venerdì 4 novembre 2016

Doctor Strange

In questi giorni mi è capitato spesso di sentir descrivere Doctor Strange come un film molto simile ad Iron Man, solo con la magia e il misticismo al posto della tecnologia. Ecco, secondo me questa descrizione, nella sua essenzialità, è assolutamente perfetta.

Doctor Strange è il tipico film sulle origini targato Marvel Studios: mantiene un buon equilibrio tra tono scanzonato e serio, presenta in maniera efficace un personaggio poco conosciuto da chi non legge comics, apre una nuova linea narrativa piena di potenziale in ottica "film corali" (ciao, Thor: Ragnarok, dimmi le parolacce) e mette in scena il solito villain di carta velina che non rischia di rubare la gloria al protagonista.
Protagonista per cui è stato scomodato un nome di un certo peso: Benedict Cumberbatch interpreta uno Stephen Strange a dir poco eccezionale e svolge abilmente il compito di rendere sul grande schermo l'intelligenza (ma anche la pedanteria) di questa new entry dell'universo cinematografico Marvel.

Ad onor del vero nemmeno per il resto del cast si è lesinato sugli attori di livello, anche se non tutti sono sfruttati in modo efficace come la star di Sherlock. Rachel McAdams fa il suo, pur non brillando esattamente di luce propria. Benino Chiwetel Ejiofor e bene anche Tilda Swinton. Mads Mikkelsen invece interpreta un antagonista che, come ho anticipato qualche riga fa, è da tradizione la quintessenza dell'inutilità. Per carità, non è un grosso problema, visto che appunto il film si focalizza sulla storia di Strange e lo spazio per delineare un villain degno è limitato, ma fa un po' specie vedere l'ennesimo attorone sprecato per un personaggio che ha ben poco da dire (il Tom Hiddleston del primo Thor è l'eccezione che conferma la regola).

La peculiarità grazie a cui questo film vince e convince, con un poderoso colpo di reni che lo lancia sul podio dei migliori cinecomic usciti negli ultimi anni, risiede nel suo comparto visivo.
Doctor Strange porta i blockbuster Marvel sul piano surreale, negli inesplorati territori delle soluzioni estetiche psichedeliche. I combattimenti in cui Strange si ritrova coinvolto sono bellissimi sia per come si mostrano che per il modo brillante in cui si svolgono. Tra viaggi onirici, proiezioni extracorporee, prospettive che si deformano come in un'opera di Escher e dimensioni che si accartocciano, c'è di che strabuzzare gli occhi. Notevolissima, in questo senso, la trovata che risolve la "scazzottata" finale, veramente una delle cose più stuzzicanti che mi sia capitato di vedere in un cinemarvellone.

Ricapitolando, Doctor Strange è un film in cui i difetti tipici di una storia sulle origini vengono ampiamente bilanciati dagli aspetti positivi. Benedict Cumberbatch, con il suo carisma, è un acquisto fenomenale per il pantheon supereroistico Marvel Studios e gli sbocchi narrativi garantiti da questa nuova storyline spianano la strada a tantissime possibilità.
Ma, lasciando da parte tutti i discorsi sul futuro di questo ormai gigantesco universo cinematografico, Doctor Strange è di suo un buon film, che riesce a far coesistere una storia divertente (ma non scema) con la spettacolarità. Come faceva il primo Iron Man, appunto.

Nessun commento: