2009

V


Finita la prima parte del remake di Visitors.
Prima parte che, come già detto, consiste in quattro episodi risicati che sono stati mandati in onda nel mese di Novembre. Per vedere la continuazione di questa serie tv fantascientifica ci toccherà aspettare Marzo 2010, quando saremo tutti presi malissimo con la stagione finale di Lost e ce ne fregherà poco o un cazzo di questi alieni invasori.

Ad ogni modo V è una serie che, a giudicare da questo incipit, pare meritare parecchio.
Non ho mai visto le vecchie serie di Visitors, quindi non posso stare a fare paragoni, tuttavia posso tranquillamente dire che questi quattro episodi pongono delle premesse piuttosto croccanti per gli sviluppi futuri.
Buono il cast e buoni i personaggi, sia quelli primari che quelli secondari.
Ottimi persino gli effetti speciali che francamente non mi aspettavo così curati.
Al di là della questione degli alieni che si fingono amichevoli ma che in realtà vogliono farci la pelle, ho trovato interessantissime un paio delle sotto-tematiche affrontate: quella religiosa e quella sull'etica giornalistica.

Ovvio, prima di dare giudizi definitivi bisogna aspettare un po'.
In questi episodi hanno messo un sacco di carne al fuoco, forse anche più del necessario.
Inoltre c'è la sensazione che abbiano accelerato i tempi, probabilmente a questa serie avrebbe giovato un avvio meno affrettato e più lento.
Succede veramente di tutto e mi chiedo se non avrebbero fatto meglio a conservare qualche rivelazione per il futuro.
Ma in fondo pace, resta da vedere come si svilupperà tutto l'ambaradàn.
In ogni caso, almeno per il momento, V è una serie televisiva che promuovo a pieni voti.

martedì 24 novembre 2009

Juno

Alla buon'ora sono riuscito a recuperare Juno, film che avevo nella lista della "roba da vedere" da tempo immemore!
Nonostante le mie aspettative fossero discretamente alte non sono rimasto per nulla deluso.
Sì perchè il buon Jason Reitman, figlio di quell'Ivan che negli anni 80' sfornò Ghostbusters, ha tirato fuori dal cilindro un film che nel suo genere è un piccolo capolavoro.

Juno racconta la storia di questa sedicenne (chiamata appunto Juno) che rimane incinta durante una serata di pastrugnamento con un suo coetaneo. Seguono paura, delirio e i soliti casini.
Dopo un attimo di titubanza Juno decide di non abortire e di dare il figlio in affidamento subito dopo che avrà partorito. Incontra così una coppia di potenziali genitori: due personcine irreprensibili, affiatate, solari e desiderose di avere un pargolo tutto loro.
Almeno in apparenza, certo.
Il film racconta quindi quello che accade a Juno nei nove mesi di gravidanza.
Accadranno fatti, si diranno cose.
Qualcosa è prevedibile e banale, qualcos'altro meno.

Raccontato così, Juno è un film che non sembra offrire nulla di nuovo.
E in effetti sotto certi punti di vista sembra quasi superficialotto.
L'atmosfera del film potrebbe apparire troppo pucciosa, allegra, incapace di trasmettere quella tensione drammatica che ci si aspetterebbe.
Ma questa particolarità, che qualcuno potrebbe vedere come un difetto, io preferisco vederla come uno dei punti di forza della pellicola.
Alla fine stiamo parlando di un film che vuole chiaramente mantenersi su toni abbastanza frivoli e quasi da commedia adolescenziale per non risultare troppo pesante e opprimente.
Inoltre è bizzarro notare come il film di Reitman appaia decisamente scanzonato in determinate situazioni, ma dannatamente realistico ai limiti del cinismo in altre.
Fateci caso: Juno è un film adolescenziale che si comporta come un adolescente.
Facendo un esempio, certe sparate della protagonista appaiono talmente assurde da sembrare quasi degne di una commedia, da farti chiedere se questa c'è o ci fa.
Ma in realtà è proprio questo il bello: Juno ha sedici anni, si rende conto solo a sprazzi di ciò che le sta accadendo. Non perché é stupida o immatura per l'età che ha, semplicemente non é ancora pronta per questa cosa.
In certi momenti sembra avere piena coscienza della sua situazione, altre volte pare quasi prendere tutto sottogamba.
Stiamo parlando di una pellicola con una propria identità, una pellicola che ruota tutta intorno al carattere della sua protagonista ed è assai meno superficiale di quel che potrebbe sembrare a una prima visione distratta.

Un film adolescente quindi, un'opera che ti rimane dentro non tanto per quel che ha da dire, ma per come lo dice.
Ciò che piace e colpisce della pellicola di Reitman è infatti il modo in cui la vicenda viene raccontata.
Gag che si trovano sempre nel punto giusto, battute simpatiche, trovate interessanti dietro la macchina da presa. E' un film girato in maniera impeccabile, con una sceneggiatura solida.
E' veramente incredibile come anche una storia in apparenza scontata e prevedibile possa trasformarsi in cinema di ottima qualità.
Che poi, tra parentesi, Juno è un ottimo film anche perchè è quasi totalmente privo di quel moralismo stucchevole che ci si potrebbe aspettare da un film del genere. C'è solo un lieve accenno di messaggio antiabortista verso l'inizio, ma nulla di eccessivamente fastidioso o antipatico.

Bravissimi poi gli attori, capaci di rendere adorabili anche personaggi in verità abbastanza piatti e stereotipati.
Applausi a scena aperta per la protagonista Ellen Page, bravissima per davvero oh!
L'avevo vista solo nel ruolo di Kitty Pride in X-Men: Conflitto Finale e sinceramente non mi aveva colpito per nulla.
Tutti a parlarmi di questa sua interpretazione magistrale in Juno e io lì a inarcare il sopracciglio perplesso. E invece mi devo ricredere, ha recitato veramente da Dio.

L'adolescenza è un'età interessante da raccontare.
Di film di merda su questo periodo della vita purtroppo ne vediamo a iosa.
In Italia poi ne sappiamo qualcosa in più degli altri, visto che siamo sommersi ciclicamente da quintali di troiate che ci vengono propinate dal buon Moccia. Troiate che spesso ci vengono vendute come roba seria e profonda tra l'altro. Tristezza.
Juno comunque fa eccezione, svetta sopra tutti gli altri e si pone come uno dei film adolescenziali più interessanti degli ultimi anni.
E' una pellicola che racconta la storia di una ragazza, una ragazza che deve affrontare qualcosa che forse è troppo grande per lei. Racconta questa storia in modo semplice, fresco, per nulla tedioso.
Alla fine è solo un film, certo, di sicuro una situazione del genere nella vita vera è molto ma molto ma molto più un casino.
Ma che gran bel film però.

sabato 21 novembre 2009

New Super Mario Bros Wii

I Mario in 2D vanno gustati.
Mai giocarli troppo in fretta, mai spararseli alla goccia.
Come fa un sommelier con un buon bicchiere di vino bisogna prima sentirne l'aroma e poi sorseggiarli con calma.
Perchè i Mario bidimensionali sono sempre la sintesi di ciò che è il videogioco puro, senza fronzoli, fatto tutto di giocabilità.
Sono dei manuali di game design e di passione videoludica.

New Super Mario Bros Wii espande e migliora l'episodio per DS uscito qualche anno fa.
Magari non innova, magari non avrà una veste grafica da mascella a terra, tuttavia è un gioco divertentissimo come solo un Super Mario sa essere.
I livelli sono dei veri capolavori. Pieni di chicche, percorsi segreti, scelte di game design semplici ma allo stesso tempo geniali. E ci sono tutte quelle minchiatine che rendono i platform mariosi adorabili.

Sono questi i giochi che voglio vedere su Wii, è questa la prova che Nintendo la roba bella sa ancora tirarla fuori quando vuole.
E' questo che vogliamo dai videogiochi che escono per una console della grande N.
Vogliamo giocare col sorriso stampato sulla faccia, vogliamo giochi che ci facciano dire "ancora un livello e poi spengo", salvo poi trovarci con il wiimote in mano per altre due ore perchè non c'è un cazzo da fare, un livello tira l'altro.

Piccolo appunto.
New Super Mario Bros per DS è ritenuto un po' da tutti un Mario bello e senz'anima.
Che boh, francamente non lo so se sia vero o meno.
Forse è anche colpa del fattore nostalgico, alla fine chi se la dimentica roba come Mario World e Mario Bros 3? Come fai a paragonare qualcosa a queste due pietre miliari? E' impossibile, la nostalgia annichilisce qualunque concorrente moderno.
Io dico soltanto che se tutti i giochi senz'anima fossero come New Super Mario Bros il mondo sarebbe un posto migliore XD
La verità è che New Super Mario Bros era un videogioco della madonna se preso per quello che era e contestualizzato nel momento storico in cui è uscito, senza stare a far paragoni con le leggende della nostra infanzia.
In ogni caso chi si lamentava dell'eccessiva facilità dell'episodio per DS è stato accontentato: l'episodio per Wii è decisamente più tosto e appagante.

Quindi bando alle ciance!
Se amate i videogiochi, se pensate che i platform non debbano morire, se odiate Wii Fit e se siete un po' dei vecchi scorreggioni nostalgici come il sottoscritto, New Super Mario Bros Wii è il gioco da avere.
Non sarà ancora un New Super Mario World certo, ma stavolta ci andiamo vicini. Tanto è vero che c'è pure Yoshi.
E ora aspettiamo Galaxy 2.

venerdì 20 novembre 2009

Martedì 2 Febbraio 2010

Non ci sarò per nessuno.
Sappiatelo.

Non credo ai miei occhi

Non è un fake, ragazzi.
Cioè, rendetevi conto: NON E' UN FAKE!!!

giovedì 19 novembre 2009

Io amo Nintendo

Perlomeno quando si degna di sfornare un nuovo episodio di Mario in 2D su una console casalinga che ha disperatamente bisogno di giochi decenti.
Un nuovo episodio di Mario che, tra l'altro, sembra pure succulento.
E poi di questi tempi giocarsi un platform bidimensionale è un'occasione rara che non bisogna lasciarsi scappare.

Il cappellino è un regalo di quelli di Ultragames. Un bel cappellino tra l'altro.
Cioè, intendiamoci, non lo metterò mai, che in effetti andare in giro con il berretto di Super Mario è una cosa fin troppo da nerd anche per un super nerd come me.
Però è bello lo stesso e fa molto "Io amo Nintendo" XD

lunedì 16 novembre 2009

Call of Duty: Modern Warfare 2

Parliamo ancora dell'ultimo Call of Duty, lasciando stavolta perdere le discussioni sull'ormai famosa missione dell'aeroporto e concentrandoci sul gioco vero e proprio.
Sappiate comunque che se l'argomento del post dell'altro giorno vi interessa se ne parla in maniera competente ed esaustiva anche nel secondo episodio di Outcast.

Che dire, Modern Warfare 2 è esattamente quel che mi aspettavo, vale a dire un Call of Duty 4 migliorato sotto tutti gli aspetti.
Come già accennato in un altro post la campagna in singolo è a dir poco adrenalinica e presenta alcune missioni caratterizzate da un livello di eccellenza discretamente alto.
Modern Warfare 2 è tendenzialmente meno impegnativo rispetto agli altri episodi della serie. Ciò non significa che sia diventato un titolo facile, certe missioni riusciranno a tirarvi scemi il giusto. Non voglio pensare ad esempio a come possa essere la devastante missione delle favelas giocata a difficoltà veterano.
Tutto è comunque molto intrippante ed è supportato da una struttura ludica che rende veramente gustosa la progressione.
Quello che potrebbe magari dare un po' fastidio è l'eccessiva pacchianità di alcune missioni. Parlo in particolare di quelle ambientate sul suolo americano che qualche giocatore potrebbe trovare fin troppo sopra le righe. Nulla di grave comunque, anche perchè dopo aver visto 2012 le americanate di Modern Warfare 2 sembrano un nulla.
Bisogna dire poi che il rapporto missioni fighe/missioni pacchiane è decisamente a favore delle prime, quindi in fondo chissenefotte.
Carine anche le sezioni a bordo di veicoli che servono a garantire un po' di varietà e a dare un bel ruzzo al fattore "wow".
Altra cosa figa è l'uso del rallenty durante le irruzioni, che mi pare sia una novità di questo capitolo e non mi ricordo che ci fosse anche nei giochi precedenti. Se sbaglio sentitevi liberi di correggermi e di umiliarmi.

Diversamente da quel che si dice in giro ho trovato la storia che fa da collante alle varie missioni abbastanza comprensibile. Anche interessante a modo suo, pur non discostandosi di certo da quella di decine di action movie fatti con lo stampino.
Se Modern Warfare 2 fosse un film non ci sarebbe nulla di nuovo sotto il sole. Ma è un videogioco, quindi va bene anche così.
I briefing incasinatissimi comunque andrebbero un attimino rivisti, ma penso che ormai siano un marchio di fabbrica.

Oltre alla campagna in singolo c'è poi una nuova e bellissima modalità chiamata "Operazioni Speciali".
Giocabile sia in single che in cooperativa, tale modalità consiste in una serie di sfide che riprendono alcuni dei momenti chiave della campagna in singolo. Se si completa una di queste micro-missioni si ottiene una valutazione che varia da una a tre stelle a seconda del livello di difficoltà, del tempo impiegato, della precisione e così via.
Le missioni proposte variano da quelle in cui si deve difendere una posizione a quelle in cui bisogna far fuori un determinato numero di soldati nemici, fino ad arrivare a corse contro il tempo a bordo delle motoslitte. C'è veramente di tutto.
La roba figa di queste operazioni speciali è che consentono di rigiocarsi certe porzioni di di gioco particolarmente esaltanti senza essere costretti a rispararsi tutta una missione da capo.
Ovviamente consiglio di giocare questa modalità solo una volta completata la campagna visto che c'è il rischio di spoilerarsi alcune ambientazioni.

Ma il piatto forte di ogni Call of Duty che si rispetti, lo sappiamo, è il multiplayer!
Bene o male anche qui ci troviamo di fronte a un Call of Duty 4 ampliato in tutto e per tutto.
Ci sono i perk, ci sono le armi customizzabili con mirini, silenziatori, mimetiche e quant'altro, ci sono i bonus sbloccabili dopo una serie di uccisioni...
Come al solito in questa modalità non sono presenti trofei o achievement da sbloccare, ma non disperate visto che la struttura del multiplayer è talmente ingrifante, con tutte le sue sfide, la sua roba da sbloccare, i livelli e così via, che il tasso di assuefazione risulta alto anche per i drogati di gamerscore.
Leggo in giro che a molti le nuove mappe non piacciono. Boh, io francamente non le trovo così brutte. Più che altro devo ancora farci l'abitudine.
Chi si lamenta dell'eccessivo camperaggio comunque dovrebbe cambiare gioco, eh! E' un gioco di guerra, che male c'è ad appostarsi bene e mettersi a cecchinare gli sprovveduti che ci passano davanti?
Ovviamente, vista la popolarità del franchise, l'online è frequentatissimo, soprattutto in questi primi giorni.
Fa sorridere che Modern Warfare 2 dovrebbe essere un titolo 18+ ma tutti gli italiani che ho incontrato si aggiravano intorno ai dieci anni a giudicare dal tono di voce. E vabbè oh, che ci vogliamo fare?

Insomma, aspettative soddisfatte.
Se cercate un FPS polposo troverete pane per i vostri denti.

domenica 15 novembre 2009

2012

Parliamo di questo ennesimo disaster movie diretto da quel grandissimo menagramo di Roland Emmerich.
Stavolta il casino non viene provocato da una nuova glaciazione, da qualche alieno o da Godzilla, in questo caso è il sole che provoca l'ennesima catastrofe naturale e fa fare alla Terra la fine di un piatto di lasagne infilato nel forno a microonde.

2012 segue i clichè tipici di tutti i disaster movie girati fino ad oggi.
C'è lo scienziato che HA CAPITO TUTTO, c'è lo scrittore sfigato (ma soprattutto divorziato) con due figli che non lo possono vedere e una ex moglie che viene bombata da uno che è ancora più sfigato di lui, ci sono le macchiette comiche, c'è l'immancabile presidente degli Stati Uniti che come al solito è una gran brava persona dai saldi principi morali che nemmeno Gesù Cristo incrociato con Gandhi...
Insomma ci sono proprio tutti, come da programma.

A un certo punto inizia un gran casino, la crosta terrestre svariona, si sfascia tutto, c'è un'eruzione vulcanica della madonna, la terra si apre in due come una cozza, boom, crash, kaboom, aaaargh!
Ed è tutto un fuggi fuggi, è tutto un vai di qui e vai di là, piglia l'aereo, pigliane uno più grosso, fermati al distributore, ah no cazzo non possiamo che sta bruciando tutto.
Il bello è che come al solito mentre tutto esplode, crolla, affonda, erutta, l'auto del protagonista non si fa un cazzo e se la continua a viaggiare, anche con una ruota sola.
Gli aerei poi possono atterrare ovunque, e in ogni caso la pista rimane sempre intatta, anche se tutto intorno è il degenero.

Ma non preoccupiamoci.
Per fortuna i Governi ci hanno pensato a una soluzione, che mica è vero che i politici vanno solo a trans e a battone, uè!
I paesi del G8 hanno fatto costruire delle Arche iper-resistenti dalla bassa manovalanza cinese (giuro che non mi sto inventando nulla) in cui salvare una piccola parte dell'umanità. Per chi fosse interessato ad imbarcarsi il prezzo del biglietto ammonta alla modica cifra di un miliardo di euri.
E allora tutti a cercare questi cazzo di barconi mentre ogni continente si allaga ed è lì che capisci che probabilmente questo film è il prequel di quella gran vaccata di Waterworld!
Alla fine qualcuno si salva, tutti gli altri crepano.
Il premier italiano muore, perchè preferisce rimanere a pregare insieme alla gente disperata piuttosto che salvarsi le chiappe. Gli crolla addosso tutta la cupola di San Pietro, con il Papa dentro.

Comunque se al posto dei barconi in stile profughi albanesi hi-tech avessero messo delle astronavi abnormi il film ci avrebbe guadagnato in spettacolarità. Se dovevate fare un'americanata potevate farla bene, no?
Chiudo dicendo che comunque gli effetti speciali sono discretamente wow e che ovviamente i Maya erano tutti interisti.

sabato 14 novembre 2009

L'uomo che fissa le capre

Filmetto interessante e molto particolare, L'uomo che fissa le capre è una piacevolissima commedia con un cast di classe.
Gentucola come Ewan McGregor, George Clooney, Kevin Spacey e Jeff Bridges. C'è anche Charlotte di Lost che fa una comparsata.

Una pellicola bizzarra, in cui spicca un Clooney eccelso.
Il mio concittadino tira infatti fuori un'interpretazione riuscitissima e decisamente sbroccata. Il suo Lyn Cassady è un personaggio gigione semplicemente irresistibile.
Una prova recitativa che mi ha ricordato vagamente quella di Burn After Reading: che, per inciso, era ottima, peccato che il film mi abbia fatto un bel po' cagare.

L'uomo che fissa le capre è un film da vedere insomma, una bella commedia che riesce a distinguersi dalla massa con un umorismo così peculiare è una roba sempre gradita.
Tra l'altro ottimo il fatto che riesca a proporre un marasma di citazioncine succulente che faranno andare in brodo di giuggiole i fan di Star Wars.
Perchè sì dai, il mondo avrebbe davvero bisogno degli Jedi! XD

lunedì 9 novembre 2009

Tekken 6: recensione a muzzo

Eccoci qua!
Il tamarrissimo Tekken è giunto alla sua sesta edizione, che poi in realtà sarebbe l'ottava contando anche Tekken Tag Tournament e Tekken Dark Resurrection.

Uhm, dunque...
Vi dirò, sebbene sia l'episodio meno riuscito della serie, mi piaciucchia!
Alla fine, nonostante graficamente sia poco più che un Tekken 5 leggermente pompato, nonostante la Campagna sia una cosa da far ribrezzo, nonostante la trama si prenda veramente (ma veramente!) troppo sul serio, mi sto divertendo.
Boh, sicuramente i picchi del terzo e del quinto episodio sono parecchio lontani, ma alla fine a Tekken gli voglio bene.
Oh, gioco a Tekken da quando ero alto così, non so se mi spiego!
Quindi ben vengano quattro calci tirati in compagnia di personaggi esteticamente impresentabili, ben vengano le combe assurde tra mille esplosioni colorate e Law che si lancia in un tripudio di "uatà, uatà, uaaaaaaaaaah" che neanche Bruce Lee contro Chuck Norris.
Ben venga un picchiaduro caciarone senza troppe pretese, da prendere così come viene, alla cazzo, anzi no, a muzzo.
Perchè è giusto così.

In sostanza: Tekken 6 fa veramente cagare, è praticamente un Tekken 5.5, non compratelo. Pigliatevi Street Fighter 4 piuttosto, che è un picchiaduro serio.
Tekken 6 è brutto, non aggiunge nulla di nuovo al genere dei picchiaduro a parte una trama fracassamaroni e una modalità Campagna con un gameplay che avrebbe fatto cagare già nel 99.
E online và di merda.
E dei nuovi personaggi si salva solo il trippone.
Però ecco, a me Tekken 6 sta piacendo. Mi sto sparando anche la Campagna, pensa te. E mi sa che anche adesso ci faccio una partitella. Boh, mi piace e non so perchè!

Voto: tra il 4 e l'8, dipende se avete mangiato pesante o no.

Che poi tanto cosa cazzo me ne frega che domani arriva Modern Warfare 2 e sarò troppo impegnato a sparare ai terroristi interisti...

Commento alla foto in apertura: se state giocando a un picchiaduro e non vedete nessuna delle lottatrici mostrare le mutandine esibendosi in un calcio rotante bè... Non state giocando a un picchiaduro!
O quantomeno non state giocando a un picchiaduro giapponese. Cosa impossibile tra l'altro.

domenica 8 novembre 2009

Death Note

Death Note è uno di quei manga che andrebbero letti di filata, senza fermarsi per un mese o due aspettando che esca il volume successivo.
Non tanto perchè è un'opera complessa o eccessivamente cervellotica, alla fine stiamo sempre parlando di uno shonen, ma perchè effettivamente si tratta di un manga che gustato tutto d'un botto rende molto di più, almeno secondo me.
E' un manga breve, dodici numeri e stop.
Un pregio forse, visto che in questo modo finisce prima che inizi a risultare troppo ridondante. Ed effettivamente la sua storia non si presta a una durata biblica alla One Piece, diciamocelo.

Di Death Note se ne parla tantissimo in ogni dove.
C'è chi lo osanna e chi lo definisce una porcata.
Personalmente penso che sia uno shonen che parte alla grandissima, si perde un po' verso la metà e si risolleva nei numeri finali.
Anche la seconda parte del manga, che in effetti mi aveva fatto inizialmente storcere il naso, risulta nonostante tutto godibile come la prima, sebbene il personaggio forse più interessante di tutta la storia sia uscito di scena.
E in ogni caso trovo sbagliato giudicare questo manga dividendolo in due parti, preferisco dare un giudizio globale.

Qualche nota stonata ad ogni modo Death Note ce l'ha.
Se è infatti vero che si tratta di uno shonen pieno di colpi di scena e di diverse genialate, è anche vero che ha come difetto quello di avere qualche personaggio un po' troppo logorroico tendente a lasciarsi andare a degli spiegoni che, pur necessari per comprendere cosa minchia sta succedendo, finiscono per essere un po' tediosi.
Ma è comunque un difetto marginale, che probabilmente non è nemmeno un difetto oggettivo a pensarci bene, poichè il bello di questo manga consiste anche nel godersi i piani contorti architettati da Light, Elle, Near e compagnia bella per fottersi a vicenda.
Di Death Note si può dire di tutto ma non che sia poco avvincente!

Ho trovato poi ottimo il finale, che a molti non è piaciuto, ma che dal mio punto di vista è assolutamente in linea con il messaggio che il manga vuole trasmettere.
Poi bè, è stato bello vedere quell'odioso perfettino saccente di Light sbroccare completamente dopo averlo preso allegramente nel culo!

