mercoledì 7 dicembre 2016

Final Fantasy XV: The Chocobo Awakens

Ci ha messo un decennio, ma finalmente Final Fantasy XV è uscito. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Noi videogiocatori, tuttavia, sappiamo bene che spesso i titoli dallo sviluppo travagliato si rivelano al di sotto delle aspettative maturate nel corso degli anni.
Final Fantasy XV è passato tra le mani di mille persone diverse, ha cambiato pelle e forma più volte (da spin-off di Final Fantasy XIII ad episodio regolare della serie) ed è balzato da una generazione di console all'altra. Il rischio di un disastro di proporzioni epocali era molto alto.
Non è andata così.
Dopo circa venticinque ore di gioco, posso dire che questo nuovo capitolo della storica saga Square Enix è un ottimo titolo, con un sacco di frecce al suo arco. Non è un gioco perfetto, ma riesce nel difficile compito di infondere una bella dose di audacia ad una serie che, pur potendo contare su una schiera di fan tutt'altro che esigua, da troppo tempo si accontentava di stare in panchina.

Sottolineo che questa non è una recensione. Penso di non essere arrivato nemmeno a metà dell'avventura di Noctis, quindi il mio giudizio su Final Fantasy XV non può ancora essere definitivo.
Ci tenevo comunque a condividere le mie impressioni, visto che già ora ho parecchie osservazioni da fare.


- Iniziamo toccandola piano: Final Fantasy XV mi ricorda Metal Gear Solid V. No, non sto impazzendo. Semplicemente, come The Phantom Pain, anche il gioco di Tabata prende una serie storica e la attualizza, introducendo un sacco di novità mirate a svecchiare una formula venuta un po' a noia. Certo, l'ultima fatica di Sua santità Kojima aveva meccaniche più rifinite ed era senz'altro un titolo globalmente meno goffo, ma è anche vero che, molto probabilmente, un vero e proprio Metal Gear Solid VI non lo vedremo mai, a meno di non voler scomodare Death Stranding come "erede spirituale", cosa che francamente mi sembra un po' tirata per i capelli. Un sedicesimo Final Fantasy, invece, ci sarà quasi di sicuro ed è innegabile che le basi gettate da questo quindicesimo capitolo siano estremamente intriganti proprio in ottica futura.

- Vediamo dunque quali sono, queste basi. Final Fantasy XV punta sin da subito sull'open world, proponendo un mondo vastissimo e liberamente esplorabile (pur con qualche paletto messo per esigenze narrative e di progressione). La mappa offre un sacco di quest ed attività secondarie in cui perdersi. I vecchi Final Fantasy erano tendenzialmente giochi lineari che si aprivano nella fase finale, qui accade il contrario.
L'idea è buona, anche se, va detto, le varie missioni facoltative tendono un po' ad assomigliarsi tra loro e alla lunga rischiano di venire a noia.
Pure gli spostamenti non sono proprio snellissimi, sia che si decida di viaggiare in auto, sia che si preferisca galoppare in sella ad un Chocobo (scordatevi di andare a piedi, viste le distanze da percorrere).
In ogni caso, il mondo di Eos è a dir poco affascinante; mi è capitato più di una volta di dire "Ancora dieci minuti e stacco", per poi ritrovarmi all'una di notte impegnato a dare la caccia all'ennesimo mostro.


- Ecco, l'ambientazione di questo Final Fantasy XV è davvero splendida. C'è una certa pretesa di realismo che inizialmente potrebbe apparire bizzarra, ma in fin dei conti Final Fantasy VIII faceva un po' la stessa cosa. Perché è vero che qui si parla di quattro ragazzotti che intraprendono un'avventura on the road su un macchinone tamarro, ma è anche vero che il modo in cui questo gioco rilegge tutta la mitologia della serie è a dir poco affascinante. Le summon, giusto per fare un esempio, sono qualcosa di esagerato sia per impatto visivo che per il modo in cui vengono contestualizzate all'interno della storia.
Poi certo, ci sono anche lati negativi. Un mondo che si presenta coerente nel suo essere fantastico deve per forza rinunciare a location assurde come il Gold Saucer di Final Fantasy VII. Ma è una rinuncia su cui si può chiudere un occhio, considerando che i momenti in cui si rimane a bocca aperta non mancano.
I problemi più grossi riguardano forse il ritmo della narrazione, che risente moltissimo della natura sandbox del titolo, apparendo spesso claudicante (ennesima similitudine con Metal Gear Solid V). Però anche qui, la guerra tra l'Impero di Niflheim e il Regno di Lucis che fa da sfondo alla nostre avventure convince. L'unico guaio? Per capire fino in fondo il lore, è necessario guardarsi il lungometraggio Kingslaive (che comunque non è nemmeno così terribile).

- Se si discute del lato narrativo di Final Fantasy XV, è impossibile non parlare dei suoi quattro protagonisti.
Ora, su Noctis, Prompto, Ignis e Gladio si è detto di tutto ed è stata fatta ogni battuta che avesse a che fare con gli emo, con le boy band e con l'incapacità cronica dei gdr nipponici di proporre personaggi caratterizzati in modo maturo.
È inutile negare che i personaggi di questo Final Fantasy siano abbastanza stereotipati. Il punto, tuttavia, è che nell'economia del gioco funzionano. È divertente vedere questi quattro ragazzi che vanno in giro in macchina dicendo scemate e punzecchiandosi a vicenda. Se nei vecchi Final Fantasy erano i momenti epici a suscitare una forte empatia, qui è proprio l'atmosfera alla Stand by Me a tirare il giocatore per un braccio e a farlo affezionare a Noctis e alla sua cricca.
Non a caso anche molte delle caratteristiche di gioco sono, in un certo senso, influenzate dalle peculiarità dei nostri compagni. Prompto, ad esempio, è il buffone del gruppo e passa il tempo a scattare foto (spesso stupidissime) che possono essere condivise sui social network. Ignis è il perfettino saccente della combriccola, ma è anche un ottimo cuoco, quindi può cucinare pietanze che danno un boost temporaneo alle nostre statistiche.

- Dove Final Fantasy XV rivoluziona maggiormente la saga è nel gameplay. Il battle system è stato completamente stravolto rispetto al passato, essendo ora in tempo reale e senza stacchi con le sezioni di gioco esplorative. Il giocatore può controllare direttamente solo Noctis, con la gestione dei compagni limitata ad alcune tecniche attivabili da un apposito menu. È una scelta coraggiosa, che rende i combattimenti estremamente dinamici e frenetici, facendoli assomigliare ad una rivisitazione in salsa action di quelli di Final Fantasy XII. Inizialmente il tutto appare abbastanza confusionario, oltre che martoriato da una telecamera a dir poco scandalosa; dopo un po' di pratica, però, ci si prende la mano e le battaglie iniziano a diventare appaganti. C'è un'enorme libertà di approccio e ogni avversario, pur con le sue debolezze, può essere affrontato nel modo che più ci è congeniale, sfruttando le armi che preferiamo.
Una cosa con cui devo ancora imparare ad andare d'accordo è la gestione delle magie. Sulla carta sarebbe una figata: i vari attacchi magici sono ora delle "granate alchemiche" craftabili combinando elementi di fuoco, elettricità o ghiaccio con oggetti di vario tipo. Molto bello eh, peccato che il tutto sia piuttosto macchinoso. Mi spiace perché un Criora usato nel momento giusto fa un male assurdo e provoca un impatto visivamente spettacolare sull'area di gioco circostante.

- Un altro cambiamento importante riguarda il sistema di potenziamento dei personaggi.
I punti esperienza possono essere guadagnati sia sconfiggendo nemici che completando quest; ora però si accumulano fino a quando non decidiamo di accamparci o di pernottare in un albergo. Nel secondo caso, pagando qualche guil, possiamo usufruire di moltiplicatori che arrivano addirittura a raddoppiarli. Da ciò si può dedurre che salire di livello velocemente sia abbastanza semplice. Con l'avventura principale mi trovo ancora in alto mare, eppure sono già arrivato a livello 44 facendo semplicemente alcune delle quest secondarie. In sintesi: sono overpowered pur avendo sfruttato unicamente le possibilità che il gioco mi offre, senza essermi assolutamente ammazzato di farming forzato. Forse è anche per questo che sto trovando il livello di sfida piuttosto blando, ma aspetto di proseguire, prima di lamentarmi di eventuali problemi di bilanciamento.
Più simile a quanto visto in passato è invece il funzionamento dei punti abilità. Questi si possono ottenere sia in combattimento che nelle attività secondarie e vanno spesi in una sorta di tabella che ci consente di sbloccare tecniche e potenziamenti di vario tipo.

Come si può capire da queste mie osservazioni, Final Fantasy XV mi sta piacendo molto, pur con qualche riserva.
Al netto dei difetti, quasi tutti dipendenti da alcune ruggini tipiche di molti giochi giapponesi (perché non mi fate salvare nei dungeon?), lo sto trovando un titolo davvero coinvolgente. Forse dipende dal fatto che è arrivato in un momento in cui sono dell'umore adatto per approcciare un'esperienza videoludica di questo tipo, ma comunque è la prima volta che gioco un Final Fantasy uscito dopo il 2000 che non mi faccia venir voglia di piantar lì tutto e rimettere su uno degli episodi usciti su SNES o PlayStation (anche se le vecchie musiche di Uematsu ascoltabili dalla radio della Regalia sciolgono il cuore).
Anzi, come spiegavo prima, giocando a Final Fantasy XV viene proprio voglia di vedere quale sarà il futuro della saga, più che di tuffarsi nel passato abbandonandosi alla nostalgia. Perché è impossibile non vedere un enorme potenziale nel lavoro svolto da Square Enix. E francamente l'idea di un Final Fantasy XVI capace di giocarsela ad armi pari contro futuri colossi come Cyberpunk 2077 mi esalta non poco.
Staremo a vedere, intanto il mio giudizio è in sospeso. 
C'è chi si lamenta di una seconda parte del gioco che, essendo probabilmente un retaggio di quello che fu Final Fantasy Versus XIII, sarebbe molto più lineare e malriuscita rispetto a quella in cui mi trovo ora. Però insomma, non penso che ciò che mi aspetta possa vanificare totalmente quanto di buono ho visto finora.
Almeno spero.

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