venerdì 3 dicembre 2010

Assassin's Creed Brotherhood

Assassin's Creed II era stato a mio avviso un notevole passo avanti rispetto al primo episodio.
Le città italiane riprodotte nel gioco erano stupende e il gameplay introduceva interessanti novità che scongiuravano gran parte della ripetitività del prequel.
Certo, c'era qualche magagna: le prime ore dell'avventura erano un lunghissimo tutorial e in certi frangenti Assassin's Creed II peccava addirittura di "sovrabbondanza" di contenuti ludici (troppe cose da fare, alcune di esse totalmente inutili).
Ma alla fine non importava: girare per Firenze o Venezia era talmente bello e immersivo che non ci si faceva caso.
Anche la storia a mio avviso sapeva essere intrigante, pur con tutte le sue tamarrate degne di un Dan Brown che incontra Roland Emmerich.

Assassin's Creed Brotherhood, a detta di Ubisoft, non è il vero seguito di Assassin's Creed II, rappresenta più che altro uno spin-off (tra questo e New Vegas il 2010 è stato l'anno degli spin-off).
In teoria dunque, Brotherhood non è Assassin's Creed III.
Dico in teoria perchè stiamo comunque parlando di un gioco che continua in maniera diretta la vicenda del prequel e che non sembra un capitolo "filler", ma si rivela anzi un tassello fondamentale per l'epopea fantascientifica targata Ubisoft. Quindi beh, in un certo sarebbe da considerarsi un terzo episodio a tutti gli effetti.

Probabilmente Ubisoft non ha voluto chiamare questo gioco Assassin's Creed III proprio per giustificare le scarse novità introdotte rispetto al secondo capitolo.
Il periodo storico è il medesimo, il protagonista è sempre Ezio Auditore, graficamente non è cambiato molto e parecchie cose nuove sono chiaramente idee che non furono introdotte nel prequel per mancanza di tempo o per altri motivi.
Brotherhood è infatti molto più corto e decisamente meno vasto rispetto ad Assassin's Creed II.
Chiariamo, ci sono ancora moltissime cose da fare, ma l'impressione è di essere alle prese con un titolo più compatto e meno dispersivo.
Per fare un paragone, se il secondo episodio era San Andreas, questo è Vice City.
Qui infatti non vi sono più diverse città esplorabili, poichè tutto il gioco è ambientato in quella Roma che nel prequel riuscimmo a vedere solo di sfuggita nel finale.
Roma è stata realizzata splendidamente ed è probabilmente la città migliore che si sia vista in un Assassin's Creed.
Nel gioco potremo comunque fare delle scorrazzate anche al di fuori della capitale, ma si tratta solo di missioni secondarie che non ci daranno la possibilità di esplorare tutto come vogliamo.

Il grosso dell'avventura di Ezio Auditore si svolge dunque nella città eterna e tutto funziona grossomodo come in Assassin's Creed II, con alcune interessanti novità.
La parte gestionale, che nel secondo capitolo era relegata a Monteriggioni, è stata sviluppata ed ampliata a tutta la città di Roma.
E' inoltre possibile reclutare degli adepti assassini che potranno essere inviati in missioni secondarie (in modo simile a quanto avveniva in Metal Gear Solid: Peace Walker) o essere chiamati in aiuto del giocatore tramite la semplice pressione di un tasto.
In questo modo potranno affiancarci nei combattimenti o uccidere dei nemici durante le fasi stealth, mentre noi ce ne stiamo tranquillamente nascosti.
Altra novità figa è che ogni missione propone un obiettivo secondario che, se raggiunto, ci consentirà di portare il tasso di sincronia (vale a dire la percentuale di completamento) al 100%. Tali obiettivi potranno essere tra i più disparati (non farti sgamare, non uccidere nessuno ecc) e contribuiranno non poco a rendere più interessante un gameplay che alla lunga rischierebbe di venire a noia.

Per il resto sono presenti tutte le cose che avevano reso bello il secondo capitolo, insieme a un macello di missioni secondarie.
In particolare segnalo le Tane di Romolo, che hanno preso il posto delle Tombe degli Assassini, e le missioni di Leonardo, che mischiano ottime fasi stealth ad altre fasi più casinare in cui saremo chiamati a combattere a bordo di rudimentali veicoli bellici.
Vi sono poi le solite bandiere da raccogliere, le torri dei Borgia da distruggere e pure alcune sessioni di addestramento virtuale.
Sono tornati anche i cervellotici enigmi legati al Soggetto 16.
Tantissima carne al fuoco insomma, che sicuramente sarà apprezzata da chi ha amato il secondo episodio.

Altra grossa introduzione riguarda la modalità multiplayer, ma personalmente non l'ho ancora provata, anche perchè come idea mi attirava ben poco.
Tuttavia ne ho sentito parlare sorprendentemente bene, quindi magari le darò un'occasione nei prossimi giorni.

Brotherhood resta dunque un titolo che consiglio a coloro che hanno apprezzato la formula di gioco del prequel e non ne hanno ancora le palle piene di assassini, templari, animus e frutti dell'Eden.
Ritengo comunque che, nonostante venga considerato uno spin-off, sia un titolo indispensabile per chiunque voglia seguire la storia della saga senza perdersi passaggi importanti.
Ora però basta con le città italiane, esigo un terzo episodio ambientato a Parigi in piena rivoluzione francese!

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