In definitiva ne consiglio caldamente la lettura.
Tra l'altro, non so perchè, ma trovo che questo manga sia accessibile ed estremamente godibile anche per chi non è troppo avvezzo alle giapponesate varie.
Probabilmente per lo stile dei disegni o per il modo realistico con cui racconta una storia chiaramente poco plausibile.

venerdì 30 ottobre 2009

Halo 3: Orbital Drop quella roba lì

Inizi a giocare ad Halo 3 ODST e dopo due minuti ti accorgi che hai a che fare con un grandissimo capolavoro.
No, aspetta, ho detto una cazzata...
Inizi a giocare ad Halo 3 ODST e rimani un po' perplesso.
Che é tutto troppo buio, che quel visore ti sta giá sulle palle, che la cittá di New Mombasa l'han fatta proprio insipida e soprattutto che hai appena finito di giocare a quel capolavoro grafico di Uncharted 2 che per quanto riguarda l'aspetto estetico è una roba tutta frizzi e lazzi.
E oggi, a fine 2009, la grafica di Halo 3 ti puzza effettivamente di muffa. E dire che due anni fa eri uno dei quattro stronzi che la difendeva.

Ma poi, superato l'incipit zoppicante, Halo 3 ODST pian piano ingrana. Lentamente inizia a prenderti, torna un po' di luce, le situazioni di gioco diventano interessanti, si fanno saltare in aria delle cose, c'è qualche bella ambientazione...
Insomma Halo é sempre Halo. E diverte.
ODST é un po' un Halo 3 visto da una prospettiva diversa. Se siete fan della saga vi piacerá, anche se è innegabile che 'sto gioco non c'abbia troppa voglia.
E ora attendiamo tutti Halo Reach!

giovedì 29 ottobre 2009

Cazzuola Contest - October 09


Bentornati, amici sportivi, al consueto appuntamento annuale con il Cazzuola Contest!
Quest'anno le sbafate di cazzuola sono iniziate con leggero anticipo rispetto al solito. Non ce ne lamentiamo eh, anzi!
Probabilmente ci sarà un secondo round entro un mese tra l'altro!
Bella lì, vi lascio come sempre con le solite foto di rito che non hanno bisogno di troppe spiegazioni ma solo di un bel bicchiere di vino rosso che le accompagni.
Che la carne di porco sia con voi!

domenica 25 ottobre 2009

Per la serie: giochi che passano in sordina

Giusto oggi ho scoperto dell'esistenza di questo gioco uscito proprio in questi giorni su 360 e PS3.
Borderlands è un interessantissimo miscuglio di generi.
E' essenzialmente uno sparatutto in prima persona free roaming con una struttura rpg alla Diablo.
Stilisticamente è a dir poco notevole: sembra di vedere un Fallout 3 in grafica cel shading!
Insomma, pare proprio bello. Così a occhio mi ispira veramente tanto, pondererò l'acquisto.
E dire che fino a ieri non sapevo nemmeno che esistesse questo Borderlands!

venerdì 23 ottobre 2009

Super Return of the Jedi

Il post dell'altro giorno mi ha fatto venir voglia di ripescare uno di questi tre giochini che tanto mi piacquero quando ero un giovane scugnizzo. Sto parlando ovviamente di Super Star Wars, Super Empire Strikes Back e Super Return of the Jedi.
Alla fine la scelta è caduta su quest'ultimo.
Diciamo due parole và, visto che son qui con l'influenza e devo trovare qualcosa da fare per riempire il tempo.

Super Return of the Jedi è il terzo episodio della trilogia di Super Star Wars.
E' ovviamente il titolo ludicamente migliore e più completo del trittico, oltre che il più recente.
Meno frustrante e impegnativo dei due predecessori, ne ricalca il gameplay in tutto e per tutto alternando fasi sparatutto/platform a sessioni di gioco a bordo di veicoli.
Presenta poi un buon numero di personaggi selezionabili. Oltre a Luke, Han e Chewie qui potrete utilizzare anche Leia e Wicket l'Ewok, probabilmente uno dei personaggi di Star Wars più odiati dopo Jar Jar Binks.

Luke ovviamente si farà largo tra i livelli utilizzando la sua nuova spada laser color verde pisello, dato che quella azzurra che appartenne al suo vecchio è finita chissà dove insieme alla sua mano destra.
Ma non solo, utilizzando il buon vecchio Skywalker avrete a disposizione anche svariati poteri della Forza da utilizzare a vostro piacimento. Guarigione, controllo remoto della spada e così via... Le solite cosette.
Leia poi potrà essere utilizzata in tre versioni diverse: cacciatrice di taglie, schiava e combattente ribelle. Ovviamente a seconda dell'abito cambierà anche arma e stile di combattimento.
Han e Chewie invece vanno solo di blaster, mentre Wicket l'Ewok ammazza gli Imperiali con il suo bell'arco di legno (don't ask).

Giochino simpatico questo Super Return of the Jedi.
Pensavo fosse il tipico titolo che, a distanza di anni dall'ultima partita, mi avrebbe fatto schifo. E invece no, si lascia giocare davvero con piacere e non è nemmeno brutto da guardare.
Da sentire invece è ancora oggi una figata, non c'è nulla da fare, le musiche fanno sempre la loro porchissima figura.
Come retrovoto direi che un bell' 8,5 ci sta.
Poi oh, oltre al fattore nostalgia bisogna tenere conto del fatto che quando si parla di Guerre Stellari io sono schifosamente di parte, lo sapete. Basta darmi tra le mani un videogame in cui si usa una spada laser e non capisco più un tubo.

mercoledì 21 ottobre 2009

Le mie console [2]: Super Nintendo

Signori, fate un bell'inchino, perchè qui si inizia a fare sul serio.

Il modo in cui il Super Nintendo arrivò sotto il mio tetto è abbastanza curioso.
Inzialmente infatti io non dovevo essere un Nintendaro, ma un Segaiolo.
Andiamo con ordine.
Nell'anno del Signore 1992 ero un giovane ma promettente videogiocatore, possessore del Game Boy da quasi un anno. Mi trastullavo alla grande con Mario Land ma ovviamente la mia curiosità iniziava ad essere stuzzicata dalle console "serie", quelle che si attaccavano al televisore e che avevano giochi uguali a quelli da bar. Vabbè, uguali magari no, ma a quell'età il concetto di arcade perfect mi era un tantinello estraneo.
Nel Settembre 1992 sbavavo letteralmente dietro al Mega Drive di SEGA, del quale all'epoca impazzavano su Bim Bum Bam degli spot tipo questo. Sì ok, c'erano anche le mitiche pubblicità con Jerry Calà (libidine!) ma ho linkato questa perchè c'è Roberto Ceriotti!
Il Mega Drive sembrava veramente la console definitiva e poi c'era quella figata di Sonic che, diciamocelo, era decisamente più cool di Super Mario.
Essì, era proprio il 1992, solo negli anni 90 Sonic poteva essere ritenuto una cosa cool...

Insomma, avrete capito com'era l'andazzo.
Al mio povero babbo spaccavo i coglioni ventiquattr'ore su ventiquattro perchè mi regalasse un Mega Drive.
Alla fine cedette ai miei ricatti e mi disse che la console SEGA (che per la cronaca si pronuncia proprio "sega", non "siga" come dicevano alla TV) me l'avrebbe portata Babbo Natale il 25 Dicembre. Sì, a sette anni credevo ancora a Babbo Natale, che cazzo avete da ridere?

L'autunno passò e verso l'inizio di Novembre o giù di lì l'attesa iniziò a diventare piuttosto insostenibile.
Ma...
Una bella sera il mio vecchio tornò a casa con una rivista.
La leggendaria e mai troppo lodata Game Power!
Mio padre mi raccontò che aveva visto che su quel numero si parlava del lancio in Italia di una nuova console Nintendo, il Super Nes.
Come il Mega Drive, il SNES era una console a 16 bit (non che all'epoca sapevo cosa minchia volesse dire, e a pensarci bene non sono sicuro di saperlo manco adesso), si attaccava alla TV e, cosa più importante, aveva dei giochi a dir poco pazzeschi.
Sfogliai quel numero con la bava alla bocca, guardando le immagini di tutti i giochi per Super Nintendo.
Mio padre si lesse avidamente la recensione (o forse l'anteprima, boh) di Super Star Wars, gioco che sembrava interessargli parecchio. Io a quei tempi non avevo ancora visto il primo Guerre Stellari quindi non è che me ne fottesse troppo. So che sembra incredibile, ma è così.
Insomma, ora delle nove di sera avevamo già deciso: fanculo al Mega Drive, il barbuto vestito di rosso doveva portarmi il Super Nintendo, che quel Mario World pareva veramente una roba più figa di Shay Laren in lingerie.

Fu un periodo di hype pazzesco.
Il Super Nintendo usciva in Italia proprio in quei giorni e ricordo che sotto le feste facevo i giri dei supermercati e dei negozi, con i miei che andavano a comprare i regali per il parentame e io che mi piazzavo sotto ai totem per provare Super Mario World.
A Natale infine il Super Nintendo arrivò assieme al gioco dell'idraulico, a Super Ghouls'n Ghost e a Street Fighter 2.
Fu una goduria, un tripudio.
Su Super Mario World potrei stare qui a tessere le lodi per giorni interi, ma non lo faccio perchè penso che ormai la grandezza di questo gioco sia nota a tutti. Cioè, è un po' come dire che la Divina Commedia è un capolavoro della letteratura. Si sa, dai, si DEVE sapere!
Street Fighter 2 invece non avevo idea di cosa minchia fosse.
Che è 'sta roba? Come funziona?
Il tempo di inserire la cartuccia nella console e me ne innamorai. Il mio primo picchiaduro, ragazzi. Ricordo che ci passai la serata di Santo Stefano, arrivando fino a Bison ma non riuscendo a batterlo! Forse quella sera tirai giù il primo cristone della mia vita, cristoni che anni dopo avrebbero conosciuto nuovi livelli di blasfemia grazie a quel gran figlio di una troia slava di Seth, boss finale di Street Fighter 4.
Purtroppo non riuscii a godermi appieno l'altro capolavoro Capcom, quel Super Ghouls'n Ghost tanto bello quanto difficile per un bambino di sette anni come me. Talmente difficile che qui non c'era nemmeno il tempo per cristonare.

Fu un grande periodo quello.
Non solo provai giochi strepitosi come F-Zero, Turtles in Time, Final Fight (anche se la conversione SNES faceva un po' cagare) e Mario Kart, ma iniziai anche a leggere Game Power, che iniziò a darmi i primi rudimenti per cementare la mia passione per i videogiochi.
Imparai che esistevano giochi belli e giochi di merda, compresi finalmente che dietro a quei "giocattoli elettronici" c'era tutto un mondo fatto di passione.
Una vera e propria cultura del medium videoludico che non immaginavo nemmeno esistesse vedendo in TV le pubblicità con Jerry Calà.

All'epoca le riviste come Game Power riuscivano veramente a trasmettertela la passione per i videogiochi, pochi cazzi.
Imparai la differenza tra giochi PAL e NTSC, imparai che se volevo giocare ai giochi giapponesi dovevo dotarmi di un adattatore, antenato dei più moderni Free Loader.
Un sacco di giochi li recuperai infatti in versione giapponese (Turtles in Time e Mario Kart ad esempio), visto che all'epoca a Como certi negozi trattavano anche roba import.
Forse per la prima volta compresi che certi videogiochi erano molto più belli se giocati in due. Quante scazzottate a Street Fighter 2 con il mio amico Simone, per non parlare della diatriba Mortal Kombat vs Street Fighter che entrò in voga un annetto dopo.

Cominciai anche ad avvertire un certo fascino per i giochi vecchi, iniziando così a manifestare i primi sintomi della mia malsana passione per il retrogaming.
Spesso il pomeriggio dopo la scuola andavo a casa del mio amico Carlo che aveva un NES. Mi divertivo un casino a provare quei giochi della vecchia guardia, decisamente meno gradevoli alla vista di quelli del mio Super Nintendo, ma stranamente interessanti e affascinanti.
Pensate che Carlo aveva anche quella spettacolare cartuccia di Zelda placcata in oro. Questa qui insomma.
E sapete qual è il bello?
Un giorno anche a Carlo regalarono il Super Nintendo. Siccome il vecchio Carletto ne aveva le palle piene del suo NES mi disse che, se volevo, potevo prendermelo con tutti i giochi, che tanto a lui non gliene fregava un tubo.
Tutto questo gratis o.O
Ovviamente i miei genitori dissero categoricamente di NO!
Fu così che (purtroppo per me) la giustizia trionfò e il Nintendo Entertainment System del Carlo andò a Simone, ancora sprovvisto di una console casalinga.
Tutto bene quel che finisce bene, ma è inutile dire che mi mangio le mani ancora oggi! Spero proprio che Simo lo conservi ancora bene quel dannatissimo NES! XD

E vabbè...
Arrivò il Giugno 1993, mese importantissimo per la mia formazione nerdica.
Recuperai infatti la videocassetta di Guerre Stellari.
Quello fu l'inizio del periodo di "scimmia potente" per quanto riguarda Star Wars.
Durante le vacanze estive del 1993 la Vecchia Trilogia diventò la mia Bibbia, mi guardavo i tre film praticamente in loop, dal televisore del mio salotto provenivano costantemente rumori di blaster e spade laser, e credo che a un certo punto arrivai addirittura a conoscere tutti i dialoghi a memoria.
Non solo, la mia fase di fissa per Star Wars venne acuita da due cose. I primi rumor riguardo una Nuova Trilogia che avrebbe fatto da prequel a quella vecchia e l'uscita sul mercato pal di Super Star Wars per Super Nintendo.
Super Star Wars era un gioco d'azione contaminato da elementi platform, una piccola perla veramente eccezionale. Graficamente ottimo, faceva anche largo uso del Mode-7 nelle sequenza a bordo di veicoli.
Pensate che c'era anche la mitica battaglia nel canalone della Morte Nera.
E poi insomma, per me vestire i panni di Luke e Han intenti a combattere l'Impero aveva un sapore particolare.
Ancora vengo nei pantaloni a guardare e soprattutto ad ascoltare la sequenza introduttiva che passa in rassegna tutti i livelli, mentre in sottofondo si sente la fanfara finale di Episodio IV.
Ecco, questo gioco aveva una colonna sonora per l'epoca a dir poco spettacolare che sicuramente rendeva giustizia alle capacità del chip sonoro del Super Nintendo. Sentite anche che bello l'opening scroll. Brividi.

Negli anni successivi uscirono per Super Nintendo capolavori in quantità sterminata.
Non per niente ancora oggi viene da molti ritenuta una delle migliori console di sempre.
Come dimenticarsi poi dell'epica console war tra SNES e Mega Drive. Una roba peggio di Inter e Milan. Naturalmente il Mega Drive era l'Inter.
Fa quasi tenerezza pensare a come siano cambiati i videogiochi nel giro di quindici anni.
Nell'epoca dei 16 bit il mondo dei videogheims era tutto colore, genialità, divertimento allo stato puro.
I generi più in voga tra le grandi masse erano i platform e i picchiaduro. I primi oggi sono quasi totalmente scomparsi (dio benedica Mario Galaxy e Little Big Planet), mentre i secondi sono ormai un genere di nicchia che interessa solo ai videogiocatori più hardcore-talebani.
Gli FPS, genere del momento, ai tempi stavano nascendo su PC con Wolfenstein e Doom. Ne sarebbe passata di acqua sotto i ponti prima che iniziassero a imporsi a cazzo duro anche su console. Goldeneye ed Halo erano ancora lontani.
Ovviamente in mezzo a tanta gloria fecero capolino anche diverse ciofeche. Alcune erano pure ritenute dei capolavori e vendevano anche vagonate di copie.
Per dire, facciamo i cagacazzo e citiamo un gioco che è passato alla storia ma che secondo me, col senno di poi, era una cagata mostruosa: Mortal kombat.

Mortal Kombat avrebbe dovuto prendere vagonate di legnate dal suo rivale Street Fighter, checchè ne dica Andre.
Il confronto tra questi due picchia-picchia semplicemente non aveva senso. Mortal Kombat era un tocco di legno, i suoi personaggi digitalizzati già nel 96 non avevano più nulla da dire, i fondali erano una merda e, ciliegina sulla torta, aveva uno stile semplicemente orrido e privo di qualsiasi eleganza. Era un'americanata inguardabile.
Street Fighter invece aveva classe, aveva una giocabilità della vergine maria. Era tutta un'altra cosa. Come cazzo faceva a piacerci Mortal Kombat quando c'era roba come Street Fighter 2 Turbo?
Boh... Mistero, bisognerebbe fare una puntata di Voyager a riguardo.
Poi va bè, come dimenticarsi di quella tavanata epocale di Rise of the Robots? Vi lascio un video. Sì, sono cattivo, lo so.

Ma citiamo anche le cose belle. I Donkey Kong Country di Rare ad esempio, sicuramente dal gameplay più grezzo rispetto ai Mario, ma ugualmente magnifici.
Oppure quella figata di Super Mario All Stars. Tutti i remake dei Mario per NES raccolti in un'unica cartuccia, al prezzo di un gioco normale. Tutta la Nintendo di oggi, eh!
E Star Fox? Era fantascienza all'epoca, pura fantascienza, anche se il suo remake per Nintendo 64 sarebbe stato ancora meglio.E poi il pastellosissimo Yoshi's Island.

Sfortunatamente mi lasciai sfuggire anche parecchi giochi.
Dei famosi RPG per SNES come Final Fantasy VI, Chrono Trigger e così via non ne giocai nemmeno uno.
In primis perchè erano tutti in inglese e immaginerete che all'epoca la mia conoscenza della lingua anglofona non fosse esattamente a livelli accettabili.
In secondo luogo perchè si trattava di videogiochi dalle meccaniche un po' troppo complesse per un bambino della mia età. Per me all'epoca i videogiochi erano fatti di "salta, spara, distruggi", di certo non prevedevano menu, lunghi dialoghi scritti o enigmi troppo complessi.
Sì, insomma, ero un casualotto all'epoca dei 16 BIT, ammettiamolo! Cappello con le orecchie d'asino e via, filare dietro la lavagna!
Un po' per lo stesso motivo non cagai di striscio due pietre miliari come Super Metroid e Zelda: a Link to the Past.

Ad ogni modo nulla di grave.
Negli anni successivi sono praticamente riuscito a giocarmi tutta la roba che, in età infantile, mi lasciai sfuggire.
Per dire: Link to the Past me lo sono giocato nel 2003 su GBA, Chrono Trigger me lo sono sparato con somma goduria pochi mesi fa su DS, Super Mario RPG me lo sono gustato poco più di un anno fa sulla Virtual Console e Super Metroid ce l'ho ma devo trovare il tempo di giocarlo.
Insomma, diciamo che su SNES, nel giro di una quindicina d'anni, ho praticamente giocato tutto quello che valeva la pena giocare.

Stiamo parlando di una console invecchiata benissimo che a distanza di anni riesce a dare ancora parecchie soddisfazioni.
Più passa il tempo, più il valore artistico di certi titoli per Super Nintendo appare limpido e cristallino.
Poi magari le mie sono solo gigantesche pippe mentali a due mani costruite sulla nostalgia dei tempi andati, ma in fin della fiera non ne sono mica tanto sicuro.
Chiedo venia per la logorrea, ma rasserenatevi: il prossimo post, dedicato alla prima PlayStation, sarà ancora più lungo probabilmente!

lunedì 19 ottobre 2009

Batman Begins

"Perchè i pipistrelli, signore?"
"Perchè mi fanno paura: che li temano anche i miei avversari"

Ieri sera ho rivisto con piacere Batman Begins. Era una vita che avevo voglia di riguardarlo, ma tra una storia e l'altra non c'è mai stata occasione di farlo fino a quando non si sono decisi a passarlo in tivù.
Beh, visto che ci siamo parliamone, cercando di essere sintetici...

Batman Begins di Cristopher Nolan è il reboot dell'uomo pipistrello dopo i due ottimi film di Burton e le altre due cagatelle girate da quell'altro stronzo.
Nolan racconta le origini del cavaliere oscuro con toni realistici, abbandonando completamente le atmosfere fumettose e tendenti al fantasy dei film precedenti.
E' il realismo la prima cosa che colpisce di Batman Begins. Realismo fino a un certo punto ovvio, visto che la storia è sempre quella di un tizio che si infila in un costume bizzarro e si mette a saccagnare di botte i malviventi, ma in genere la sensazione che si prova è quella di assistere a una storia quasi verosimile, lontana dalle esagerazioni tipiche dei fumetti.
Questa particolarità si riflette anche nell'estetica del film, a partire dai costumi fino ad arrivare al design della Batmobile.

A differenza di Dark Knight, dove lo strepitoso Joker di Ledger era praticamente sempre al centro della scena, qui a farla da padrone è sempre e solo il Bruce Wayne di Christian Bale.
Il Bruce di Batman Begins è un personaggio a tutto tondo ottimamente caratterizzato. Non è per nulla una macchietta e le sue motivazioni divengono pian piano chiare insieme agli ideali di giustizia in cui crede.
Il lungo prologo che racconta l'addestramento e la formazione del giovane Bruce funziona come si deve e non appare per nulla fuori dal contesto.
Lo spettatore ignaro riesce a comprendere appieno la filosofia dietro al personaggio di Batman e il terrore che incute, cosa che a mio avviso non accadeva nè nei film di Burton, nè in quelli di Schumacher.

Pollice insù per l'interpretazione di Bale dunque, ma vi è da dire che anche gli altri attori non sono da meno.
Il cast di Batman Begins è a dir poco impressionante e in generale la recitazione resta sempre su livelli altissimi.
Solo Katie Holmes appare insopportabile, per il resto direi che con nomi del calibro di Gary Oldman, Liam Neeson, Michael Caine e Morgan Freeman non ci si può lamentare. Anzi, diciamocelo, solo un pazzo si lamenterebbe.

Batman Begins è una pellicola importante perchè ha dimostrato che i film tratti dai comics possono essere qualcosa di più profondo e interessante di semplici action movie casinari con dei tizi che si pestano.
E se pensiamo che il sequel è ancora meglio...

domenica 18 ottobre 2009

UP

Adoro i geni della Pixar.
Apprezzo la loro incredibile capacità di creare delle favole moderne e il modo in cui riescono a plasmare delle storie con più chiavi d'interpretazione, godibili in maniera diversa a seconda che davanti allo schermo ci sia un bambino o un adulto.
Adoro anche il fatto che riescano a rendere "calda" l'animazione in computer grafica, una tecnica che viene considerata da troppa gente un modo di fare cinema freddo e privo di personalità. Che poi, vedendo robaccia come Shrek, ti viene il dubbio che sia davvero così e in effetti ti rendi conto di come i capolavori Pixar rappresentino quasi un'eccezione.

Già l'anno scorso Wall-E mi era piaciuto moltissimo.
Se nella sua seconda parte la storia del robottino sbrodolava un po', la prima ora di film era qualcosa di eccezionale e commovente. Senza ricorrere all'uso di dialoghi, i geni della Pixar erano riusciti a umanizzare due robot con una naturalezza e una bravura disarmanti.
UP invece, a differenza della pellicola precedente, si mantiene sempre sugli stessi altissimi livelli per tutta la sua durata.
Una nota di plauso deve comunque essere fatta ai primi dieci-quindici minuti di film, che sono probabilmente la cosa più bella che io abbia visto al cinema negli ultimi ventiquattro anni e quattro mesi.
Questo prologo introduttivo racconta la vita del protagonista Carl Frederickson tramite poche immagini significative, commoventi, in certi casi struggenti.
E' una vita condensata in pochi minuti: i sogni, l'amore, le speranze, il dolore, la morte di una persona cara, la vecchiaia...

I temi della morte e della vecchiaia andranno poi a formare lo scheletro su cui è costruita tutta la vicenda del film. La delicatezza con cui Pixar è riuscita a trattare queste due tematiche troppo spesso evitate dai film di animazione (o trattate malamente in molti film in generale) lascia semplicemente commossi.

UP è probabilmente la più bella opera di Pixar, che continua a superarsi senza sosta, tirando fuori ogni anno un film migliore del precedente.
UP è un film sensibile e intelligente, veramente impossibile non amarlo e non apprezzarne tutti i significati e le metafore.
Volendo fare qualche considerazione prettamente tecnica diciamo anche che è di gran lunga il miglior film in 3D visto finora. Parlando anche artisticamente, ovvio.
Ora aspettiamo Toy Story 3.

