venerdì 3 febbraio 2017

La battaglia di Hacksaw Ridge

A dieci anni da Apocalypto, Mel Gibson torna dietro la macchina da presa e sforna un film bellico memorabile, portando la Seconda Guerra Mondiale sul grande schermo con una potenza che non si vedeva dai tempi di Salvate il soldato Ryan.
La battaglia di Hacksaw Ridge racconta la vera storia di Desmond Doss, un soldato statunitense che si arruolò nell'esercito come volontario, rifiutandosi di imbracciare qualsiasi genere di arma per non tradire la propria fede religiosa.
Inizialmente osteggiato da superiori e compagni, Desmond finì davanti alla corte marziale, che gli concesse di partire per il fronte come obiettore di coscienza e soccorritore militare. Il giovane prese parte alla battaglia di Okinawa, in cui salvò la vita a settantacinque commilitoni feriti, diventando un eroe di guerra e guadagnandosi una medaglia.

Hacksaw Ridge non ci prova nemmeno ad evitare la retorica, rischiando di risultare irritante per via del suo continuo tirare in ballo il trittico fede, patria e onore. Questo, tuttavia, non gli impedisce di essere un film di guerra assolutamente incredibile, che mostra l'atrocità di una battaglia senza porsi alcun paletto, trasmettendo al contempo un bel messaggio di pacifismo.

Tutto il primo tempo del film è una lunga introduzione che serve a tratteggiare la figura di Desmond Doss e a spiegare quali furono le motivazioni che determinarono la sua scelta di non violenza. Andrew Garfield interpreta questo atipico soldato con la solita bravura su cui è ormai superfluo spendere parole, ma anche il resto del cast ricopre un ruolo importantissimo, dato che il rapporto tra Doss e i suoi famigliari/commilitoni/superiori è un po' il cardine attorno a cui si muove tutta la vicenda.
Hugo Weaving, il padre rimasto traumatizzato dalla Grande Guerra, è assolutamente convincente, mentre Teresa Palmer, la moglie Dorothy, è talmente adorabile che vorrei sposarla anch'io. Ma la mia nota di apprezzamento personale va soprattutto al sergente istruttore interpretato da Vince Vaughn, che dopo una vita di commedie è ormai lanciatissimo nei ruoli drammatici.

Se la prima parte del film è necessariamente piuttosto lenta e povera d'azione, il secondo tempo è qualcosa di dirompente. Nel momento in cui ci si sposta nel teatro bellico del Pacifico, Hacksaw Ridge inizia a fare sul serio. Mel Gibson mette in scena un inferno di morte, caos e corpi dilaniati, scioccando con una rappresentazione della guerra violenta, brutale e a tratti stomachevole nel suo crudissimo realismo. Non si tratta, però, di una violenza pornografica fine a se stessa come quella di The Passion of the Christ, ma di qualcosa che, nel contesto del film, era necessario mostrare. Tutta questa brutalità esibita in modo così calcato contribuisce a far sembrare ancora più incredibile la storia di questo ragazzo che ha partecipato ad una delle battaglie più cruente del ventesimo secolo senza toccare un'arma.

Il ritorno di Mel Gibson non poteva essere più convincente di così. Hacksaw Ridge è un film di un'intensità inaudita che, nel bene e nel male, porta impressa la firma del suo regista. Un regista retorico e ampolloso, è vero, ma che comunque, quando si mette in testa di raccontare una storia, la racconta in un modo che molti suoi colleghi si sognano.

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