lunedì 23 gennaio 2017

Arrival

Ted Chiang è uno scrittore di fantascienza straordinario.
Ammetto di averlo scoperto solo di recente, leggendo la sua antologia Storie della tua vita e adorando ciascuno dei racconti che la compongono, rimanendo impressionato dalla capacità dell'autore di rielaborare miti biblici e di costruire storie geniali pasticciando con linguaggio, matematica e rapporti umani.

Chiang interpreta in chiave science fantasy la torre di Babele e la cosmologia geocentrica, immagina mondi in cui le apparizioni angeliche sono all'ordine del giorno e ipotizza quali sarebbero le reazioni della società se, ricorrendo ad un intervento medico, esistesse la possibilità di diventare insensibili alla bellezza di un viso.
Nel racconto che dà il nome al libro (Storia della tua vita, appunto), l'umanità entra in contatto con una misteriosa specie extraterrestre con cui deve cercare di instaurare un dialogo. Spetta alla linguista Louise Banks il difficile compito di comprendere e tradurre la lingua aliena. La mente della donna verrà influenzata a tal punto dal modo di comunicare e di pensare dei visitatori, che la sua percezione della realtà (e del tempo) cambierà radicalmente.

Arrival di Denis Villeneuve è l'adattamento cinematografico di quest'ultimo racconto.
Da parte mia c'erano aspettative piuttosto alte, sia a causa della qualità dell'opera d'origine, sia per via del curriculum dello stesso Villeneuve, regista canadese che ha messo la firma su due recenti film che ho adorato (Sicario e Prisoners) e che attualmente è al lavoro su Blade Runner 2049; alla luce di ciò, ero quindi piuttosto curioso di vederlo alle prese con il genere fantascientifico.

Fortunatamente Arrival non mi ha deluso, rivelandosi anzi uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni.
Una trasposizione magistrale che, grazie anche ad una sceneggiatura assolutamente rispettosa del materiale di partenza, traghetta sul grande schermo il racconto di Ted Chiang, apportando i giusti cambiamenti e lasciando intatto quel che su carta veniva veicolato dalla penna dell'autore.

Villeneuve conferma il suo talento, sfoggiando capacità registiche fuori dal comune e dimostrando un gusto sopraffino per inquadrature, costruzione delle scene e cura dell'immagine. Un plauso se lo merita anche la fotografia che, combinata con il design delle astronavi e l'aspetto vagamente alla Lovecraft delle creature aliene, contribuisce non poco alla quasi ipnotica maestosità visiva del film.
Arrival, a tratti, può sembrare un po' nolaniano per come si mostra, ma, nella sostanza, finisce per essere molto diverso da un Interstellar, pur condividendone diversi temi.
Il film di Villeneuve è molto meno arzigogolato e propone una storia che, per quanto intelligente, arriva al punto senza contorsionismi logici, riuscendo ad essere trascinante sin dalle prime battute.

Spalleggiata da Jeremy Renner e Forest Whitaker (che come al solito fanno il loro), la dottoressa Louise Banks è interpretata da una fantastica Amy Adams; grazie alle sue doti recitative, l'attrice riesce a conferire al personaggio un'umanità impressionante, che diventa sempre più intensa via via che la comprensione del linguaggio alieno muta la sua prospettiva sull'esistenza.

Dopo svariate eccellenti pellicole drammatiche, insomma, Villeneuve torna con un film impeccabile: Arrival, come solo la miglior fantascienza riesce a fare, ci affascina mostrandoci l'ignoto e ci commuove facendoci riflettere su chi siamo. 

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