Piccola nota a margine: prima di UP ho visto i trailer in 3D di Avatar e di Alice di Tim Burton. Attesa spasmodica per entrambi.

giovedì 15 ottobre 2009

Anciarted du': in mézz ai làdar [reprise]

Okkei, ci ho giocato ancora un po'.
Che dire...
Amo questo gioco.
Visceralmente.
Con tutto me stesso.
E' una roba troppo spettacolare e casinara nel profondo per non innamorarsene.
E' tutto un " wow cazzo che figata spaziale", è una caciara bellissima da vedere, non c'è niente da fare.
Un videogheim liberatorio che ti ricorda perchè vale la pena di perder tempo coi giochini anche alla tua veneranda età.
E comunque non è il gioco perfetto, ovvio.
Gli mancano alcune cose per raggiungere la perfezione.
Per esempio in un gioco perfetto la ragazza che fa da spalla a Drake sarebbe una bella rossa come dico io e non 'sta tizia dagli occhi spiritati che imho vuol fare un po' il verso a Megan Fox.
Carina, per carità, tra l'altro nel doppiaggio italiano ha una voce così bella e sensuale che levati.
Ma in un gioco perfetto ci sarebbe stata una bella rossa.
Perchè le rosse rullano sopra ogni cosa, sappiatelo.
Son dettagli comunque...
Gran gioco. Veramente un gran gioco.

Il titolo del post è in dialetto comasco, non è aramaico, andate tranquilli che non sono stato posseduto da un demone interista che si diverte a scriver cagate sul blog.
Ma perchè poi l'han chiamato "Il Covo dei Ladri"?
Il titolo originale è "Among Thieves", sarebbe letteralmente "In mezzo ai ladri", no?
Bah...

Uncharted 2: il covo degli Interisti

Uhm, l'ho scritto giusto il titolo?
Sì, dovrebbe essere tutto a posto XD

Molto bene, iniziamo.
Ieri sera ho cominciato "Uncharted 2: il covo dei ladri", vale a dire una delle esclusive PS3 più croccanti di tutti i tempi.
Il primo Uncharted era già un gran bel gioco a mio avviso, ma soprattutto è ancora oggi uno dei cinque motivi per cui sono felice di possedere una pleistescion tre.
Gli altri quattro ovviamente sono Little Big Planet, Metal Gear Solid 4, Flower e Wipeout HD.
Ma soprattutto bisogna dire che il buon vecchio Uncharted fu forse il primo titolo a far capire le potenzialità della console Sony, dopo un anno di scialbi porting da 360 ed esclusive un po' mosce.

Uncharted 2 fa esattamente quello che dovrebbe fare un sequel di un gioco già ottimo.
E' più grosso, più cattivo, più cazzuto, più tutto.
Diverse volte su questo blog mi sono lasciato andare a lodi sperticate sull'aspetto grafico di questo o quel gioco. Titoli Wii esclusi, ovvio...
Ebbene, dimenticatevi tutto perchè al momento Uncharted 2 è (secondo la mia personalissima, contestabilissima e milanistissima opinione) il nuovo metro di paragone di questa generazione di console.
Un dettaglio allucinante, texture della madonna in ogni dove, paesaggi da sturbo, piccoli tocchi di classe da cazzo duro.
Ieri sera sono stato con la mascella a terra per tutto il tempo e vi assicuro che non sto scherzando per nulla.
L'incipit sul treno è qualcosa di visivamente spettacolare, ma anche quello che viene dopo non è da meno.
I Naughty Dog hanno veramente capito come tirar fuori il meglio dalla console a forma di bara visto che Uncharted 2 è davvero un inno alla gioia da questo punto di vista.

Dal punto di vista del gameplay non posso dire molto al momento, essendo appena all'inizio.
Ciò che c'era di buono nel primo è stato comunque amplificato, vale a dire che le sessioni sparacchine alla Resident Evil 4 sono ora ancora più serrate.
Che poi in questo sequel è presente anche una componente stealth abbastanza marcata, ma volendo si può anche far saltare in aria tutto (almeno per quel che ho visto finora).
Mi sono piaciute anche le scazzottate a mani nude, molto più "fisiche" rispetto al prequel, ma forse è una sensazione dovuta al passaggio dal Sixaxis al vibrante Dual Shock 3.
Le fasi platform mi paiono abbastanza simili a quelle vecchie. Non eccelse quindi, ma si lasciano giocare.
In generale infatti Uncharted 2 si gioca che è un piacere grazie a un sistema di controllo che ti mette a tuo agio ma che riesce a mantenere il livello di sfida abbastanza alto quando c'è da metter mano alla pistola.
E i livelli sono sempre estremamente belli e piacevoli da esplorare, oltre ad essere molto vari.
In un paio d'ore c'è stato un avvicendarsi di ambientazioni che mi ha veramente sorpreso e il gioco è ancora bello lungo quindi mi aspetto ulteriori sorprese!

Avere una PS3 e non giocare Uncharted 2 è una cosa semplicemente da pazzi. O da interisti.
E' un'avventura videoludica "alla Indiana Jones" come se ne vedono troppo poche di questi tempi.
Ok, è puro more of the same, è un titolo che magari non si prende troppo sul serio, probabilmente è anche un coacervo di idee già viste altrove che in questo titolo vengono semplicemente esaltate da una grafica mostruosa che titilla gli organi di piacere di qualsiasi graphic whore.
Ma è un gioco che comunque rulla e sa offrire un divertimento genuino, quindi alla fine godiamocelo, ignoriamo i detrattori e chissenefrega di tutto il resto.

domenica 11 ottobre 2009

Gran Turismo Portable

Ci sono voluti oltre cinque anni, ma alla fine Gran Turismo è riuscito ad arrivare anche su PSP.
Fa un po' sorridere, in effetti, pensare che quando questo gioco fu annunciato ero ancora alle prese con l'esame di maturità.
Ad ogni modo eccolo qua, The Real Driving Simulator è sbarcato sul portatile Sony.
Graficamente il gioco convince con le sue 800 auto fedelmente riprodotte, anche se a parer mio non è per nulla la roba più impressionante che si sia vista su PSP.
Il numero di tracciati disponibili è immenso. Praticamente ci sono tutte le piste viste negli episodi per PS2 e credo anche qualcosina in più. Anche qui c'è il terrificante Nurburgring, non si scampa.
Insomma tutto bello, ci sta dentro.

Appurato il valore del gioco dal punto di vista grafico e del gameplay, restava solo da capire come la struttura tipica di un Gran Turismo potesse adattarsi senza problemi a una console portatile.
I ragazzi di Polyphony Digital hanno risolto la questione in modo drastico eliminando del tutto la modalità Carriera.
Niente più eventi o serie di gare da affrontare in successione.
Niente più modifiche alle auto, se non in casi particolari.
Le piste sono tutte disponibili sin dall'inizio e sta a noi scegliere quale gara correre, con quale livello di difficoltà e con quanti giri. A fine gara ci verrà data come al solito una ricompensa pecuniaria che andrà ad ingrassare il nostro conto in banca virtuale.
Oltre alle gare canoniche c'è la variante delle prove drift e delle prove a tempo (che però non ho ancora provato, quindi evito di parlarne).
In più, per chi vuole, ci sono le Sfide, piccole prove di vario genere che prendono il posto delle dannatissime Patenti.
Le auto si compreranno sempre nei concessionari, ma stavolta c'è una piccola variante. Saranno aperti solo quattro concessionari al giorno, quindi se vogliamo comprarci una BMW dovremo aspettare che il relativo rivenditore sia disponibile.

Da questo si evince che Gran Turismo Portable è un episodio della serie snellito e ottimizzato per funzionare al meglio su una console portatile come PSP.
Molta gente si è lamentata della mancanza di una modalità carriera vera e propria, ma francamente di un difetto del genere non me ne frega molto.
Gran Turismo Portable lo voglio usare per farmi qualche gara ogni tanto e non per farmi Endurance preconfezionate di cento giri sul circuito di Laguna Seca.
L'unica cosa che mi infastidisce è quella dei quattro concessionari.
A 'sto punto, se proprio volevano fare un gioco pensato per rendere al massimo su PSP, tanto valeva mettere a disposizione tutte le ottocento auto fin da subito, no?

venerdì 9 ottobre 2009

FIFA 10: impressioni

Sto giocando da circa una settimana la versione per girobotolo.
La Liga Spagnola procede benone, il mio Barça è primo in classifica e la mia fama di allenatore è sulla bocca di tutti!
Sono più famoso e carismatico di Mourinho insomma.

