lunedì 5 marzo 2012

Alan Wake's American Nightmare

Questo nuovo Alan Wake ha letteralmente spaccato il giudizio della critica.
Personalmente, dopo averlo giocato e completato, devo ammettere di trovarmi più dalla parte dei delusi che da quella dei soddisfatti.
American Nightmare mi è piaciuto, ma con qualche riserva. E’ un titolo che tenta di percorrere nuove strade ma che, nel farlo, spesso incespica e capitombola rovinosamente su se stesso.

E’ bene comunque tenere a mente che questo American Nightmare rimane prima di tutto uno spin-off scaricabile della saga principale e che quindi può anche permettersi di toppare in alcune cose.
Soprattutto se questi intoppi serviranno a fare in modo che un ipotetico Alan Wake 2 non commetta gli stessi errori.

Iniziamo a parlarne vedendo cosa differenzia questo spin-off dal suo predecessore.
La prima cosa che salta all’occhio è il cambio di atmosfera e di ambientazione.
Se il primo Alan Wake era sostanzialmente una versione videoludica di un libro di Stephen King, questo American Nightmare sembra più che altro cercare di fare il verso ai film pulp di Tarantino o di Robert Rodriguez.
Purtroppo non ci riesce del tutto.
L’ambientazione c’è (il gioco si svolge a Night Springs, cittadina immaginaria dell’Arizona), il problema è che manca del tutto lo stile un po’ sboccato, violento e cazzone che caratterizza tutta la cinematografia tarantiniana.
L’obiettivo di stravolgere con successo l’atmosfera di Alan Wake è stato quindi raggiunto solo a metà.
Gli sforzi di Remedy si concretizzano infatti nelle ambientazioni squisitamente pulp (ci sono il drive in, il deserto, la stazione di servizio) ma, a giudizio di chi scrive, non centrano assolutamente il bersaglio per quel che riguarda il modo in cui la storia viene raccontata.

Altro cambiamento è l’abbondono della struttura a episodi, che era forse uno degli aspetti più interessanti e riusciti del primo Alan Wake, tanto è vero che poi è stata una cosa scopiazzata un po’ da chiunque (solo recentemente lo hanno fatto Asura’s Wrath e Resident Evil Revelations, per dire).
American Nightmare si lascia alle spalle anche la linearità del suo predecessore, diventando una sorta di free roaming.
Le ambientazioni proposte, pur non essendo vastissime, sono esplorabili a piacimento, ma gli obiettivi sono sempre ben chiari e segnalati, per cui è sostanzialmente impossibile perdersi o trovarsi a girare a vuoto.

Altro fatto di un certo interesse è che American Nightmare possiede una struttura ciclica alla Groundhog Day (o, se vogliamo rimanere in ambito videoludico, alla Majora’s Mask).
Per motivi narrativi che ovviamente non vi anticipo, Alan si ritroverà a rivivere gli eventi di una stessa notte e si vedrà dunque costretto a rivisitare più volte le stesse location.
Questa particolarità, che sulla carta potrebbe essere interessantissima, si rivela in realtà dannosissima a livello di gameplay, in quanto finisce inevitabilmente per amplificare il backtracking (già presente a causa della struttura free roaming) oltre il livello di guardia.

Insomma, è vero che il primo Alan Wake era per certi versi fin troppo lineare e presentava un gameplay piuttosto monotono, ma il modo in cui American Nightmare cerca di rivoluzionarne la struttura non funziona un granchè bene.
Se poi oltre a ciò teniamo conto del fatto che questo spin-off perde parecchio anche per quanto riguarda l’atmosfera (che in Alan Wake era qualcosa di oggettivamente spettacolare), ci rendiamo conto che il quadro finale non è dei più rosei.

Non è comunque tutto da buttare.
Visto nell’ottica di “giochino scaricabile” questo Alan Wake è comunque un titolo ben più che valido.
E’ vero infatti che il backtracking è piuttosto invasivo, ma è anche vero che l’avventura dura tre ore scarse e che le location non sono abnormi, quindi non si fa in tempo a iniziare a rompersi realmente le palle.
Stesso discorso per il gameplay, che in tre ore non riesce a risultare monotono. Anzi, tenta persino di buttare dentro pure qualche novità, introducendo nuove armi e nuovi nemici. Peccato solo che il tutto sia compromesso da un livello di difficoltà della campagna veramente troppo basso e che la sfida sia confinata unicamente alla modalità arcade.
La storia poi è valida e contribuisce a rendere questo titolo imprescindibile per chi ha amato l’episodio originale.
E poi c’è la colonna sonora, che è sempre a dir poco fantastica.

Insomma, se si è fan di Alan Wake, American Nightmare è un gioco tutto sommato consigliato.
Solo bisogna tenere conto del fatto che si tratta di un esperimento non del tutto riuscito, assolutamente non in grado di giocarsela con il primo capitolo o con i suoi splendidi DLC (che, ricordiamolo, sono anche meglio del gioco stesso).
In ogni caso aspettiamo pazientemente, sono convinto che con il vero Alan Wake 2 Remedy saprà tirar fuori un giocone.

Postilla:
Il primo Alan Wake l’avevo giocato all’epoca della sua uscita e, come magari ricorderete, mi aveva convinto tantissimo per quanto riguarda atmosfera e aspetto narrativo, ma mi aveva un pelo annoiato per quanto concerne il gameplay.
C’è da dire che Alan Wake è un gioco di cui oggi, a freddo, ricordo quasi solamente i pregi, tanto è vero che rileggendo la recensione che avevo scritto nel Maggio 2010 mi sono abbastanza stupito di quanto fossi stato severo. Quindi insomma, probabile che se lo rigiocassi adesso mi piacerebbe molto più di quanto fece ai tempi.
E in effetti un po’ di voglia di rigiocarlo ce l’ho, motivo per cui credo che a breve mi sparerò la versione PC uscita recentemente su Steam che, da quanto ho sentito in giro, rulla tantissimo.

Nessun commento: