sabato 10 settembre 2016

Independence Day - Rigenerazione

Sarò sincero: ad Independence Day ho sempre voluto bene. Era una scemata in cui il presidente degli Stati Uniti, dopo un discorso da pelle d'oca, saliva su un caccia e andava a buttar giù un disco volante in compagnia di un ubriacone dal cuore d'oro, ma era anche un film di fantascienza divertentissimo, che usciva al cinema nel momento giusto (il mondo era ancora in fissa per X-Files), mostrava almeno un paio di scene di grande impatto visivo e raccontava una storia corale carica di tensione.
Independence Day era stupido, ma nella sua stupidità funzionava egregiamente.

L'idea di realizzare un sequel ambientato vent'anni dopo quel fatidico 4 luglio 1996 poteva essere interessante. Personalmente adoro gli scenari storici alternativi, quindi la prospettiva di un mondo post-invasione aliena tutto tecnologia ibrida mi stuzzicava non poco. Il problema è che stiamo pur sempre parlando di un film di Emmerich, non di un romanzo di Philip K. Dick.
L'intenzione di tratteggiare questa ucronia in cui la storia del genere umano ha preso una piega radicalmente diversa da ciò che abbiamo visto negli ultimi due decenni c'è; peccato che il tutto sia funzionale ad un film che, sostanzialmente, rimane una boiata senza alcuna pretesa di serietà.
Tutto appare molto goffo. Di idee carine ce ne sono, ma poi ecco le auto a benzina in un mondo che padroneggia tecnologie avanzatissime come fusione fredda, antigravità, scudi ad energia e armi laser; oppure ecco una società globale in cui sono sempre e soltanto gli americani quelli che fanno cose, con un minimo d'aiuto da parte della Cina perché, insomma, i biglietti dei cinema li devono staccare anche a Pechino.

I problemi di questo nuovo Independence Day, in realtà, non sono nemmeno legati alle incongruenze tecniche e sociali dello scenario proposto, su cui alla fine si passa sopra facendosi una pera di sospensione dell'incredulità prima d'entrare in sala.
Il film del 1996, come detto, riusciva ad imbastire una storia ricca di tensione. Il disorientamento e la paura dei protagonisti che vedevano gigantesche navi spaziali posarsi sopra le principali metropoli del mondo erano palpabili. Dall'inizio vi era un crescendo drammatico senza sosta, che esplodeva nel momento in cui gli alieni attaccavano e continuava fino a quando il personaggio di Jeff Goldblum non si inventava il contrattacco del "virus da computer", un'apparente idiozia che però era anche una rilettura in chiave informatica de La guerra dei mondi di Wells, quindi tanti cuoricini. In Independence Day, in sostanza, si percepiva l'orrore delle città rase al suolo e il terrore di un annientamento inevitabile.
In Rigenerazione non si prova nulla di tutto ciò.
Il casino parte praticamente subito ma, pur vedendo sullo schermo una distruzione di proporzioni apocalittiche, non si è mai emotivamente coinvolti, nemmeno quando un'astronave madre grossa come un continente ingroppa letteralmente il nostro pianeta. C'è una totale mancanza di pathos.
Non esiste nulla di peggio di un film catastrofico in cui la catastrofe c'è, è enorme e si vede, ma è in completa dissonanza con il comportamento dei personaggi, che reagiscono quasi come se ciò che vedessero fosse normale routine. Personaggi che, a proposito, sono moscissimi. I nuovi volti hanno una caratterizzazione ridotta ai minimi termini che li rende del tutto incapaci di suscitare empatia. Già meglio i membri del vecchio cast, in particolare Jeff Goldblum e Brent Spiner che, da soli, riescono a dare un briciolo di dignità a tutta la baracca, ma anche qui, nulla per cui strapparsi le mutande.

In conclusione, Independence Day - Rigenerazione è una versione più spettacolare e meno emozionante del suo predecessore, con molte idee sulla carta affascinanti ma che, alla prova dei fatti, si rivelano sviluppate male. È un peccato, perché quando il film preme sull'acceleratore e ci delizia con sequenze fracassone e dogfight a colpi di "merdaccia verde" riesce ad offrire una bella dose di divertimento senza pretese. E in quei momenti lì è bello tornare un po' degli undicenni che non sanno neanche cosa sia una sceneggiatura.

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