FIFA 10 conferma le indiscutibili qualità che il calcio EA Sports (tsinnegheim!) ha dimostrato di possedere negli ultimi anni.
Non è che questo gioco proponga chissà quali stravolgimenti rispetto al già ottimo FIFA 09.
In generale la cosa più importante è il movimento dei giocatori a 360°. Se nelle precedenti edizioni di FIFA a volte c'era come il presentimento di controllare una mandria di bradipi con l'artrite, stavolta (grazie appunto a questa novità) non è così.
I giocatori sono finalmente reattivi, rispondono perfettamente, si muovono in maniera fluida e realistica, corrono di qua, di là e in generale è raro che vi ritroverete a urlare "Muoviti, cazzo!".
Il gioco per il resto è sempre ottimo.
Sei milioni di squadre diverse, licenze ufficiali in ogni dove, graficamente buono e con delle ottime animazioni che non sono lì tanto per bellezza ma incidono anche su quello che avviene sul campo.
Insomma, gran roba.

Il calcio EA si porta dietro ancora qualche difetto cronico. In primis, forse il più fastidioso, quello della fisica della palla. Ho notato un leggero miglioramento rispetto allo 09, ma anche qui si sente ancora l'effetto Super Tele.
Poi va bè, l'aspetto di alcuni giocatori è un po' imbarazzante. Se graficamente non si può dire nulla, come al solito ci si può lamentare del fatto che molti giocatori famosi tipo Rooney siano realizzati con una cura certosina, mentre altri più sfigati ci azzecchino decisamente poco con le loro controparti reali.
In compenso la telecronaca dell'accoppiata Caressa & Bergomi mi pare leggermente migliorata rispetto all'anno scorso, anche se qualche sparata tipo "scuola di calcio, scuola di vita" rimane vagamente imbarazzante.

Il gioco in ogni caso spacca e sono convinto che anche quest'anno FIFA sarà PER ME sinonimo di calcio videoludico, a meno che PES 2010 non se ne esca fuori con qualche twist spettacolare e inaspettato.
Ah, ultima cosa: basta con 'sto cazzo di Ronaldinho in copertina! E' da FIFA 06 che lo sopportiamo, rendetevi conto!

giovedì 8 ottobre 2009

Epic Mickey


E' da un bel po' che se ne parla, ma avevo in mente di fare un post a riguardo già da quando vidi i primi artwork ad Agosto.
Epic Mickey è un progetto Disney dietro cui si cela la mente di Warren Spector (Deus Ex).
Del gioco si sa poco se non che è ufficialmente in via di sviluppo.
Come potete notare gli artwork finora mostrati sono belli in maniera devastante.
In Epic Mickey l'universo Disney viene riletto in chiave post-apocalittica e steampunk!
La direzione artistica di questo gioco è una delle cose più fighe che mi sia capitato di vedere negli ultimi tempi e personalmente il livello di attesa è a mille.
E un'altra cosa bella è che potrebbe trattarsi di un platform.
Unica nota negativa: parrebbe un'esclusiva Wii.
Vi lascio qualche altro artwork.

Non so cosa ne pensiate voi, ma probabilmente questa è la roba targata Disney più bella che vedo dai tempi del glorioso PK!

mercoledì 7 ottobre 2009

Inglourious Basterds

Tarantino mi sta sulle palle.
Lo apprezzo come regista, indubbiamente gli riconosco delle doti, ma è un personaggio che francamente trovo insopportabile.
Odio inoltre quell'alone di "mito" che, negli anni, è andato a crearsi attorno ai suoi film.
Film quasi sempre di qualità, per caritàdiddio, ma ho sempre trovato fastidioso quando si tende a idolatrare qualcosa o qualcuno solo perchè và di moda pensarla così.
Senza contare che non puoi dirmi che non capisco un cazzo di cinema solo perchè non sopporto un regista che comunque ritengo capace. Cioè, intendiamoci, è vero che di cinema non capisco un cazzo, ma non perchè Tarantino mi sta sulle palle!

Di Inglourious Basterds però avevo sentito pareri piuttosto discordanti e c'era già qualcuno che parlava di mezzo flop.
In cuor mio un po' ci avevo goduto. Non si sa mai che Tarantino torni allo status di essere umano dopo anni che viene considerato una sorta di semidio che ha donato il pulp all'umanità. Abbassa la cresta, stronzo.
Poi però il mio buon cuore ha prevalso e mi son detto che alla fine è sempre meglio un film bello di un film brutto.
Insomma, capirete che sono andato al cinema con una certa curiosità. E, incredibile ma vero, mi sono divertito.

Dovuta premessa.
Io Inglourious Basterds l'ho visto ovviamente in italiano ma penso proprio che, quando avrò tra le mani il DVD o il Blu-ray, me lo riguarderò sempre in inglese.
Inglorious Basterds DEVE essere visto in lingua originale.
Senza se, senza ma, senza perchè e senza per come.
Questo film potrebbe avere anche il doppiaggio in italiano migliore del mondo, ma è innegabile che le parti parlate in inglese andrebbero ascoltate in inglese.
Con il doppiaggio infatti sono secondo me andate perse un paio di chicche a dir poco notevoli.
E poi in questo film si parla un sacco in tedesco e in francese, di conseguenza lo stacco tra queste parti (lasciate ovviamente con il parlato originale) e le parti in italiano si sente.
Ma non solo, è che con il doppiaggio tutto il film perde proprio un po' di coerenza secondo me.

Ad ogni modo Inglourious Basterds l'ho trovato veramente un piccolo capolavoro.
Non fatemi l'errore di considerarlo un film storico perchè di storico ha poco o nulla.
Non è nemmeno un film di guerra canonico a dir la verità.
Inglorious Basterds è in tutto e per tutto un film di Tarantino nel senso buono del termine.
Dico nel senso buono perchè in questa pellicola non ci ho visto la solita spocchia che, a mio personalissimo giudizio, caratterizza le opere di Tarantino.
Inglourious Basterds è un film meno Tarantiniano del solito per certi aspetti.
I dialoghi ad esempio, pur essendo a dir poco magnifici, non sono mai ammorbanti (come in Grindhouse) o totalmente slegati dal contesto (come in Pulp Fiction). Sono anzi appassionanti e quasi sempre coerenti con quello che accade sullo schermo. A parte forse la cosa del Mexican Standoff, dubito che dei soldati della seconda guerra mondiale avessero la più pallida idea di cosa fosse.
Ad ogni modo, per farvi capire, non vedrete mai due nazisti mettersi a parlare per quarantacinque minuti del modo in cui si cucinano crauti e salsicce, come invece potreste aspettarvi da un film di Tarantino.
Menzione d'onore comunque per i discorsi dell'Ufficiale delle SS. Meravigliosi.

Certo, il tocco classico del regista di Kill Bill si vede sempre, intendiamoci.
Lo si vede nel modo di fare squisitamente stronzo dei Bastardi o nel fatto che non si perde mai occasione per buttare dentro la "citazioncina".
Ci sono le solite citazioni dei b-movie, le scrittone fuori luogo anni 70, ma anche citazioni di film dello stesso Tarantino.
Ma non è mai roba fastidiosa o che appare forzata.
Inglourious Basterds è un film estremamente ben girato, recitato ottimamente e visivamente appagante.
I fan di Tarantino ovviamente lo adoreranno, ma anche i pochi detrattori come me a mio avviso non potranno fare a meno di apprezzarlo.
Ovviamente non approciatevi ad esso come ci si approccia a un film storico canonico. Sarebbe da pazzi.
A mio giudizio direi che per ora è il film di Tarantino che mi è piaciuto di più dopo il capolavoro Pulp Fiction, anche se ammetto che tutti gli altri li ritengo belli ma sopravvalutati all'inverosimile, quindi sono prevenuto.
E lo ripeto: è da vedere a tutti i costi in lingua originale.