mercoledì 27 giugno 2012

La vitaccia brutta del retrogamer

Inutile negare l'evidenza: sono un giocatore a cui piace stare al passo coi tempi.
Un gioco con una buona realizzazione tecnica tende inevitabilmente a esaltarmi e adoro vedere meccaniche ludiche fresche e innovative, che magari fino a qualche anno fa erano considerate irrealizzabili o addirittura impensabili.
Il videogioco è per me un medium in continua evoluzione.

Nonostante ciò, quando capita l'occasione, amo abbandonarmi alla nostalgia.
Spesso mi piace fare una partitella a quel gioco che non tocco più da una decina d'anni, altre volte vado oltre la semplice sessioncina da un'ora e mi capita di iniziare, giocare e completare titoli vecchissimi.
Nutro un amore viscerale per i platform, per i picchiaduro e per tutti quei generi tanto in voga ai tempi di SNES e Mega Drive.
Vedere i pixelloni mi mette di buon umore, per stamparmi un sorriso in faccia non c'è niente di meglio della colonna sonora di qualche gioco d'annata (ultimamente sto in fissa per quella di Streets of Rage 2) e quando esce qualche riedizione o qualche collection sul Live Arcade preparo i Microsoft Points con una settimana d'anticipo. Sempre. Anche quando si tratta di vaccate.
Il cosiddetto "retrogaming", dunque, esercita su di me un certo fascino.
Tuttavia, parlando di Monster World IV con un mio amico, mi sono ritrovato a fare un paio di considerazioni su quello a cui va incontro il videogiocatore che, oggi, prova a riscoprire le vecchie glorie del passato.
Considerazioni che, manco a dirlo, ho voluto condensare in questo post.

Il retrogaming, in sostanza, comporta dei rischi.
Giocare (o RIgiocare) un titolo uscito "x" anni fa può essere infatti fonte di orgasmo ma, nei casi peggiori, può anche rivelarsi un'esperienza traumatica che non consiglierei neanche a un interista.
Certi giochi è meglio conservarli nei propri ricordi piuttosto che rimetterli su per una partitella veloce.
Molto spesso, infatti, riesumando un titolo che ricordiamo come graficamente splendido e divertentissimo, finiamo per riscoprire un giocaccio dalla grafica orribile, dal sistema di controllo tremendamente legnoso e divertente come un professore di filosofia che parla di Jung.
Il motivo è semplice: alcuni giochi invecchiano peggio di altri.
Il problema più grosso è tuttavia un altro: spesso e volentieri anche i titoloni invecchiati bene non sono facilmente approcciabili.
Perchè? Beh, perchè ci siamo rammolliti.
Super Ghouls 'n Ghosts per SNES: un gioco della madonna, che però ti piglia a calci in faccia dall'inizio alla fine.
Se ci arrivi alla fine, chiaro
C'è infatti il discorso del livello di difficoltà.
A causa del loro tasso di sfida elevato, tantissimi vecchi giochi validissimi risultano difficilmente apprezzabili da chi è abituato alla difficoltà e ai ritmi del gaming moderno.
Lo sappiamo tutti del resto: i titoli di questa generazione sono estremamente facili rispetto a quelli di un paio di generazioni fa, tanto è vero che mezza internet va in delirio quando esce una roba come Dark Souls.
Il livello di difficoltà normal di un gioco odierno equivale praticamente all'easy dei tempi che furono.
I blockbusteroni come Uncharted o come Call of Duty vanno affrontati almeno ad hard se vogliamo mettere alla prova la nostra abilità col pad.
Altro segnale di questa tendenza è il fatto che oggi vengano considerati "hardcore" anche titoli che, fino a qualche annetto fa, non sarebbero mai stati etichettati come tali.
Se incontrate qualcuno che si definisce un hardcore gamer perchè ha finito Modern Warfare 3 a Veterano, potete tranquillamente ridergli in faccia. Ditegli di smettere di menarsela e di ripassare quando avrà completato Ikaruga con un solo credito o quando riuscirà a piallare giapponesi a Street Fighter III.
E il bestemmiometro esplode!
Piantarsi in qualche gioco è ormai un evento più unico che raro: anche chi all'epoca era bravo ed è ancora oggi un videogiocatore capace, attualmente non è più abituato a certe cose, non sa più cosa significhi mettersi d'impegno per finire un gioco.
La conseguenza di tutto ciò è che molti capolavori dei tempi che furono, riaffrontati ai giorni nostri, risultano meno godibili a causa delle nostre abitudini differenti.
Personalmente ogni tanto apprezzo il gioco impegnativo, quindi sono un retrogamer di vedute abbastanza ampie, ma esiste un sacco di gente che o gioca esclusivamente per rilassarsi o cerca nei videogiochi qualcosa di diverso rispetto a un livello di sfida elevatissimo.
Quindi non so, non credo che consigliare a queste persone di provare a rispolverare Castlevania per NES sia una buona idea.
Ogni tanto ci pensano le riedizioni a mettere una pezza al problema della difficoltà.
Monster World IV, ad esempio, non è un titolo esattamente facile, tuttavia la presenza di un sistema di salvataggio apposito che consente di salvare la partita in qualunque punto del gioco lo rende tranquillamente completabile anche dal giocatore pippa.

Quello del tasso di sfida elevato è dunque un fattore da tenere in considerazione quando ci si addentra nei meandri del reparto geriatrico del videogaming.
Chiaramente non è che tutti i titoli del passato fossero difficilerrimi.
C'è un sacco di roba antica che ancora oggi sa rivelarsi accessibile e divertente: i titoli Nintendo, alcuni giochi SEGA, svariati picchiaduro.
La perfezione. O comunque qualcosa di molto simile.
Super Mario World, per fare un esempio, è un perfetto gioiello nonostante abbia più di vent'anni sul groppone. E' infatti un platform magnifico, bellissimo da vedere, pieno di segreti e con un level design sublime.
Non è invecchiato di una virgola ed è l'esempio perfetto di come una sessione di retrogaming possa essere ben più edificante di dieci ore passate su qualche titolo mediocre per PS3 o 360.
"Nein nein nein!!!" [cit.]
Ci sono poi i titoli seminali, quelli che di fatto hanno creato interi generi.
Generi che, negli anni a venire, sono stati sviluppati, ampliati ed esplorati fino al loro massimo potenziale da altri giochi.
Prendiamo ad esempio Wolfenstein 3D, il gioco che di fatto ha inventato gli FPS.
Ai tempi fu rivoluzionario e innovativo, ma oggi può ancora divertire un giocatore che si è sparato Doom, Duke Nukem 3DQuake, Half-LifeCrysis? Esiste qualcuno capace di rigiocarlo per motivi che vadano oltre la botta di nostalgia o la curiosità?
Non dico che Wolf 3D sia diventato improvvisamente un gioco di merda dopo l'uscita di Doom, sarei un idiota se affermassi una vaccata simile. Semplicemente trovo abbastanza difficile che chi ha visto ciò che è venuto dopo possa ancora trovarlo un titolo capace di intrattenere e su cui valga la pena spendere del tempo.
Poi per carità, ognuno ha i suoi gusti.
A proposito di gusti: ci sarà pure qualcuno che rimpiange giochi come Primal Rage!
No, vabbè, come non detto, in effetti dubito che esista gente con gusti così orrendi.
Bisogna poi dire un'altra cosa.
Molto spesso io stesso tendo a ricordare quanto fossero fichi e fantameravigliosi i giochi di una volta.
Però occhio: quando faccio uscite simili è chiaro che mi riferisco ai titoloni storici, ai gioconi assolutamente indimenticabili da tramandare ai posteri.
Perchè è verissimo che ai tempi di SNES e Mega Drive i giochi belli erano VERAMENTE belli, ma non dobbiamo dimenticarci che, a far compagnia ai capolavori indiscussi, c'era anche tanta rumenta.
Quindi nostalgici sì, ma con un po' di sale in zucca e con un minimo di selettività.
Vogliamo parlare ad esempio di robaccia tipo Clayfighter? Vogliamo parlare di Primal Rage?
No, dai, magari anche no.
Perchè è giusto tessere le lodi ai prodotti meritevoli come Monster World IV, ma è altrettanto giusto ricordare che non è che all'epoca uscissero solo e soltanto capolavori.
Anzi, diciamolo chiaro e tondo: una volta la qualità media dei giochi era tendenzialmente più bassa rispetto ad oggi.
Negli ultimi anni i titoli veramente brutti e orridi si contano sulle dita di una mano, nei meravigliosi Nineties, invece, le porcate erano molto più frequenti.
Per quanto riguarda i titoli su licenza, ad esempio, oggi siamo messi indiscutibilmente meglio. Nel 1995 un gioco come Batman Arkham City ce lo sognavamo!
In compenso in quell'anno ci beccammo Street Fighter: The Movie, il tie-in ufficiale del film di Street Fighter con Van Damme.
Ancora oggi non si è capito che bisogno ci fosse di trarre un videogioco così brutto da un film che, paradossalmente, era ispirato a un videogioco bellissimo.
Boh.
Street Fighter: The Movie prese in prestito la grafica digitalizzata tipica della saga di Mortal Kombat.
Bisogna dire che, verso la metà degli anni Novanta, ci fu una vera e propria invasione di picchia-picchia che adottavano quel particolare stile grafico. Tra i tanti vorrei ricordare il demenziale Kasumi Ninja per Atari Jaguar.
Bene, è tutto.
Non ho idea di dove cavolo volessi andare a parare con questo post, consideratelo più che altro come un insieme di considerazioni senza alcun senso logico.
E ricordatevi: retrogaming bello, ma con l'accortezza di pescare la roba giusta dal mucchio.

La buona notizia è che i nomi dei capolavori da giocare a tutti i costi, bene o male, si conoscono, quindi è difficile incappare in delusioni cocenti.
Però si sa, la cosa più divertente dei videogiochi è scoprire e sperimentare novità, di conseguenza è anche spassoso, ogni tanto, uscire un po' dal seminato e gettarsi sulle robe un po' meno conosciute, concedendosi qualche scappatella verso il lato trash della storia del videoludo.
Quindi dai, su: chi è che si scarica Sonic Blast sul proprio 3DS e mi dice com'è?

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