domenica 1 aprile 2012

Romanzo Criminale - La serie

Romanzo Criminale – La serie è probabilmente una delle cose migliori che siano mai state girate in Italia.
Se il film di Michele Placido, pur essendomi piaciuto, mi aveva lasciato abbastanza freddino, lo stesso non si può dire dei ventidue episodi che compongono la prima e la seconda stagione di quella che reputo una delle serie televisive più belle di sempre.
Essì, perché vedendo l’opera girata da Stefano Sollima mi sono sentito coinvolto, emozionato e commosso come mai mi era accaduto con altra roba vista sul piccolo schermo.

Romanzo Criminale – la serie è una figata per svariati motivi.
Prima di tutto perché è una serie italiana coi controcoglioni, fatto di per sé già abbastanza straordinario.
In Italia siamo abituati a fiction di basso livello, interpretate il più delle volte da attori cani, girate in maniera schifosa e con dialoghi tremendamente soporiferi. Insomma, siamo abituati a robaccia inguardabile.
Romanzo Criminale è invece un’opera di tutt’altra pasta, capace addirittura di far sfigurare in maniera plateale parecchie serie tv d’oltreoceano e di giocarsela ad armi pari con roba di qualità indiscutibile come Band of Brothers o Game of Thrones.

Sì, perché dietro a Romanzo Criminale c’è una bellissima regia e una sceneggiatura della madonna.
C’è una cura per i dettagli notevole, che traspare nel modo in cui viene rappresentata la Roma degli anni di piombo e nelle piccole cose come la scelta della colonna sonora.
Colonna sonora che, va detto, è una delle cose migliori del telefilm, visto che sa proporre un sacco di pezzi storici degli anni Settanta e Ottanta e, ciliegina sulla torta, è riuscita addirittura a farmi adorare un paio di canzoni di Vasco Rossi.
Cosa che, fino ad oggi, mi era capitata solo con La nostra vita.
Ma non è tutto.
Perché in Romanzo Criminale ci sono anche attori bravissimi, tutti assolutamente in parte, che interpretano personaggi meravigliosi (a livello di caratterizzazione si intende, visto che comunque si sta parlando di criminali a tutto tondo).
E fa quasi incazzare constatare che, in Italia, vedere degli attori giovani e con capacità recitative di un certo livello sia un fatto al di fuori dall’ordinario.
Fa incazzare che, nel nostro paese, produzioni come questa si contino sulle dita di una mano. Anzi, nemmeno quello, perché in effetti non mi viene in mente nulla di paragonabile a Romanzo Criminale.

Quel che ho scritto dovrebbe bastare a farvi capire che la visione di questa serie è abbastanza imprescindibile.
Tenete anche conto del fatto che personalmente non vado esattamente matto per il genere dell’ “epopea criminale”, di solito le robe che parlano di criminalità organizzata non mi attirano un granché.
Quindi insomma, il fatto che Romanzo Criminale mi abbia gasato a tal punto è un’ulteriore prova della sua qualità.
Del resto è impossibile non appassionarsi a una storia così ben raccontata.
L’ascesa e la caduta della “Banda” incolla letteralmente al divano. Tutti i personaggi sono ben delineati, in parte per merito degli attori e in parte, come detto, per un magistrale lavoro di caratterizzazione.
L’evoluzione che il Dandi attraversa nel corso delle due stagioni, per fare un esempio, è qualcosa di memorabile.
Ma non solo, perché se i tre capi della banda inizialmente sembrano svettare su tutti gli altri per carisma, in seguito anche i comprimari acquistano spessore e si rivelano ben più di personaggi secondari messi lì per far numero.

Si potrebbe forse criticare Romanzo Criminale dicendo che, in fondo, ha questa fastidiosa tendenza a rappresentare come degli “eroi romantici” quelli che nella realtà sono stati dei delinquenti o degli spietati assassini.
In un certo senso è proprio così, visto che di fatto la serie di Sollima non fa altro che presentare una versione romanzata della storia della banda della Magliana, organizzazione criminale che ha veramente operato a Roma tra la fine degli anni Settanta e il 1990.
I personaggi stessi sono chiaramente ispirati ai veri membri della banda, anche se i nomi e i soprannomi sono stati ovviamente cambiati.

In realtà, anche se una certa dose di epica non manca, l’anima di Romanzo Criminale è essenzialmente tragica e malinconica.
Se nella prima serie si assiste a una gloriosa cavalcata verso la conquista del potere e il dominio incontrastato su Roma, nella seconda le cose vanno completamente a ramengo.
Le alleanze si infrangono, arrivano le pugnalate alla schiena, ognuno pensa a sé stesso e la fiducia nei confronti dei compagni va completamente persa.
C’è chi finisce in disgrazia e chi accumula potere in modo del tutto meschino alle spalle degli altri.
La caduta è inesorabile e viene rappresentata in tutta la sua più brutale crudezza.
E, ovviamente, una vita all’insegna del crimine non può che avere un epilogo tragico in cui non si vince, la giustizia non trionfa e la verità non viene a galla.

Romanzo Criminale – la serie finisce lasciandoti addosso una sensazione strana, difficile da spiegare.
Un groppone allo stomaco, una malinconia che nessun’altra serie televisiva era riuscita a trasmettermi.
E alla fine, dopo aver spento la tv e aver riposto il cofanetto sulla mensola, sono rimasto con la consapevolezza di aver visto uno dei pochi capolavori della televisione italiana.
E me ne sono andato a dormire sapendo che non potrò dimenticarmi facilmente di quelli che stavano col Libanese.

Nessun commento: