sabato 25 febbraio 2012

Catherine

Ci si lamenta spesso del fatto che nel mercato videoludico attuale ci sia poco spazio per i giochi un po’ strani e per i titoli coraggiosi che tentano di proporre qualcosa di diverso.
E’ quindi sempre un piacere quando escono videogiochi singolari come Catherine!

Bizzarro incrocio tra un puzzle game, un simulatore di appuntamenti e un’avventura interattiva alla Heavy Rain, Catherine racconta la storia di Vincent, un trentaduenne pieno di paranoie che si trova in un punto cruciale della sua vita. La sua fidanzata Katherine crede infatti che sia giunto il momento di sposarsi, ma il nostro protagonista non è affatto convinto della cosa, dato che teme che il matrimonio possa mettere la parola fine alla sua libertà di scapolo.
Incredibilmente confuso riguardo al suo futuro, Vincent decide di passare una serata in compagnia dei suoi amici allo Stray Sheep, il locale dove va abitualmente a sbronzarsi.
Ed è proprio in questa circostanza che Vincent conosce Catherine, una giovane ventiduenne sexy e spensierata dalla quale è impossibile non essere attratti.
Il giorno dopo Vincent si sveglia nel suo letto senza alcun ricordo, con Catherine che dorme serenamente accanto a lui.
Comprende così di avere appena tradito Katherine e di essersi infilato in un casino con la "C" maiucola"!
La sua situazione sentimentale, già traballante, si complica ulteriormente e a peggiorare le cose ci pensano dei terrificanti incubi ricorrenti con cui Vincent deve fare i conti ogni notte.

Katherine, la ragazza di Vincent. Dietro all’aria da pornosegretaria innocente si nasconde un perfetto esempio di fidanzata rompicoglioni.

La premessa che sta alla base di Catherine è interessante e originale.
Prima di tutto perché presenta una storia matura e atipica per un videogioco. Quella di Vincent è una vicenda che affronta tematiche come tradimento, rapporti di coppia e paura di cambiare, una storia che, nel puro stile giapponese, riesce non solo ad essere adulta, ma persino piccante e maliziosetta senza mai scadere nella volgarità.
Catherine è un videogioco che tocca temi difficili senza banalizzarli, un’opera profonda che non ha nulla da invidiare ai migliori anime.
Il paragone con questi ultimi non è tirato in ballo a caso, visto che tutto il gioco è caratterizzato da un delizioso stile grafico in cel-shading che spesso lascia spazio a sequenze animate di incredibile fattura (curate dallo stesso studio che ha realizzato il bellissimo TekkonKinkreet).

Una dei sobrissimi artwork promozionali vede Catherine intenta a…

… mangiare una pizza.
Cosa credevate, zozzoni!

A chiudere il cerchio c’è persino una bella atmosfera da horror psicologico che fa capolino durante gli incubi di Vincent.
Ed è proprio durante questi sogni che trovano spazio le fasi puzzle che costituiscono l'ossatura portante del gameplay di Catherine.

Tali sezioni consistono nel dover scalare delle gigantesche costruzioni composte da cubi, evitando trappole e ostacoli che potrebbero farci cadere verso morte certa.
Dovremo spostare i blocchi che compongono queste torri affidandoci alla nostra materia grigia, cercando di costruirci una via di fuga verso l’alto prima che il tempo scada e tutto il livello crolli inesorabilmente sotto di noi.
La struttura di questi puzzle ricorda vagamente quella di Pullblox, con la differenza che i livelli di Catherine, invece di essere colorati e pastellosi come quelli del titolo Nintendo, riescono ad essere disturbanti e ansiogeni come poche altre cose.
In essi le paure di Vincent prendono spesso vita sotto l'aspetto di creature mostruose e grottesche che ci inseguiranno senza lasciarci un attimo di sosta, cercando di impedirci di arrivare all'uscita.

Uno degli incasinatissimi stage del gioco.

Queste fasi oniriche rappresentano una bella sfida anche per i giocatori piú scafati.
Una sfida così elevata che in effetti, se si vuole giocare a Catherine principalmente per godersi la sua storia, é consigliabile impostare fin da subito la modalitá facilissima. Cosa che, non mi vergogno ad ammettere, ho fatto anch'io dopo pochi livelli a easy.
Tra una torre da scalare e l’altra, Vincent si troverà poi in una sorta di limbo in cui potrà rilassarsi per un po’ e parlare con gli altri sognatori (tutti aventi le sembianze di pecora), incoraggiandoli a proseguire o scambiando consigli su come affrontare i puzzle più difficili.
Prima di ogni stage poi, una misteriosa entità ci porrà una domanda la cui risposta andrà a influenzare il nostro allineamento morale.

Completamente diverse sono invece le fasi di gioco che si svolgono nel mondo reale, all’interno dello Stray Sheep.
In esse Catherine abbandona la sua anima puzzle per divenire appunto più simile a un gioco di ruolo o a un simulatore di appuntamenti. Allo Stray Sheep potremo bere, chiacchierare con i nostri amici o le altre persone presenti al bar, giocare a un videogioco e mandare sms.
Qualsiasi cosa faremo o diremo avrà qualche effetto sulla trama, anche se a dirla tutta questo è l’unico frangente in cui ho trovato il gioco un po’ disonesto, visto che spesso ti viene fatto credere di avere più libertà decisionale di quella che in effetti hai.

Serata etilica.

In definitiva Catherine è un gioco particolare e strano, un’esperienza intrigante sia per chi ama le belle storie, sia per chi è alla ricerca di un puzzle game impegnativo.
Personalmente l’ho iniziato interessato maggiormente al lato narrativo che a quello ludico, ciononostante non ho potuto fare a meno di constatare la genialità delle sue fasi puzzle, che a livelli di difficoltà bassi risultano sì impegnative, ma nel complesso abbordabili da chiunque.
Discorso diverso se si gioca a normal o ad hard, immagino che in quel caso sia meglio prepararsi a tirare giù qualche imprecazione.
Catherine è dunque un titolo che andrebbe assolutamente giocato.
In parte per provare un gioco veramente diverso dal solito e in parte per godersi una storia interattiva degna dei migliori anime.

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